Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

RAPPORTO MIGRANTES 2013, ECCO I NUOVI ITALIANI NEL MONDO

 

RAPPORTO MIGRANTES, ECCO  I NUOVI ITALIANI NEL MONDO

Roma, 3 ott -  “Cambio paese, cambio continente cerco di nascondermi tra la gente. Ma è la mia di gente che non riconosco: Povera Italia, cosa hai fatto… hai sbandato e sei in ginocchio”. Sono le parole di “Povera Italia” il brano di Giacomo Lariccia - cantautore e chitarrista italiano residente a Bruxelles - che fa da colonna sonora al video "Rapporto Italiani nel Mondo 2013" del regista Marco Matteo Donat-Cattin. Il video è stato proiettato questa mattina Roma in occasione della presentazione dell’ottavo Rapporto Italiani nel Mondo redatto dalla Fondazione Migrantes. Il Rapporto, come ogni anno, fa il punto del fenomeno migratorio italiano e questa volta ha cercato di focalizzare l’attenzione - oltre che sui numeri - sulle persone: persone giovani, in viaggio, in movimento. Persone pronte a fare nuove esperienze, a crescere e a confrontarsi e che non vogliono essere considerate “cervelli in fuga” . Piuttosto “cittadini del mondo”. "Ho deciso di partecipare a questo video - racconta ad esempio Lariccia - perché presenta quella che di solito viene chiamata ' fuga’ come una ricerca di opportunità: un esercizio meraviglioso di libertà che ci pone non come italiani che scappano ma che inseguono i sogni”. Ma è stato proprio Monsignor Gian Carlo Perego - direttore generale della Fondazione Migrantes e coordinatore scientifico del Rapporto Italiani nel mondo, un volume di oltre 500 pagine a cui hanno collaborato 50 autori con 40 contributi ed approfondimenti dall'Italia e dall'estero – a illustrare l’edizione 2013 dello studio: “Tre sono i presupposti di questa rinnovata lettura del fenomeno dell’emigrazione, di quella italiana in particolare: la multidisciplinarietà, la transnazionalità e l’attenzione alla persona. Abbiamo deciso quest’anno di trattare con insistenza l’argomento dei giovani. Decidere di emigrare – continua Monsignor Perego - oggi non deve essere un allarme sociale, ma una valida opportunità di crescita data soprattutto ai più giovani o, comunque, a quelle persone che vogliono percorrere strade diverse e mettere alla prova se stessi”.“Il confronto con realtà europee o oltreoceano, per motivi di studio, lavoro o specializzazione, è per le persone coinvolte, ma anche per i paesi in cui ciò avviene, un’opportunità di arricchire ed essere arricchiti dalla diversa provenienza culturale e dalla differente formazione – ha detto Monsignor Perego che ha continuato: - la messa in comune di competenze e conoscenze nell’ambito di una rotazione di figure più o meno specializzate potrebbe, se largamente condivisa, essere la condizione attualmente più favorevole alla globalizzazione”. Secondo Perego “occorre quindi considerare l’intera tipologia di migranti di oggi, perché parlare di ‘cervelli’ solo nel caso dei laureati, dei dottori di ricerca o degli specializzati che vanno via dall’Italia non è eticamente corretto. La storia ci ha consegnato storie di self made man che senza saper leggere e scrivere hanno fondato, nell’Ottocento e nel Novecento, veri e propri imperi. Altrettanto vero è, però, che dal punto di vista economico, la partenza di un laureato e/o specializzato è molto più incisiva sul già precario equilibrio economico italiano che continua a ‘regalare’ all’estero il suo capitale umano senza alcun investimento o politica di circolazione dalla quale avrebbe solo che da guadagnare”. Ma quanti sono oggi gli italiani all’estero? Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2013, a gennaio di quest’anno i cittadini italiani iscritti all’Aire, residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. L’aumento, in valore assoluto, rispetto al 2012 è di 132.179 iscrizioni, pari a +3,1% e +5,5% rispetto al 2011. Dall’Italia dunque non solo si emigra ancora, ma si registra un aumento nelle partenze che impone nuovi interrogativi. Al centro del Rapporto della Fondazione Migrantes i migranti italiani di ieri e di oggi, coloro che possiedono la cittadinanza italiana e il passaporto italiano ma vivono fuori di confini nazionali, coloro che votano dall’estero, quelli che nascono all’estero da cittadini italiani, quelli che riacquistano la cittadinanza, coloro che si spostano per studio o formazione, coloro che vanno fuori dall’Italia per sfuggire alla disoccupazione o perché inseguono un sogno professionale. Sono gli italiani che si lasciano alle spalle il Belpaese per amore, ma sono anche i tanti italiani che dalle regioni del Sud si spostano al Nord ancora per lavoro, per studio o per esigenze familiari e/o di coppia. Dietro i numeri ci sono le storie, belle e meno felici, facili e difficili, di realizzazione o di perdita, di riuscita o con un triste epilogo. Comunque storie vere che fanno riflettere e pensare e che a qualcuno fanno venire in mente ricordi d’infanzia. “La giornata di oggi mi ha fatto tornare indietro di cinquanta anni. Ho pensato ai miei genitori emigrati e a noi bambini. Ci portavano in chiesa la domenica. Per noi la messa era un momento di ritrovo con la comunità italiana” ha detto Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, che ha partecipato questa mattina alla presentazione del Rapporto Migrantes. "Il Rapporto è per noi uno strumento di grandissima importanza e utilità” ha detto, invece, l' ambasciatore Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie: "I giovani – ha aggiunto – vanno però 'intercettati' con nuove forme di contatto come i social media" . Ma proprio questi giovani oggi hanno un esempio in più da seguire: “Papa Francesco è il frutto di una storia di emigrazione perché figlio di piemontesi. In questo senso – ha detto Monsignor Perego - rappresenta un esempio per tutti i giovani emigrati, per chi cerca un futuro migliore”. (Gil)

MIGRANTES: ITALIANI ALL’ESTERO 4,3 MLN, 7,3% POPOLAZIONE

Roma, 3 ott - Secondo l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) del ministero dell’Interno al 1 gennaio 2013 i cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. L’aumento, in valore assoluto, rispetto allo scorso anno è di 132.179 iscrizioni, +3,1% rispetto al 2012. La ripartizione continentale rimarca, ancora una volta, che la maggior parte degli italiani residenti fuori dall’Italia si trova in Europa (2.364.263, il 54,5% del totale); a seguire l’America (1.738.831, il 40,1% del totale) e, a larga distanza, l’Oceania (136.682, il 3,1%), l’Africa (56.583, l’1,3%) e l’Asia (44.797, l’1%). È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. Dal confronto dei dati Aire disaggregati per continenti dell’ultimo triennio emergono riflessioni interessanti: l’aumento più vistoso riguarda, infatti, la comunità italiana in Asia (+18,5%) e, a seguire, l’America (+6,8%), l’Africa (+5,7%), l’Europa (+4,5%) e l’Oceania (+3,6%) per un aumento totale nel triennio 2011-2013 del 5,5% sul piano nazionale. Nel biennio 2012-2013, invece, il trend positivo dell’Asia continua (+8,6%) come a dire che effettivamente anche l’Italia, come il resto del mondo, ha volto lo sguardo alle mille opportunità offerte, oggi, dall’Oriente. (Red)

MIGRANTES: 691 MILA ITALIANI IN ARGENTINA, COMUNITA’ PIU’ NUMEROSA   

 Roma, 3 ott - Le comunità di cittadini italiani all’estero numericamente più incisive al 1 gennaio 2013 continuano ad essere quella argentina (691.481), quella tedesca (651.852), quella svizzera (558.545), la francese (373.145) e la brasiliana (316.699) per restare alle nazioni che accolgono collettività al di sopra delle 300 mila unità. A seguire, il Belgio (254.741), gli Stati Uniti (223.429) e il Regno Unito (209.720). È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. (Red)

 

MIGRANTES: ITALIANI ALL’ESTERO +3,1% IN UN ANNO   

Roma, 3 ott - Secondo l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) del ministero dell’Interno al 1 gennaio 2013 i cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. L’aumento, in valore assoluto, rispetto allo scorso anno è di 132.179 iscrizioni, +3,1% rispetto al 2012. È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. (Red)

