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Domenico De Masi
e il nuovo Mappamondo

Domenico De Masi <br> e il nuovo Mappamondo

Non chiamarlo semplicemente sociologo è il primo passo per incontrare Domenico De Masi, l’inventore della formula magica - l’ozio creativo - senza ridurlo ad un mero professore universitario. E non che sia poco, solo che De Masi è un po’ di più di un accademico di lungo corso. E’ di più, definitivamente di più, da quando ha dato alle stampe il monumentale “Mappa Mundi”, quasi 900 pagine edite da Rizzoli, che s’impegnano nel cercare “modelli di vita per una società senza orientamento”. La spinta ideale del libro trasforma il sociologo in filosofo. Non fraintendiamoci: non è un testo di teoria del pensiero, eppure sfida una condizione: la temporalità - cosa concessa ancora ed ancora per poco ai poeti (ce ne sono ormai meno dei koala) ed ai filosofi. “Mappa Mundi” è un viaggio. Un viaggio nei millenni dei modelli culturali del passato, passati in rassegna, come se fosse possibile camminarci sopra, fermarsi e raccogliere un reperto ancora buono per costruirci qualcosa. Qualcosa da regalare al futuro, da consegnare alle generazioni future. Il professore spiega: “Io giro molto il mondo e mi sono accorto che, tutti, ricchi e poveri, in ogni continente, sono incazzati. Anche in Usa, per esempio, la gente non ha più la sensazione di vivere bene, e dall’11/09 in poi migra in Cina… Mi sono chiesto il perché di questa diffusa infelicità. La risposta che mi sono dato è che tutte le civiltà precedenti avevano i propri modelli. Modelli culturali, valoriali, e quindi modelli di vita. Dal 1900 l’uomo non ne ha più. Perché? Succedono cose che azzerano diversi campi: nel 1900 Freud pubblica “L’Interpretazione dei sogni”, sconquassando la psicoanalisi. Nel 1905 Albert Einstein elabora la teoria della relatività, sconquassando la fisica. Picasso nel 1907 espone le sue opere, e sconquassa la pittura figurativa. 1919, Joyce pubblica l’Ulisse: 20 pagine non hanno punteggiatura… e così via. I modelli attorno ai quali l’uomo s’è organizzato nella storia non sono infiniti, ne ho contati circa 30. I principali sono 15. Ogni modello nasce sulla base del precedente. Noi siamo la prima civiltà che non ha un modello teorico! E’ per questo che siamo infelici, non per la crisi economica globale. E, come i cartografi che hanno mappato il mondo, siamo davanti ad una carta vuota, completamente da riscrivere. Cosa è lo Stato? Cosa è il Mercato? Cosa ne è della destra? Della sinistra? Cosa – addirittura – è un uomo, e cosa una donna? Non si capisce più. Abbiamo bisogno di una mappa nuova. E la cosa non può farla un uomo da solo. Intanto dei 15 modelli che analizzo, bisogna capire cosa si può salvare. Del modello cinese, cosa si può salvare? Di quello classico, del modello comunista, di quello liberale? Il disorientamento – continua De Masi – in genere noi lo attribuiamo ai politici, ma la colpa non è loro. E’ degli intellettuali che non hanno elaborato, escogitato, cercato, nuovi modelli. Letta, Grillo, lo stesso Renzi, cosa possono aver studiato a scuola? Sono nelle stesse condizioni, perché vivono in una contemporaneità senza modello”. Come direbbero insieme Jovanotti&Cremonini: “Ho visto un posto che mi piace. Si chiama Mappa Mundi…”.

Valerio de Filippis

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