Sono oltre mille le persone, tra cui molti giovani, che hanno ascoltato le parole del Papa nell’Aula Paolo VI. Arrivano dall’Italia intera, in rappresentanza delle 218 Caritas diocesane e di Caritas Italiana. Le parole di Francesco - si legge su Vatican News - sono precedute da un momento di fraternità, testimonianze e riflessioni, con focus sul percorso biennale realizzato in vista del 50.mo di Caritas Italiana. Con i membri di varie realtà dell'organismo pastorale della Cei, il Papa condivide il Giubileo per il cinquantesimo anno di vita della Caritas italiana, nata il 2 luglio del 1971 con lo scopo di essere testimonianza viva della carità in tutti i suoi molteplici aspetti. “Siete parte viva della Chiesa, siete ‘la nostra Caritas’, come amava dire San Paolo VI, il Papa che l’ha voluta e impostata. Egli - afferma il Papa - incoraggiò la Conferenza Episcopale Italiana a dotarsi di un organismo pastorale per promuovere la testimonianza della carità nello spirito del Concilio Vaticano II, perché la comunità cristiana fosse soggetto di carità. Confermo il vostro compito: nell’attuale cambiamento d’epoca le sfide e le difficoltà sono tante, sono sempre di più i volti dei poveri e le situazioni complesse sul territorio. Ma – diceva sempre San Paolo VI – le nostre Caritas si prodigano oltre le forze”. Sottolineando che la ricorrenza dei 50 anni è “una tappa di cui ringraziare il Signore per il cammino fatto e per rinnovare, con il suo aiuto, lo slancio e gli impegni”, il Papa indica “tre vie, tre strade su cui proseguire il percorso”. Sono la via degli ultimi, quella del Vangelo e la via della creatività.
“Sono le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca. Sono loro i protagonisti dell’avvenire - sottolinea Bergoglio -. Non è mai sprecato il tempo che si dedica ad essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo e pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità e di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri. Così facendo la Caritas stessa rimarrà giovane e creativa, manterrà uno sguardo semplice e diretto, che si rivolge senza paura verso l’Alto e verso l’altro, come fanno i bambini”.
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