 

MIGRANTES: CHI SONO GLI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO

Roma, 3 ott - Chi sono gli italiani che vivono all’estero? Una panoramica la fa Fondazione Migrantes che presenta oggi a Roma il Rapporto italiani nel mondo 2013 che ha analizzato i numeri dall’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Resta stabile la differenza di genere: le residenti all’estero sono, infatti, il 48% ovvero 2.083.726 in valore assoluto. Costanti anche i valori relativi allo stato civile: al primo gennaio 2013 il 54% dei cittadini italiani all’estero è celibe, il 38,1% è coniugato; i vedovi sono il 2,6% e i divorziati il 2,0%; costante è, anche, la ripartizione per classi di età: il 15,5% è minorenne, il 21,0% ha tra i 18 e i 34 anni, il 25,0% ha tra i 35 e i 49 anni, il 19,1% ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni e il 19,4% ha più di 65 anni; motivi di iscrizione: il 53,5% si è iscritto all’Aire perché effettivamente emigrato, il 38,8% lo ha fatto perché nato all’estero e il 3,2% per acquisizione di cittadinanza; tempo di iscrizione: il 10,7% è all’estero da almeno 3 anni; il 9,1% da almeno 5 anni; il 34,8% è residente fuori dall’Italia da minimo 5 e massimo 10 anni; il 37,5% (oltre 1,6 milioni) da più di 15 anni. (Cle)

MIGRANTES: 52,8% EMIGRATI ALL'ESTERO DA SUD, MA AUMENTANO DA NORD

Roma, 3 ott - Il 52,8% (quasi 2 milioni e 300 mila) degli italiani residenti all’estero all’inizio del 2013 è partito dal Meridione, il 32% (circa 1 milione 390 mila) dal Nord e il 15% dal Centro Italia (poco più di 662 mila). La Sicilia, con 687.394 residenti, è la prima regione di origine degli italiani residenti fuori dall’Italia seguita dalla Campania, dal Lazio, dalla Calabria, dalla Lombardia, dalla Puglia e dal Veneto. Il confronto dei valori regionali del biennio 2012-2013 fa emergere la particolare dinamicità che, nell’ultimo anno, ha caratterizzato in particolare la Lombardia (+17.573), il Veneto (+14.195) e, solo successivamente, la Sicilia (+12.822). È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. Si assiste a un ritorno del protagonismo del Nord Italia come territori di partenza a discapito delle regioni del Sud dove probabilmente la crisi da fattore di spinta si è trasformata in causa di impedimento allo spostamento. Il Settentrione, invece, nonostante la recessione economica, si caratterizza per essere attualmente un’area particolarmente interessata dagli spostamenti verso l’estero. L’analisi delle presenze all’estero per origine provinciale evidenzia la preminenza delle regioni del Sud Italia. Ad esclusione di Roma, prima in graduatoria con più di 298 mila residenti, seguono soprattutto province siciliane e campane. In particolare, nella graduatoria delle prime 10 province si susseguono Cosenza (152.403), Agrigento (152.403), Salerno (119.095), Napoli (113.787), Catania (108.413), Palermo (107.658) e Avellino (102.230). In nona posizione si trova Milano (98.583) e, a chiudere, vi è Potenza (95.653). Roma e Milano, rispettivamente con +8.838 e +5.794 unità, sono le province che hanno registrato gli aumenti più consistenti dal 2012 al 2013. Seguono Cosenza (+4.802) e Torino (+4.132). È quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. A livello generale considerando i comuni con il numero maggiore di iscritti all’Aire Roma, con 274.249 iscrizioni, apre l’elenco seguita da altre 7 “grandi” città italiane – Milano, Napoli, Torino, Genova, Palermo, Trieste, Catania – anche se con numeri molto distanziati dalla Capitale di Italia. A seguire il primo “piccolo” comune, Licata, l’unico non capoluogo tra i primi dieci. (Red)

 

EMIGRAZIONE, NAPOLITANO: SIA SCELTA, NON OBBLIGO

Roma, 3 ott - “Negli ultimi anni, caratterizzati da una grave crisi economica e occupazionale, lasciano l'Italia per motivi di studio e di lavoro molti nostri concittadini, soprattutto giovani con alti livelli di istruzione e professionalità qualificata, diretti specialmente verso economie emergenti che offrono maggiori opportunità di lavoro. Sono convinto che esperienze di arricchimento del percorso professionale e personale compiute all’estero siano importanti soprattutto per le giovani generazioni". Lo dichiara il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, in occasione della presentazione del "Rapporto Italiani nel Mondo 2013". "Deve naturalmente trattarsi di una scelta e non di un obbligo - prosegue Napolitano - ed è comunque auspicabile prevedere la possibilità di un pieno reinserimento in Italia che valorizzi tali esperienze a beneficio del nostro sistema produttivo e del mondo della ricerca”. Nel messaggio il Capo dello Stato ha espresso "vivo apprezzamento agli organizzatori di questo incontro e agli autori del volume. Nel Rapporto – prosegue Napolitano - viene documentata con ricchezza di analisi e di dati statistici la situazione particolare dell'Italia come paese coinvolto nei flussi di mobilità in entrata e in uscita e cioè dal passato emigratorio alla più recente realtà di paese destinatario di immigrazione”. Ma, aggiunge il presidente della Repubblica, “l'attenzione che va data al fenomeno degli italiani all'estero non deve però farci dimenticare che l'Italia continua ad essere paese di destinazione e di transito di nuovi migranti e soprattutto di profughi che provengono dalle varie aree di crisi. La tragedia di Ragusa – ricorda Napolitano - con 13 morti vittime di criminali scafisti scuote le nostre coscienze e impone a noi tutti di porre in essere le misure necessarie per evitare il ripetersi di queste tragedie. Il drammatico crescere di fenomeni di fuga da paesi in guerra e da regimi oppressivi ci obbliga ad affrontare specificamente con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell'asilo” conclude Napolitano che si dice “certo che lo spirito di intelligente solidarietà che caratterizza la Fondazione Migrantes continuerà a essere di grande aiuto nel mutevole panorama dei flussi migratori”. (Cle)

 

MIGRANTES: VIAGGI, 87,3% VACANZA E 12,7% LAVORO

Roma, 3 ott - Nel 2012 i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti in Italia all’interno dei confini nazionali o verso l’estero sono stati, secondo l’Istat, 78 milioni 703 mila per un totale di 501 milioni e 59 mila notti. Di questi viaggi, l’87,3% è stato effettuato per motivi di vacanza e il 12,7% per lavoro. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto italiani nel mondo 2013 presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes. Rispetto al 2011, si assiste a una contrazione che è dovuta, però, unicamente al calo dei viaggi per vacanza (-5,3%) anche se tale diminuzione è meno marcata rispetto all’anno precedente (-17,0%). Siano essi di vacanza o di lavoro, i viaggi si spalmano diversamente lungo il corso dell’anno. In particolare, diminuiscono nel primo trimestre e aumentano nel secondo. Oltre 4 turisti su 10 viaggiano in estate; da giugno a dicembre aumentano i viaggi di coloro che hanno meno di 14 anni mentre diminuiscono quelli degli over 65enni. (Cle)

 

