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GASPARE, VITA SENZA ZUZZURRO

GASPARE, VITA SENZA ZUZZURRO

C’è un passaggio di un monumentale, perfetto, romanzo di Don DeLillo, autore americano di origini italiane - una delle matite meglio temperate della terra - in cui il personaggio uomo guarda silenziosamente sua moglie e si interroga: “Chi morirà prima?” (“Rumore Bianco”)*. I due sono sposati da molti anni, e l’angoscia della solitudine si proietta sull’altra metà, chi morirà prima? Una nube tossica si avvicina pericolosamente, gradualmente, verso la casa di chi racconta; è la stessa paura che dal cielo dell’inquinamento si riflette nell’inquinamento affettivo dell’individuo. Cosa sarà di Gaspare senza Zuzzurro, ora che la nube tossica l’ha portato via? Il rituale impone una certa dittatura d’attenzione per l’assente – Andrea Brambilla, 67 anni, questo il nome di Zuzzurro, aveva un tumore al polmone – come è ovvio. Elencazioni di spettacoli, di programmi tv, il racconto degli esordi. Tutto indissolubilmente legato a Gaspare. Non c’è Zuzzurro senza Gaspare. Ma c’è Gaspare senza Zuzzurro, adesso. Chi morirà prima. Il duo si forma nel 1976, fanno capolino in Rai, nel programma “La Sberla”. Ma la loro consacrazione è made in anni ’80, completamente fininvestiana, perché è al “Drive-In” che devono tutto, che la gente guardava, rideva e diceva ecco Gaspare e Zuzzurro. Come tutte le sere i programmi d’archivio Rai – bellissimi – attivano una nostalgia speciale nello spettatore (la data impressa nei vari spezzoni di repertorio, impone un’immediata domanda: “che facevo io all’epoca?”), così la morte di Zuzzurro c’ha riproposto gli anni ’80. Che facevamo negli anni ’80? Ci si ingrassava davanti alla tele. Ci si cominciava a rincoglionire, attraverso la tele, per la tele. Si abbassava il livello della guardia critica, la soglia della selettività intellettuale, a vantaggio di un pigro, ridanciano intrattenimento (“Panza piena non crede al digiuno”, diceva il poeta). Ma era bello e possibile. Erano anni di crescita di ogni cosa, del debito pubblico, sì, ma anche del benessere medio del Paese, questo paese spendaccione, sperperatore, davanti al televisore, ahahaha, a ridere con Zuzzurro e Gaspare, inzeppandosi di pop corn. La scomparsa di Brambilla significa la definitiva pietra tombale sugli anni ’80, su una formula d’intrattenimento, di varietà, del tutto improponibile oggi. Nel 2002 Brambilla ebbe un grave incidente in auto, che lo costrinse a lungo ad interrompere la sua  attività. Che facevamo nel 2002? Guardavamo il secondo governo Berlusconi, Carlo Azeglio Ciampi era Presidente. Chi morirà prima? Prima è morto Zuzzurro, a lungo convalescente dieci anni fa. L’incidente non è stato solo il suo, è di tutti, che ci chiediamo, nella tetra scarsità di futuro che avanza, quando arriverà la nube tossica. I migliori la arginano, i peggiori la invocano. Purtroppo nemmeno una risata la potrà più seppellire. Non c’è niente da ridere, un abbraccio a Gaspare. (Valerio de Filippis)

 

*(“Chi morirà prima? Domanda che si presenta di quando in quando, come, per esempio: dove sono le chiavi dell’auto? Conclude una frase, prolunga uno sguardo tra di noi. Mi chiedo se il pensiero in sé non partecipi della natura dell’amore fisico, un darwinismo al rovescio, che premi il sopravvissuto con tristezza e timore. O è un elemento inerte dell’aria che respiriamo, una cosa rara come il neon, con un punto di fusione, un peso atomico? La stringevo tra le braccia sulla pista di cenere”).

(© 9Colonne - citare la fonte)