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La crisi sta riducendo
il flusso migratorio

La crisi sta riducendo<br>il flusso migratorio

di Paolo Pagliaro

Il dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali (UN-DESA), ha diffuso gli ultimi dati disponibili sulle migrazioni, evidenziando come negli ultimi 23 anni (1990-2013) il fenomeno è in forte crescita globale, essendo passato dai 154 milioni di migranti presenti nel 1990 ai 232 milioni attuali (2013), pari al 3,2% della popolazione mondiale. Il tasso di crescita annuo del flusso migratorio è passato dall1,2% del decennio 1990-2000, al 2,3% del decennio 2000-2010 per poi ridursi all’1,6% di questi ultimi tre anni a causa della grave crisi economica che ha interessato i Paesi avanzati. In cifre assolute, il flusso migratorio annuo del periodo 1990-2013 è stato di 3,4 milioni l’anno, pari allo 0,05% della popolazione mondiale.

Come fa notare Nicola Cacace sulla rivista Eguaglianza e Libertà, l’Africa, col suo miliardo e più di abitanti, sulla base del tasso di crescita mondiale del flusso migratorio, dovrebbe avere 500mila emigranti ogni anno, e invece, malgrado la terribile situazione di sofferenza per guerre e persecuzioni, non supera i 300 mila emigranti.

Per quanto riguarda lo stock di migranti presenti nei singoli paesi, la quota del 3,2% della popolazione mondiale è assai variabile da paese a paese. A parte le quote eccezionali dei paesi arabi (Quatar 86%, Emirati arabi e Kuwait, 70%), di seguito sono riportate le quote dei principali Paesi avanzati: Usa 12,7%, Germania 12,5%, Regno Unito 12,9%, Francia 12,1%, Spagna 16,2%, Italia 8,2%. Da segnalare il caso della Spagna che a differenza degli altri paesi di immigrazione storica, ha la sua alta quota solo negli ultimi 20 anni, proprio a causa del suo record mondiale di bassa natalità, che condivide con l’Italia da 30 anni a questa parte.
(30 giugno 2015)

(© 9Colonne - citare la fonte)