MIGRANTES: VIAGGI, NEL 2012 METE ITALIANE -8,3%

Roma, 3 ott – Secondo quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013, presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes, che ha analizzato i dati Istat, i viaggi con mete italiane (79,4% del totale) hanno subìto un calo dell’8,3%, mentre i viaggi verso l’estero si sono mantenuti costanti con un aumento dei flussi verso i paesi extra-europei del 31,4%. Nel 2012 i viaggi di lavoro sono prevalentemente effettuati per svolgere riunioni d’affari (26%), per partecipare a congressi, convegni o altri eventi (21%) o per attività di rappresentanza, vendita, installazione o simili (11,4%). Seguono, con quote inferiori, i viaggi svolti per frequentare corsi di lingua o aggiornamento professionale (8,9%), i viaggi fatti per partecipare a fiere, mostre o esposizioni (7,1%), i viaggi per svolgere attività di docenza e quelli per attività di controllo e ispezione (in entrambi i casi, 5,2%). Assolutamente non trascurabile è il confronto tra i “viaggi non abituali” sin qui considerati e i cosiddetti “viaggi abituali”, quegli spostamenti cioè realizzati per vacanza o lavoro, con almeno un pernottamento, effettuato tutte le settimane nella stessa località, fuori dal comune dove si vive. Nel 2012, i “viaggi abituali” sono stati 10 milioni e 938 mila e i pernottamenti sono stati 17 milioni e 703 mila. Se a questi viaggi si sommano i “viaggi non abituali” si ottiene, per il 2012, un ammontare di 89 milioni e 641 mila spostamenti, di cui il 12,2% è rappresentato dai viaggi abituali. I viaggi abituali di vacanza rappresentano il 6,5% del totale degli spostamenti per vacanza, mentre quelli per lavoro sono il 38,2% del totale degli spostamenti per lavoro (i relativi pernottamenti incidono, rispettivamente, per l’1,6% e per il 25,7%). Ciò detto in altri termini significa che il “viaggio abituale” ha un legame molto stretto con le dinamiche lavorative di cui, infatti, costituisce il 56,5% (percentuale quasi raddoppiata dal 2010). L’incidenza dei “viaggi abituali” sul totale degli spostamenti, in diminuzione fino al 2011, nel 2012 è aumentato: si passa dal 7,1% del 2011 al 12,2% del 2012. Per le notti, sebbene in misura minore, l’andamento è analogo, con un’incidenza del 2,3% nel 2011 e del 3,4% nel 2012. (Cle)

 

MIGRANTES: REGNO UNITO E SPAGNA METE UNIVERSITARI ITALIANI

Roma, 3 ott - Riprende a crescere il numero degli universitari italiani che vogliono studiare all’estero. Le mete preferite sono il Regno Unito e la Spagna. Considerevole è anche l’aumento degli italiani in Germania, paese nel quale il numero di studenti italiani era stato costantemente in calo negli anni precedenti. E’ quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013 curato dalla Fondazione Migrantes che ha analizzato gli ultimi dati Ocse disponibili (2010). Dati che secondo la Fondazione Migrantes sono legati alla crisi nella quale gli atenei italiani si sono venuti a trovare dopo il taglio ai finanziamenti avvenuto nel 2008 e proseguito negli anni successivi. (Cle)

 

MIGRANTES: NEL 2010-2011 ERASMUS PER 20 MILA STUDENTI ITALIANI

Roma, 3 ott - Sono quasi 20 mila gli studenti italiani che hanno utilizzato il Programma comunitario Erasmus nell’anno accademico 2010-2011 (ultimo anno accademico per il quale sono disponibili i dati). Secondo il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes le destinazioni preferite dagli studenti italiani in mobilità Erasmus sono state, nell’anno accademico 2010-2011 la Spagna (7.547 studenti), la Francia (3.338), la Germania (2.199), il Regno Unito (1.849) e il Portogallo (1.011). Dall’anno accademico 2007-2008, oltre alla mobilità per studio, il Programma Erasmus sostiene anche la possibilità per gli studenti universitari di usufruire di un tirocinio presso imprese o istituzioni pubbliche di un paese dell’Unione diverso dal proprio: questa opportunità è stata utilizzata dall’inizio del programma fino all’anno accademico 2010-11 da 6.603 studenti italiani che si sono recati all’estero. Inoltre, nell’anno accademico 2010-2012, hanno partecipato a “Programmi intensivi”, di breve durata, 1.045 studenti italiani. (Cle)

 

MIGRANTES: RICERCATORI ITALIANI ALL’ESTERO PER SCELTA, NON PER FUGA

Roma, 3 ott - In generale i ricercatori italiani all’estero rifiutano di essere catalogati come “cervelli in fuga”. Si sentono invece “talenti capaci di scegliere”, che cercano opportunità per mettersi alla prova. Non guardano indietro dal finestrino del treno, migranti per scelta intellettuale. Vanno dove li portano i loro interessi scientifici e personali. Vivono appartenenze plurime. È quanto emerge in un lavoro di ricerca riportato nel Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. La loro maniera di sentirsi cittadini del globo è attraversata dal sentimento di essere segni e simboli italiani del luogo-Europa, rivendicando di aver completato gli studi in diverse università dell’Europa sul cui processo di costruzione politica unitaria dichiarano una crescente lealtà. In questo quadro, ri-elaborano e re-interpretano le proprie origini italiane, ma non a partire da stereotipi dello Stato-nazione bensì dalla rivendicazione affettiva delle specificità territoriali e municipali del proprio localismo regionale (“Sono dell’Abruzzo”, “Sardo, non si vede?”, “Napoletano, ci vorrebbe altro!”, “Di Torino, purosangue!”, “Oh mia bela Madunina”, “Forza Roma, forza lupi”), lasciando affiorare una giocosa (e mai sopita) distinzione competitiva tra settentrionali e meridionali. Nel contesto dell’intimità familiare e nella cerchia delle convivialità, risuona quel che sopravvive dei dialetti intesi come codici comunicativi di sicurezza ancestrale e di interpretazione territoriale di valori condivisi. I ricercatori oggetto di questo lavoro non si sentono dei geni - sottolinea la ricerca -, ma persone normali con un lavoro straordinario, una scelta di vita che richiede molta costanza e una grande determinazione per superare i tanti ostacoli, lo stress permanente, la solitudine di certi giorni. (Red)

 

MIGRANTES: NUOVI ITALIANI NEL MONDO LONTANI DA ANTICHI STEREOTIPI

Roma, 3 ott - Da una sintesi di un lavoro di ricerca – condotto con metodologie quantiqualitative – riportato nel Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes - emergono una serie di caratteristiche che rendono questi nuovi migranti completamente diversi e unici nel loro genere. La maggior parte di essi, ad esempio, fin dall’infanzia e dall’adolescenza, ha sperimentato a seguito del nucleo familiare diversi e progressivi trasferimenti da istituti scolastici e città e, da giovani, da università sia in Italia che all’estero, oltre che molte esperienze di viaggi sia turistici che di studio soprattutto nel periodo del post laurea e del post dottorato. Il concetto di casa nel senso di radicamento in un luogo definitivo è ipotizzato in un “forse. Certo, non ora!”; comunque non è localizzato necessariamente in Italia. Più appetibile per loro risulta l’idea di un pendolarismo a medio o lungo raggio. Anche la famiglia non è solamente e limitatamente intesa come vincoli personali e di sangue. I sentimenti affettivi di questi particolari migranti abbracciano le affinità elettive e professionali fino a costituire una “famiglia estesa” che non si concentra in uno spazio unico, ma si distribuisce in reti proiettate sul pianeta. I ricercatori si sentono soggetti e protagonisti di un bene immateriale, la conoscenza, come destino comune dell’umanità. A differenza di antichi stereotipi che legavano i migranti a sogni di maggiore benessere previa la conquista di sicurezze materiali, i ricercatori indagati in questa indagine sanno che i loro possibili privilegi non saranno vincolati ad altra proprietà se non a quella intellettuale. E in sintonia con questa ricerca dell’immateriale, le interviste e i focus group hanno concordemente fatto emergere che l’unica eredità che i ricercatori sperano di lasciare ai propri figli non è certo quella di pingui conti correnti bancari, ma una educazione di grande qualità che permetta di leggere velocemente i cambiamenti del futuro. Questo migrante-ricercatore – sottolinea la ricerca - dispone già di un bagaglio di vita che lo facilita nell’adattamento a nuovi contesti e nell’affrontare le trasformazioni richieste dalle nuove tappe della conoscenza in continua evoluzione. Questi mette a disposizione i suoi talenti e le sue competenze su obiettivi cangianti, anche per finalità effimere, confidando esclusivamente in un’appartenenza, quella al “sistema rete”, nel quale lo Stato sembra non sia chiamato a svolgere alcun ruolo. Le narrazioni esistenziali dei ricercatori non si strutturano in maniera analoga a quella dei vecchi migranti italiani residenti negli Usa nemmeno nell’identificazione del destino finale. Anzi, lo stesso concetto di destino ultimo non rientra nel “viaggio infinito” con cui molti ricercatori concepiscono la propria vita, dato che non esistono garanzie che il paese attualmente ospitante, gli Usa appunto, sia quello che offra le opportunità migliori. Al contrario, il mercato asiatico e quello australiano hanno per loro un richiamo sempre più allettante. Ma non è tanto il nomadismo in se stesso ad essere considerato un vantaggio, quanto la capacità rigeneratrice del viaggio, che nasce paradossalmente da una perdita, da una sofferenza, da uno sradicamento e dall’umiltà di apprendere e di lavorare in équipe. In questo modo, il viaggio diventa una forza positiva attraverso cui l’individuo costruisce sé stesso, la sua identità professionale e, nello stesso tempo, nuovi rapporti umani. Tramite il web e i social network i ricercatori sono connessi con il mondo 24 ore su 24 e tali connessioni, trasversali rispetto agli Stati sul filo di frontiera tra il globale della funzionalità professionale e il locale delle radici, influenza i percorsi delle rappresentazioni identitarie dei ricercatori. Il sistema di valori in cui si riconoscono e le parole-chiave che privilegiano (meritocrazia, interscambio, futuro) trascendono l’Italia intesa come Stato-nazione. All’Italia rimproverano l’assenza di una cultura meritocratica però ritengono normale che un professionista creativo, come si autopercepisce ciascuno di loro, senta lo stimolo a migrare, attratto da parole-chiave meglio declinate in altri paesi. Ognuno si sente, allo stesso tempo, attore e frutto di una tipologia privilegiata di “esilio” o di nomadismo culturale che gli consente di elaborare rappresentazioni identitarie che privilegiano anzitutto l’appartenenza alla propria rete professionale. La coscienza di possedere una professionalità sofisticata e d’avanguardia è la carta che il ricercatore intende giocarsi, a viso aperto, molto più in là di ogni frontiera e indipendentemente dal luogo di nascita, dal ricordo di un’origine, dall’adozione di modelli culturali o di caratteri di un destino nazionale (Red)

