di Paolo Pagliaro
(14 ottobre 2020) In tutti i Paesi il problema di garantire la circolazione delle persone e delle merci è al secondo posto nell’agenda delle urgenze, subito dopo quella sanitaria.
Non si tratta solo degli spostamenti nelle città e in generale del trasporto pubblico locale, dove l’Italia sconta – esattamente come nella sanità – una sovrapposizione di competenze tra i vari livelli di governo. Ma si tratta anche di tenere aperti i canali attraverso i quali circolano l’export, il turismo, gli affari.
L’Unione europea sta pensando di gestire la circolazione delle persone tra i diversi paesi introducendo un sistema “a semaforo” che classificherà gli stati e le singole regioni in verdi, rosse e arancioni. Le regioni verdi sono quelle con una bassa diffusione del coronavirus: ci si potrà muovere da una all’altra con le consuete cautele ma senza restrizioni. La condizione è che gli stati membri adottino criteri comuni nella definizione del colore di una regione. La proposta è che una zona possa essere classificata verde se per 14 giorni consecutivi su 100 mila abitanti i nuovi positivi sono stati meno di 25. Ma non c’è accordo perché c’è chi obietta che i positivi si trovano solo se si cercano.
Nell’attesa di raggiungere un compromesso, il compito di fornire delle cifre ufficiali se lo è assunto il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, un’agenzia dell’Unione. A ieri in Europa aveva registrato 6 milioni e 250 mila contagiati. I Paesi più colpiti sono nell’ordine Spagna, dove i casi sono 900 mila, Francia, Regno Unito, Italia e Germania. Per loro la sfida è arginare il contagio senza chiudere tutto.
(© 9Colonne - citare la fonte)