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Guglielmo Giannini, il papà di Beppe Grillo

Guglielmo Giannini, il papà di Beppe Grillo

L’approccio storicista desanctisiano è un automatismo utile ad ogni analisi degli avvenimenti, e storicizzare bisogna sempre. Sicché qualcuno ha restituito una dimensione all’attualità, connettendola con la storia ed ha dunque scovato in Guglielmo Giannini l’antesignano dell’antipolitica e del “grillismo”. L’Uomo Qualunque (1944), la creatura dichiaratamente populista del Giannini (che fu anche commediografo), trova terreno fertile nel secondo dopoguerra, in quell’Italia scoraggiata, desolata, azzerata, sfinita dal conflitto mondiale e imbarbarita dal ventennio fascista. I sentimenti di rabbia per il recente passato che aveva generato quel triste presente, le dure contrapposizioni ideologiche tra mussoliniani e resto del mondo, la fame, la voglia di riscatto, ponevano il nostro paese nella condizione di affidarsi ad un uomo nuovo dalle caratteristiche opposte a quelle del duce, come a quelle del monarca. In sostanza facevano tutti “schifo”, proprio come adesso. Giannini intercettò questi umori e fondò un suo movimento, che partiva dal basso e da questo assunto. Il suo appello recitava: “Mettiamoci al lavoro e cerchiamo di risolvere noi i problemi del nostro paese, senza fuoriusciti di ritorno, senza professionisti politici, senza mestieranti di chiacchiere. Basandoci sul primo punto nel quale converge l’accordo di tutti noi – e cioè “nessuno deve romperci le scatole” – ogni Uomo e ogni Donna Qualunque consulti la sua coscienza e la sua intelligenza; pensi e, rifletta, ma torni a pensare e a riflettere, e ci mandi la sua idea e il suo consiglio, indirizzando all’Uomo Qualunque – Ufficio Politico, Corso Vittorio Emanuele, 51, Roma”. Sembra un post del blog beppegrillo.it. Uomo Qualunque durò due anni, poi si disgregò e fu assimilato in parte dal grande centro cattolico, in parte dalla destra, in parte anche dall’antistatalismo tipico della sinistra estrema. Più di mezzo secolo fa dirsi qualunquisti non era un insulto, era un fatto che gridava: “qualunque altro è meglio di voi, dello status quo, della nomenclatura”. Quindi il Movimento 5 Stelle c’è sempre stato, fatte le debite proporzioni. “Come vogliamo chiamare il movimento? Partito? Unione? Associazione? Lega? Società civile? In qual modo ci proponiamo di raggiungere l’obiettivo di vivere come ci pare senza che nessuno ci scocci l’anima? Vogliamo fare la repubblica? Vogliamo tenerci la Monarchia? Vogliamo fregarcene della famosa questione, rimettere prima il paese in ordine e poi decidere cosa ci conviene meglio?”, si chiedeva ancora Giannini, per poi affermare: “Le risposte che giungeranno saranno esaminate da un gruppo di Uomini e di Donne Qualunque di cui è inutile fare i nomi perché non c’è nessuno che tenga a mettersi in mostra”. Al tempo non c’erano i tanto odiati talk politici e il “punto g” dell’apparire non era stato scoperto, ma c’è da giurarci che Giannini sarebbe andato a braccetto con Casaleggio e associati, a sussurrare nell’orecchio dell’elettore le parole magiche della rivolta pacifica e della finalmente giustizia. Finché un più fresco grillo parlante non salta fuori tra gli uomini qualunque di ogni tempo per epurare il grillo che lo ha preceduto.

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