 

MIGRANTES: NEL 2010-2011 ERASMUS PER 20 MILA STUDENTI ITALIANI

Roma, 3 ott - Sono quasi 20 mila gli studenti italiani che hanno utilizzato il Programma comunitario Erasmus nell’anno accademico 2010-2011 (ultimo anno accademico per il quale sono disponibili i dati). Secondo il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes le destinazioni preferite dagli studenti italiani in mobilità Erasmus sono state, nell’anno accademico 2010-2011, la Spagna (7.547 studenti), la Francia (3.338), la Germania (2.199), il Regno Unito (1.849) e il Portogallo (1.011). Dall’anno accademico 2007-2008, oltre alla mobilità per studio, il Programma Erasmus sostiene anche la possibilità per gli studenti universitari di usufruire di un tirocinio presso imprese o istituzioni pubbliche di un paese dell’Unione diverso dal proprio: questa opportunità è stata utilizzata dall’inizio del programma fino all’anno accademico 2010-11 da 6.603 studenti italiani che si sono recati all’estero. Inoltre, nell’anno accademico 2010-2012, hanno partecipato a “Programmi intensivi”, di breve durata, 1.045 studenti italiani. (Cle)

 

MIGRANTES: ERASMUS, BASSA PARTECIPAZIONE ITALIANA

Roma, 3 ott - Anche se in crescita, la partecipazione italiana al Programma Erasmus resta comunque più bassa di quella che si ha in altre nazioni. Secondo quanto emerge dal Rapporto italiani nel mondo 2013, presentato dalla Fondazione Migrantes a Roma, la ragione della moderata partecipazione degli universitari italiani a questo progetto sta negli investimenti limitati che ad esso sono dedicati: infatti, nell’ultimo anno accademico disponibile, la copertura finanziaria si è ridotta a 199 euro al mese per la mobilità per studio ed a 493 euro per i tirocini. E’ evidente – si evidenzia nel Rapporto italiani nel mondo 2013 - che borse di questa entità permettono di partecipare al programma solo agli studenti che appartengono a famiglie che possono permettersi di coprire quasi interamente la permanenza all’estero dei propri giovani. Un analogo motivo probabilmente spiega anche la scarsa partecipazione al programma del personale docente: il rimborso medio per una missione di circa una settimana destinata all’organizzazione della collaborazione con l’università straniera partner è stata, nell’anno accademico 2010-11, solo di 746 euro. Non sorprende quindi che queste missioni siano state effettuate nello stesso anno, solo da 1616 docenti italiani, il 5,1% del totale dei docenti europei in mobilità Erasmus nell’anno accademico 2010/11.(red)

 

MIGRANTES: IN UE 1 ARCHITETTO SU 3 ITALIANO, SI GUARDA A ESTERO

Roma, 3 ott - Il mercato europeo dell’architettura vale 15 miliardi. L’Italia è al secondo posto dopo la Germania in termini di dimensioni di opportunità per quel che riguarda la progettazione di edifici e infrastrutture, per un ammontare di 2,8 miliardi di euro (la Germania supera i 4 miliardi). Ma quando si misura il valore dell’architettura ripartito sul numero degli architetti (147 mila professionisti), su 33 paesi l’Italia scende al nono posto. Potenzialmente guadagnano di più gli architetti in Repubblica Ceca, in Estonia e in Turchia. In media il valore dell’architettura distribuito sul numero degli architetti in Francia e in Germania è doppio rispetto a quello nel nostro Paese; nel Regno Unito gli architetti guadagnano in media più del triplo. Sono questi – sottolinea il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes - alcuni dei numeri che saltano agli occhi nel recente Rapporto pubblicato dal Consiglio degli architetti europeo (Architects’ Council of Europe) e sviluppato con Mirza & Nacey Research (dicembre 2012). In Italia ci sono circa un terzo degli architetti europei: 147 mila professionisti su un totale di 548 mila. Se il mercato potenziale dell’architettura interna è debole e se i professionisti sono molto giovani (un terzo degli architetti ha meno di 40 anni), guardare all’estero è una conseguenza necessaria e inevitabile. A partire dagli anni Novanta con i progetti europei, primo tra tutti l’Erasmus, i confini si sono allargati e i giovani hanno preso confidenza con la migrazione già durante gli anni della formazione. La maggior parte dei giovani fa un’esperienza in un paese straniero e poi ritorna. Negli anni più recenti sono in tanti a partire, tornare per concludere gli studi in Italia per poi ripartire in cerca di opportunità che sembrano essere in linea con il percorso formativo e con le aspirazioni di un giovane che deve orientare e costruire il proprio profilo professionale. Oggi si è affacciata sul mercato internazionale la generazione degli architetti europei. Sono professionisti trentenni, e non solo, che mettono un piede fuori dall’Italia ma che dall’Europa guardano con attenzione alle opportunità esistenti in America latina, in Cina, in India e in Africa. Cercano i concorsi, costruiscono network e molto spesso non si spaventano di doversi presentare con proposte (anche gratuite) per guadagnarsi visibilità. Quantificare i professionisti italiani all’estero è impossibile. Il critico italiano Luigi Prestinenza Puglisi in una sua analisi sul tema conta 200 bravi professionisti italiani che hanno aperto un loro ufficio all’estero. Sono tanti di più se si contano le singole storie di architetti volati lontano fino in Brasile o nel Middle East. La galassia degli architetti italiani all’estero si può disegnare attraverso una capillare rete di contatti interpersonali, le numerose opportunità in essere (molte in stand by a causa della crisi), con progetti frutto di concorsi o ancora con le joint venture con colleghi di altri Paesi o con aziende che vendono prodotti o servizi. A mo’ di esempio si citano l’alleanza dei milanesi Metrogramma con gli americani Rossetti per proporre un prodotto integrato nel settore sportivo e quella dei trentenni romani Biquadro con uno studio malese per tentare di affacciarsi sul mercato asiatico. Gli architetti italiani all’estero – sottolinea il rapporto della Fondazione Migrantes - non si riescono a censire e manca una ricerca scientifica su questo tema: è un fenomeno in continuo mutamento e in forte espansione. Gli architetti italiani che lavorano in Europa sono mossi dalle facili comunicazioni, connessi dai social network, animati dalla curiosità per un mondo complesso e diversificato, spinti dalla voglia di perfezionare e specializzare il proprio profilo professionale più di quanto abbia fatto l’accademia italiana. Si mischiano con i colleghi e si identificano più con l’Europa che con il loro paese di origine. Alcuni trovano spazio nei grandi studi, altri hanno aperto un proprio ufficio, in tanti cambiano con alta frequenza il proprio mestiere, imparando nuovi lavori, confrontandosi con compagnie di diversa taglia e costruendo un profilo specializzato e altrettanto diversificato. L’Italia, intanto, come accade in molti altri settori, si impoverisce di intelligenze irrequiete e brillanti che dall’estero inventano un nuovo modo di lavorare. I giovani che hanno successo all’estero sono quelli con un curriculum solido, con una forte determinazione e iperflessibili. Dall’analisi di decine di profili di giovani emigrati all’estero si deduce che i professionisti devono costruire il proprio profilo sommando esperienze forti e devono essere pronti alla mobilità, ovunque. La conoscenza delle lingue e degli standard internazionali è basilare. Attraverso questo percorso anche gli architetti italiani riescono a rivestire posizioni di rilievo nell’ambito aziendale difficilmente raggiungibili in Italia. I professionisti impegnati all’estero esprimono anche la necessità di un’ottimizzazione degli anni e della qualità del percorso di laurea per essere pronti per il mercato del lavoro in continua evoluzione e sempre più sfidante. In Italia evidentemente non ci sono progetti di grande respiro e l’innovazione che si sperimenta all’università non trova sempre applicazione nel mercato italiano. (Red)

