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Roberta De Monticelli e la filosofia della persona

Ritratti
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Roberta De Monticelli e la filosofia della persona

La filosofia, per quando sostantivo femminile, è sempre stata patria dei maschi, specie in Italia. Eppure c’è una cattedra a Milano di Filosofia della Persona, prima ed unica con questa denominazione, che è tenuta dalla Professoressa Roberta De Monticelli, presso l’Università Vita-Salute del San Raffaele. La sede a Milano è in via Olgettina (via nota per questioni tutt’altro che filosofiche), il Rettore è don Luigi Maria Verzé, fondatore e presidente dell'Ospedale San Raffaele. Ha studiato alla Normale di Pisa, ha studiato a Bonn, Zurigo e Oxford, è stata professore ordinario di Filosofia moderna e contemporanea all'Università di Ginevra. Ma poi, dopo tanto studio itinerante, è tornata in Italia, per diffondere la filosofia della persona. E cos’è la filosofia della persona? Un insegnamento di concezione nuova anche nel nome, che pone al centro il singolo, la sua realtà e le modalità di conoscenza che esso attua. L’ambizione della filosofa, autrice di numerosi saggi di successo (oltre che poetessa), è quella di costruire un linguaggio chiaro e rigoroso per affrontare le questioni che si pongono ad ogni esistenza personale. Un rigore umano che risuona appassionatamente nel suo ultimo libro, “La questione morale”, edito da Raffaello Cortina Editore, in cui centra le cause dell’attuale degrado morale e ne segnala una possibile via d’uscita. Si legge ad un certo punto: “Nel pensiero filosofico europeo del Novecento è prevalso, prima e dopo le guerre, quello che possiamo chiamare un fondamentale scetticismo etico, e cioè la convinzione che non esista verità o falsità in materia di giudizio di valore, e non esista di conseguenza oggettività alcuna in materia di giudizio pratico, vale a dire del giudizio che risponde alla domanda ‘che fare’?”. E che fare se il proprio Rettore, nel giorno del conferimento della laurea a Barbara Berlusconi, le offre pubblicamente e davanti al papà, una cattedra? Si prende carta e penna e si scrive una lettera indignata a “La Repubblica”. E che fare se, da cattolica, la tua Chiesa, ti impone una linea sulla bioetica che tu non condividi? Prendi carta e penna, se ti chiami De Monticelli, e scrivi questa volta al “Foglio”, la tua “Abiura di una cristiana laica”. Iniziando così: “Questo è un addio. A molti cari amici – in quanto cattolici. Non in quanto amici, e del resto sarebbe un fatto privato. È un addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla chiesa cattolica italiana…”. Immaginare la raffica di polemiche innescata da queste poche righe non è difficile. Ma il rigore morale della De Monticelli ne esce indenne, sempre si potrebbe dire, tanto la sua natura è circonfusa di rigore sì, ma anche d’un concreto amore per il prossimo, basti pensare al titolo della sua cattedra e ad alcuni dei suoi libri, come “L’ordine del cuore – Etica e teoria del sentire”, “L’allegria della mente”, Bruno Mondadori Editore, oppure gli “Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi”, Bollati Boringhieri. Ci voleva una donna per far fiorire la grazia negli studi filosofici.

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