 

MIGRANTES: PAPA FRANCESCO ESEMPIO PERSONA “COSTANTEMENTE MIGRANTE”

Roma, 3 ott - “Esempio quanto mai attuale di una persona ‘costantemente migrante’ è, Papa Francesco, l’elezione del quale è stata salutata da molti, fedeli e non, come una ventata di novità perché ha risposto a quanto chiesto alla Chiesa in questo periodo di difficoltà: trasparenza, semplicità e conforto”. È quanto sottolinea il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. “Intorno alla figura del Papa – ricorda il rapporto - è sorto un grande entusiasmo che ha costanti e continue manifestazioni di affetto, dall’elezione di marzo scorso, da parte di tanta gente che viene ricambiata da un successore di Pietro ‘migrante tra i migranti’. Il ‘primo Papa emigrante’ si è detto, italodiscendente, figlio di genitori della provincia di Asti emigrati in Argentina; il primo Papa che arriva dalla ‘fine del mondo’. Un Papa straniero, ma italiano che si fa ‘piccolo tra i piccoli’”. “Papa Francesco – spiega il rapporto - ha dato il via a un nuovo modo di dialogare con la folla, diretto, con domande e risposte. Il Santo Padre si esprime, saluta, benedice in italiano ribadendo il forte primato culturale che, al di là dei risultati pratici dovuti probabilmente a politiche poco attente, la lingua italiana ha nel mondo. Forte delle sue origini piemontesi, Jorge Mario Bergoglio ha scelto l’italiano come lingua franca del suo pontificato sottolineando quanto la lingua italiana sia divenuta sempre di più nei secoli anche la lingua della religione cattolico-cristiana data la sua ricchezza e profondità lessicale capace di ‘descrivere la’ e di ‘dialogare con’ la complessità dei sentimenti e degli affetti del mondo globale dove, uno sguardo su skype o una telefonata, sicuramente suppliscono la prossimità fisica, ma non possono di certo sostituire una mano che tiene stretta quella dell’amico in difficoltà o il bacio su una guancia di un padre o di una madre”. (Red)

 

MIGRANTES: ITALIANI IN CINA, +905 RESIDENTI NEL 2013

Roma, 3 ott - Nel 2013, rispetto all’anno precedente, hanno stabilito la residenza in Asia più di 3.500 italiani. E’ questo uno dei dati che emergono dal Rapporto italiani nel mondo 2013 a cura della Fondazione Migrantes. Il paese maggiormente interessato da questi spostamenti è stato la Cina la cui comunità italiana è costituita da oltre 6.700 unità (+905 italiani residenti nel 2013). Alla Cina il Rapporto italiani nel mondo ha dedicato una specifica ricerca denominata Progetto Amico (Analisi della migrazione degli italiani in Cina oggi), che mira ad analizzare l’esperienza lavorativa e di vita degli italiani in Cina e gli aspetti che rendono sempre di più il paese una meta per l’emigrazione. L’indagine – condotta attraverso la sponsorizzazione della Fondazione Migrantes e che sarà presentata integralmente nel 2014 – è ancora in corso e vuole portare alla luce un fenomeno fino ad oggi ritenuto marginale, ma che ha ormai raggiunto rilevanza soprattutto dopo la crisi economica. L’analisi si basa non solo sull’elaborazione dei dati statistici sulle presenze, ma anche sulle testimonianze degli italiani, raccolte durante un’indagine sul campo condotta nell’aprile del 2013 a Pechino, Canton e Shanghai. Tramite le interviste è stata data voce ai membri della collettività italiana, attivi nei settori più disparati: dal business all’arte, dal volontariato alla ristorazione, dalla ricerca allo studio della lingua cinese. L’indagine sul campo, inoltre, ha fatto emergere le problematiche e le criticità avvertite dagli italiani nel corso dell’esperienza migratoria in Cina, che spaziano dalle difficoltà per l’ottenimento o il rinnovo del visto, alla crescente competizione sul mercato del lavoro, al rapporto con la popolazione autoctona. E’ stato elaborato un sondaggio online al fine di rilevare le caratteristiche della “migrazione sommersa”, riguardante coloro che risiedono in Cina per brevi periodi e che quindi non risultano iscritti all’Aire. (Red)

 

MIGRANTES: ITALIANI IN CINA TRIPLICATI RISPETTO A 2006

Roma, 3 ott - Dagli ultimi dati a disposizione (Aire, 1 gennaio 2013) risulta, da quanto si legge sul Rapporto italiani nel mondo a cura della Fondazione Migrantes, che la presenza italiana in Cina ha registrato un costante trend di crescita negli ultimi sette anni. Infatti, la popolazione italiana residente nel 2013 è più che triplicata rispetto al 2006 (+239%), passando da 1.989 iscritti a 6.746, con un picco di trasferimenti nel 2006 (+27%) e nel 2009 (+25%). Il 71% della popolazione italiana in Cina risiede a Hong Kong e nelle aree di competenza di Shanghai (34% e 37%), il 16% nelle province che fanno capo alla circoscrizione di Pechino e il 13% in quelle amministrate dal Consolato generale di Canton. (Red)

 

MIGRANTES: ATTENZIONE A GIOVANI E A LORO MOBILITA’

Roma, 3 ott – “Decidere di emigrare oggi non deve essere un allarme sociale, ma una valida opportunità di crescita data soprattutto ai più giovani o, comunque, a quelle persone che vogliono percorrere strade diverse e mettere alla prova se stessi. Il confronto, con realtà europee o oltreoceano, per motivi di studio, lavoro o specializzazione è per le persone coinvolte, ma anche per i paesi in cui ciò avviene, un’opportunità di arricchire ed essere arricchiti dalla diversa provenienza culturale e dalla differente formazione”. È quanto sottolinea il rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. “La messa in comune di competenze e conoscenze nell’ambito di una rotazione di figure più o meno specializzate potrebbe – se largamente condivisa – essere la condizione attualmente più favorevole alla globalizzazione – sottolinea il rapporto -. Non si parla solamente di tecnici o di laureati, ma anche degli stessi disoccupati o di coloro che sono in cerca di prima occupazione dopo aver concluso gli studi in Italia perché la formazione avuta in Italia è potenziale ‘guadagno’ per i luoghi di accoglienza di questi connazionali una volta giunti a destinazione. Tuttavia è fondamentale che la partenza sia una scelta e non un obbligo e quindi diventa importante da un lato il superamento di questo momento di forte recessione economica e dall’altro la messa in atto di politiche di agevolazione e tutela del lavoro sia a livello nazionale che internazionale intervenendo anche su modalità contrattuali che prevedano e tutelino lo spostamento e la bi-nazionalità, la variabilità continua dello 'spazio' e del 'tempo' di lavoro, nonché l’uso durante l’attività di strumenti in mobilità. L’Italia, da questo punto di vista, ha ancora molta strada da fare. È inoltre importante considerare e cercare di limitare la rabbia con cui oggi molti degli italiani lasciano l’Italia, un sentimento talmente forte che provoca delusione nei confronti del territorio di partenza e un atteggiamento di rifiuto anche quando, all’estero, si trova una risposta positiva alle proprie aspettative. Tale rabbia inficia i rapporti, l’immagine dell’Italia all’estero e, riportando l’uomo al centro della riflessione, questo rancore produce problematiche sociali sempre più in espansione quando il migrante italiano, dopo aver vissuto il fallimento del suo progetto migratorio, rientra in Italia”. Secondo la Fondazione Migrantes “occorre quindi considerare l’intera tipologia di migranti di oggi perché parlare di ‘cervelli’ solo nel caso dei laureati, dei dottori di ricerca o degli specializzati che vanno via dall’Italia non è eticamente corretto. La storia ci ha consegnato storie di self made man che senza saper leggere e scrivere hanno fondato, nell’Ottocento e nel Novecento, veri e propri imperi. Altrettanto vero è, però, che non si può tacere che dal punto di vista economico la partenza di un laureato e/o specializzato è molto più incisiva sul già precario equilibrio economico italiano che continua a ‘regalare’ all’estero il suo capitale umano senza alcun investimento o politica di circolazione dalla quale avrebbe solo che da guadagnare. L’I-Com, Istituto per la Competitività, ha calcolato ad aprile 2013 – sulla base di più di 240 brevetti depositati oltre confine ogni anno dai migliori 50 talenti italiani – che il valore degli italiani all’estero, laureati di età compresa tra i 20 e i 34 anni, potrebbe arrivare, tra vent’anni, a 3 miliardi di euro. La preferenza a depositare i brevetti di scoperte e invenzioni fuori del territorio italiano non deve meravigliare perché all’estero si è più propensi ad accogliere e valorizzare le nuove idee. Non ci sono quindi solo ragioni meramente economiche. Dalle interviste realizzate per questo studio sorprendono le motivazioni personali dove ritorna, a più riprese, il valore della meritocrazia completamente assente, a detta degli intervistati, in Italia e l’esistenza invece di una cultura del lavoro fossilizzata sulla competizione e non, come avviene all’estero, sulla cooperazione, la vera chiave di volta oggi nell’era della globalità”. (Red)

 

EMIGRAZIONE, LICATA (MIGRANTES): GIOVANI NON IN FUGA, MA CITTADINI DEL MONDO

Roma, 3 ott - “Molti giovani italiani decidono di spostarsi all'estero prima ancora di laurearsi. Svizzera, Regno Unito e Germania le mete scelte”. Lo sottolinea Delfina Licata, curatrice del Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. “I giovani emigranti non si definiscono ‘cervelli in fuga’ ma ‘cittadini del mondo’. "Dopo otto anni di studio sull'emigrazione italiana sono sicura che è importante fare rete e dialogare. Bisogna approfondire il tema della mobilità". (PO / Gil)

 

EMIGRAZIONE, PEREGO (MIGRANTES): ARRIVI E PARTENZE AIUTANO A CAPIRE PAESE

Roma, 3 ott - "Attorno al fenomeno dell'emigrazione è importante avere letture diverse. Il Rapporto italiani nel mondo 2013 è uno strumento ampio e rinnovato”. Lo ha detto monsignor Giancarlo Perego alla presentazione del Rapporto italiani nel mondo 2013: "Arrivi e partenze – ha commentato Perego - aiutano a capire il nostro paese". (Gil)

 

MIGRANTES: DONNE ITALIANE IN CINA, MOLTE GIOVANI PROFESSIONISTE

Roma, 3 ott – Una parte del Rapporto italiani nel mondo 2013 è dedicato alla migrazione delle donne italiane in Cina. Molte di loro sono giovani professioniste: docenti universitarie, architetti, avvocati, designer, creative, organizzatrici di eventi, cameriere, giornaliste, responsabili per società di import-export, consulenti aziendali, operatrici in Ong. Altre hanno semplicemente seguito il marito o il compagno in una missione di lavoro di lungo periodo. Secondo il Rapporto a cura della Fondazione Migrantes, la presenza delle donne italiane in Cina svolge un importante ruolo di coesione non solo a livello familiare, ma anche a livello sociale. Molte di loro, soprattutto tra i 30 e i 50 anni, hanno reinventato la loro professione secondo le esigenze e le peculiarità della realtà cinese di riferimento, portando le loro istanze personali come fattori di innovazione e nuove forme di sviluppo. Un aspetto rilevante è quello delle giovani madri single, le quali nonostante le difficoltà quotidiane, hanno deciso di affrontare le vicissitudini non solo della loro condizione di straniere, ma anche della loro vita genitoriale. I cambiamenti politici ed economici in corso a livello globale e in Cina stanno determinando lo sviluppo di nuovi settori in cui la domanda da parte cinese è in costante aumento, via via che la loro società si articola ed esprime nuovi bisogni sia individuali che collettivi. Oltre ai classici prodotti di punta del made in Italy, nella percezione dei cinesi l’unicità del know-how italiano comprende, in misura sempre maggiore, altri ambiti quali l’architettura, l’urbanistica, la conservazione del patrimonio artistico, la sanità, ecc. Su questi ed altri terreni si registra un interesse e un flusso crescente di forza-lavoro intellettuale di origine italiana, che esporta “eccellenze” sotto forma di servizi e cultura. Sempre più alta è l’attenzione da parte dei cinesi ad aspetti attinenti, in senso ampio, alla qualità della vita, al mangiare sano e al vivere bene. La promozione di questi fattori culturali non solo apre spazi innovativi nel mercato del lavoro per gli italiani in Cina, ma costituisce la vetrina per aumentare la nostra competitività sul mercato cinese. (PO / red)

 

MIGRANTES: AUMENTANO CINESI CHE TORNANO IN PATRIA

Roma, 3 ott - Secondo quanto emerge dal Rapporto Migrantes 2013 e in particolare dal Progetto Amico, tra gli “italiani” che decidono di trasferirsi in Cina, si sta facendo strada una categoria particolare: quella dei cinesi di “ritorno”, ovvero i cittadini cinesi nati o cresciuti nel Belpaese che, grazie ai titoli di studio acquisiti in Italia e alla padronanza della lingua italiana e cinese, si lasciano alle spalle la recessione in Europa per cavalcare l’ondata di crescita del Dragone. Secondo quanto riportato a gennaio 2013 dal Financial Times, gli effetti della recessione non rendono più appetibile l’Italia per gli immigrati cinesi, che preferiscono tornare in patria o addirittura spostarsi verso altre destinazioni, come l’America Latina o il Canada. I ragazzi nati o cresciuti in Italia hanno esigenze e ambizioni diverse rispetto ai loro genitori; essi, forti di una commistione culturale e di una dimestichezza linguistica, sono propensi a spendere le proprie capacità in un ambiente dinamico all’estero. In molti mettono da parte la divisa da cameriere del ristorante di famiglia e intraprendono la carriera imprenditoriale in Cina. Tra i giovani cinesi della “diaspora di ritorno” c’è chi ha ottenuto la cittadinanza italiana dopo anni di lungaggini burocratiche e adesso vive in Cina con un visto per stranieri. (Red)

 

MIGRANTES: LEGGE SU VOTO ESTERO OBSOLETA

Roma, 3 ott - “Le questioni principali su temi come cittadinanza e diritto di voto sono da un lato come conciliare il diritto di uguaglianza tra tutti i cittadini italiani con i criteri di legame affettivo alla Patria nella quale da tempo non si vive più e di partecipazione attiva e piena alla vita politica della nazione nonostante la distanza e dall’altro fino a quale generazione è giusto consentire di mantenere la cittadinanza a chi lascia definitivamente il paese di origine”. È quanto sottolinea il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. Al tema si è voluto dedicare uno specifico spazio in questa edizione del Rapporto italiani nel mondo “per cercare di rispondere a come sia possibile conciliare la tolleranza alla cittadinanza plurima dovuta in un contesto globale rispetto all’applicazione normativa della cittadinanza e dei diritti che da essa derivano. L’Italia si sta da tempo confrontando con la modifica di una legge sulla cittadinanza ormai desueta rispetto alla società pluriculturale che dovrebbe disciplinare. Allo stesso modo, per i tanti connazionali all’estero le indicazioni sulla cittadinanza per chi da italiano è residente all’estero e la conseguente legge sul voto che ne è derivata, sembrano essere altrettanto obsolete. Esse, infatti – sottolinea la Fondazione Migrantes -, sembrano rispondere più alle peculiarità delle dinamiche migratorie italiane del Novecento ed escludono totalmente le nuove mobilità caratterizzate da precarietà logistica e frequenti spostamenti all’interno di uno stesso Stato estero o di più Stati. Andrebbero perciò indagate nuove forme di inclusione per queste categorie temporaneamente fuori dei confini nazionali oppure oggetto di turnover geografici impossibilitati quindi a rispettare i regolamenti attualmente in essere relativi all’iscrizione nelle liste elettorali e i criteri di residenza continuativa”. (Red)

 

 

 

MIGRANTES: MEDIA NON DIMENTICHINO EMIGRANTI IN DIFFICOLTA’

Roma, 3 ott - “È necessario curare maggiormente l’immagine dell’Italia sia per quanto riguarda i mass media italiani che per quelli internazionali. La cura deve partire dal giornalismo italiano con una maggiore preparazione al tema, l’uso di una deontologia professionale che si rifaccia a documentazione veritiera e certa e a parole scevre di giudizi. Dilagano, invece, termini forti, allarmismo e notizie tendenziose spesso al servizio di questa o quella corrente politica. Occorre pensare alla formazione di una nuova classe giornalistica attenta, capace e soprattutto formata e specializzata in politica estera. Quest’ultima va considerata nella nuova accezione di ‘mondo globalizzato’ e di ‘spazi comuni’ in cui l’internazionalizzazione economica e l’interculturalità hanno modificato l’immagine e i limiti di ciascun territorio”. È quanto sottolinea il Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. “Che siano o meno iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, che facciano o meno parte dell’elettorato l’attenzione all’italiano all’estero in condizione di difficoltà è prioritaria - sottolinea la Fondazione Migrantes -. Tra questi non possono essere dimenticati i detenuti, le famiglie in condizioni di povertà e gli anziani disagiati che, all’estero, percepiscono la pensione oppure che si ritrovano ad affrontare grossi problemi burocratici. Una sensibilità nuova viene, invece, richiesta da quegli anziani che attualmente si stanno spostando fuori dai confini nazionali perché all’estero la pensione italiana permette loro una vita migliore. Ha riscosso ampio stupore il caso della Tunisia o, comunque, quello dei paesi del Nord dell’Africa prossimi all’Italia e per i quali si sono realizzati recentemente vari articoli di approfondimento e servizi televisivi. Particolare attenzione meritano anche le famiglie italiane in mobilità che per questioni lavorative, con o senza figli, vivono tra due o più nazioni convivendo con lontananza e mancanza di prossimità fisica. Occorre pensare a pratici sostegni a queste situazioni che spesso portano a ‘caos emotivi’ e ad affetti precari. Si considerino inoltre i migranti sconfitti dall’emigrazione che continuano nel loro turnover geografico o rientrano in Italia. Nelle parrocchie italiane questo fenomeno inizia ad essere particolarmente visibile e lo è anche all’estero, dove il sacerdote continua ancora a fungere da ‘soggetto del conforto’ per i giovani e i meno giovani in preda a depressione e forti crisi di identità”. (Red)

 

EMIGRAZIONE, TOSO (MIGRANTES): TUTELARE ITALIANITA’ ALL’ESTERO

Roma, 3 ott - “Da dieci anni vivo a Bruxelles e ho conosciuto l'emigrazione sulla mia pelle. Il rapporto di oggi è un’analisi ricca e ha un filo rosso: l’emigrazione giovane. Partire è uno sforzo fisico e non solo. All’estero è importante trovare strutture di supporto e accoglienza”. Lo ha detto Alberto Toso, redattore del Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. “L’italianità all’estero deve essere tutelata e promossa” ha sottolineato Toso che ha aggiunto: “Bisogna dare sostegno alle potenzialità italiane all'estero”. (Gil)

 

EMIGRAZIONE, LUCCHESI NEL MONDO: ASSOCIAZIONISMO DEVE FARE RETE

Roma, 3 ott – “L’associazionismo ha contribuito in modo importante al mantenimento dei legami”: lo ha detto la presidente dell’associazione lucchesi nel mondo Ilaria del Bianco alla presentazione del Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. Del Bianco ha ricordato “i 45 anni di attività dell’associazione lucchesi nel mondo” e ha sottolineato: “Il mondo dell’associazionismo è un elemento aggregante. All’estero le associazioni sono elementi ancora vivi perché nascono nella società e per la società”. “Oggi le associazioni devono essere maggiormente flessibili e saper cogliere nuove richieste. L'associazionismo deve aggregare e fare rete”. (Po / Gil)

 

MIGRANTES: NEL 2011 NUMERO ESPATRI PIU’ ALTO DAL 2000

Roma, 3 ott - Nel 2011, secondo l’Istat, le cancellazioni di cittadini per l’estero sono state 50.057 (+10.512 rispetto al 2010), mentre le iscrizioni sono state 31.466 (+3.274 rispetto al 2010). Il numero degli espatri è il più alto registrato dal 2000. Gli emigrati per l’estero hanno in media 34 anni e sono uomini nel 53,1% dei casi. Tra coloro che sono rimpatriati, invece, le donne sono il 51,9% e l’età media è di 36 anni e mezzo. È quanto si legge nel Rapporto italiani nel mondo 2013 della Fondazione Migrantes. I rimpatri risultano piuttosto uniformemente distribuiti sul territorio anche se le regioni che quantitativamente assorbono la maggior parte dei rimpatri sono la Lombardia (5.945), il Lazio (3.174), la Sicilia (2.967), la Campania (2.359) e il Veneto (2.249) che, prese nel loro insieme, raccolgono il 53,1% del totale. Milano (2.598), Roma (2.382), Torino (1.041), Cosenza (911) e Napoli (718) sono le prime 5 province in cui rientrano i connazionali dall’estero. Il 28,9% dei rimpatriati ha più di 50 anni e, in particolare, il 12,8% ha più di 65 anni. Ciò testimonia quanto, a conclusione del percorso lavorativo condotto all’estero, sia ancora oggi avvertito il desiderio di rientro in patria. Il 26,0% di chi rimpatria è diplomato, il 24,4% ha la licenza media inferiore, l’11,6% la licenza elementare e “solo” il 18,9% – come sarà più facilmente comprensibile quando si guarderanno i dati sulle cancellazioni – è laureato. Sul fronte delle cancellazioni per l’estero, i dati del 2011 testimoniano una maggiore propensione allo spostamento delle regioni del Centro- Nord. Infatti, considerando le regioni con valori al di sopra delle 4 mila unità si susseguono, nell’ordine, la Lombardia (9.717), il Lazio (4.843), il Veneto (4.596) e la Sicilia (4.566). Il panorama che viene determinato dai dati provinciali, invece, è di tutt’altro tenore e dà, seppure con cifre fortemente differenti, un riscontro più vario. Nel 2011, infatti, 4.017 cittadini italiani si sono cancellati per l’estero dalla provincia di Milano, 3.976 da quella di Roma. Seguono, a distanza, la provincia napoletana (1.875), quella la torinese (1.849) e, ancora più distanziate, la palermitana (1.078) e la varesotta (1.052). Chi si sposta verso l’estero è, secondo le cancellazioni anagrafiche dell’Istat aggiornate al 2011, effettivamente nel pieno dell’età lavorativa come prima riportato (età media 34 anni), ma va evidenziata la sua preparazione: il 22% è laureato, il 28,7% ha un diploma. Dei 14.372 diplomati però, l’83% ha frequentato l’università o, almeno ha provato, salvo poi prendere la strada dell’espatrio. Detto in altri termini, in un clima di generale recessione economica considerando l’aumento vertiginoso dei tassi di disoccupazione in Italia e del disagio economico e sociale, molti giovani decidono di spostarsi all’estero prima ancora di aver finito l’università, una sorta di emigrazione del “semi-lavorato” dall’Italia che finisce con l’essere “effettivamente plasmato” fuori dai confini nazionali. Di questi non è detto quanti finiranno il percorso di studi, così come non è dato sapere se si sono spostati con l’intento di lavorare o di frequentare un corso all’estero o, ancora, di specializzarsi fuori dai confini nazionali. Quanto affermato viene avvalorato considerando i primi tre territori dove si sono recati, nel 2011, sia i laureati (nell’ordine, Regno Unito, Svizzera e Germania) che i diplomati con almeno un accesso all’università (Svizzera, Regno Unito e Germania). Si tratta, infatti, delle principali realtà europee per quanto concerne la formazione e lo studio, ma anche per la professionalizzazione e la ricerca. Dal confronto tra i dati del 2010 e quelli del 2011 – sottolinea la Fondazione Migrantes - vengono innescati una serie di preoccupanti campanelli di allarme: sono cresciuti, in modo consistente, gli espatriati con licenza media inferiore (erano lo 0,3% nel 2010, sono il 24,4% nel 2011) diretti soprattutto in Germania e in Svizzera, le mete delle catene migratorie dell’ultima grande emigrazione italiana degli anni ’50. Ci si augura che non si abbia a che fare con flussi di giovanissimi che partono subito dopo la scuola dell’obbligo alla ricerca di un lavoro per aiutare le famiglie in forte difficoltà e disagio economico; di conseguenza è aumentato, in modo consistente, il numero assoluto dei minorenni coinvolti in questi spostamenti (dai 6.906 del 2010 agli 8.617 del 2011) che si sono diretti, prioritariamente, in Germania, Francia e Svizzera; aumento degli over 65enni passati da 2.345 nel 2010 a 3.219 nel 2011. (Red)

 

MIGRANTES, RAVAGLIA: RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO “STRUMENTO” UTILITA’

Roma, 3 ott - "Il rapporto italiani nel mondo è per noi uno strumento di grandissima importanza e utilità”. Così questa mattina a Roma l'ambasciatore Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all 'estero e le politiche migratorie. Ravaglia è infatti intervenuta in occasione della presentazione dell'8° Rapporto Italiani nel Mondo redatto dalla Fondazione Migrantes. “L' Italia - ha sottolineato Ravaglia - è l' unico Paese che fornisce assistenza capillare e personalizzata ai propri connazionali che si trovano in difficoltà all’ estero". Non è mancato un riferimento al fenomeno della “nuova emigrazione”: "Oggi sono tanti i giovani italiani all’estero: appartengono alla generazione dei viaggi low cost, della mobilità”. Quindi più che “cervelli in fuga” andrebbero considerati “cittadini del mondo" . “Bisogna tenere presente – ha aggiunto Ravaglia - che bisogna adattare la rete dei servizi consolari a questa nuova mobilità” . “La nuova mobilità, i giovani, vanno ‘intercettati’ con nuove forme di contatto come i social media" ha spiegato Ravaglia." E’ necessario quindi – ha concluso l’ambasciatore - riflettere su come rivedere i servizi per gli italiani all'estero. Ci sono molte sfide aperte: le esigenze aumentano e servono servizi nuovi e aggiornati". L’ambasciatore Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, intervenendo questa mattina a Roma alla presentazione dell’8° Rapporto Italiani nel Mondo redatto dalla Fondazione Migrantes ha ricordato alcuni numeri che ha definito “impressionanti”: “Per le ultime politiche del mese di febbraio abbiamo spedito 3 milioni e mezzo di plichi elettorali in tutto il mondo” . Poi ha sottolineato: “Vengono rilasciati più di 200mila passaporti e 70mila carte d’identità”. Non è mancato un ricordo affettuoso a Carla Zuppetti, ambasciatore d’Italia nella Confederazione Elvetica e nel Principato del Liechtenstein scomparsa a giugno : “E’ andata via troppo presto”. (PO/Gil)

 

PAPA, PEREGO (MIGRANTES): È FRUTTO DI UNA STORIA DI EMIGRAZIONE, ESEMPIO PER GIOVANI

Roma, 3 ott – “Il Papa è il frutto di una storia di emigrazione perché figlio di piemontesi. In questo senso rappresenta un esempio per tutti i giovani emigrati: in lui i giovani che lasciano il proprio paese in cerca di un futuro migliore possono trovare un punto di riferimento”. Così Monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e coordinatore scientifico del Rapporto Italiani nel mondo che è stato presentato questa mattina a Roma. Il fatto che Papa Bergloglio sia stato definito “il Papa degli emigranti” piace a Monsignor Perego che ricorda: “E un aspetto importante che rende la Chiesa vicina alla gente”. (Gil)

 

EMIGRAZIONE, MUSICA: LARICCIA NEL VIDEO RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO

Roma, 3 ott – Questa mattina a Roma si è tenuta la presentazione dell'8° Rapporto Italiani nel Mondo redatto dalla Fondazione Migrantes. Il Rapporto, come ogni anno, fa il punto del fenomeno migratorio italiano ed è l'osservatorio più qualificato ed esaustivo in tema d'emigrazione. All’appuntamento hanno preso parte i redattori del Rapporto così come il presidente della Fondazione Migrantes Francesco Montenegro e il direttore generale Monsignor Gian Carlo Perego. E’ stato inoltre proiettato il video "Rapporto Italiani nel Mondo 2013" del regista Marco Matteo Donat-Cattin. Le musiche del corto sono di Giacomo Lariccia, cantautore e chitarrista italiano residente a Bruxelles, che al video ha affidato anche delle riflessioni su quello che viene definito il fenomeno della “nuova emigrazione”. “Ho accettato molto volentieri e per diversi motivi di partecipare a questo video – racconta infatti Lariccia - con la mia musica e con un intervento. Principalmente è perché presenta quella che di solito viene chiamata ‘fuga di cervelli’ come una ricerca di opportunità: un esercizio meraviglioso di libertà che ci pone non come italiani che scappano ma che inseguono i sogni”. (Gil)

 

EMIGRAZIONE, MICHELONI (PD): MENO DIPLOMAZIA E PIÙ SERVIZI

Roma, 3 ott – “Meno diplomazia e più servizi”. Queste le parole chiave di Claudio Micheloni, senatore del Pd eletto all' estero, che oggi in occasione della presentazione dell'8° Rapporto Italiani nel Mondo, redatto dalla Fondazione Migrantes ha parlato di diplomazia, emigrazione, circoscrizione estero e non solo. Il presidente del Comitato per le questioni degli italiani all' estero ha infatti depositato proprio oggi il Disegno di Legge dal titolo "Delega al Governo per il riordino e l'adeguamento della rete diplomatica e consolare italiana nel mondo e per il rafforzamento dei servizi per l'economia e per i cittadini italiani all'estero". Da martedì prossimo – come si legge sul sito dell’esponente del Pd - inizia, infatti, la raccolta delle firme dei senatori interessati: “Dimostreremo – ha detto Micheloni - che è possibile lavorare in modo diverso e con le stesse risorse. Servono meno diplomazia e più servizi". “Penso – ha aggiunto il presidente del CQIE - che il ministero degli esteri italiano debba mettersi a livello di altri Paesi europei. E’ vero che ci sono poche risorse ma quelle che ci sono vanno utilizzate con serietà”. “Se si toglie il collegio estero – ha poi aggiunto Micheloni - chi ci rimette non è l’emigrazione, ma questo Paese”. Infine un commento alla giornata di ieri: “Questo Governo è diventato indistruttibile e sono sicuro che poterà a termine le riforme. Come minino si arriverà al 2015”. (Gil)

 

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