Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Emma Bonino, l’italiana d’Europa che sfiorò il Quirinale

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Emma Bonino, l’italiana d’Europa che sfiorò il Quirinale

Emma Bonino sarebbe stata la prima donna presidente della Repubblica, se fosse stata eletta nel 1999, quando al Colle salì Carlo Azeglio Ciampi. Ma sebbene “nazione” e “Italia” siano parole al femminile, “Stato” no, e tantomeno Capo dello Stato. Il nostro paese non era pronto a concedersi uno strappo alla regola. Tuttavia la candidatura di Emma Bonino, seppure nella mancata elezione, ha segnato un passo in avanti nel riconoscimento delle eccellenze femminili al pari di quelle maschili, e tanto più ce ne si può accorgere, se si accede al suo sito personale, emmabonino.it, nella sezione che si chiama appunto: Emma For President (così titolava in quel periodo un articolo di El Pais, paragonandola addirittura a Garibaldi), in cui sono raccolti alcuni documenti statistici davvero interessanti. Furono fatti molti sondaggi allora su quale Presidente gli italiani avrebbero preferito, se Ciampi, Dini, Violante, Amato. Stando alle risposte, per una volta, il Paese non era spaccato, volevano tutti lei, Emma Bonino. Lo confermava la SWG, uno dei più accreditati istituti demoscopici, l’Abacus, che realizzò un sondaggio per la trasmissione di Michele Santoro, “Moby Dick”, e lo stesso risultato lo dava anche Datamedia. Si creò un comitato attorno alla Bonino, pieno di persone che s’erano convinte dell’opportunità di farla salire al Quirinale. Gente come Indro Montanelli e Franca Rame, Rita Levi Montalcini, Lucio Dalla, Margherita Hack, Umberto Veronesi. Lo voleva il cosiddetto paese reale, lo volevano anche gli outsider, i non allineati, condannati però a spingere la montagna delle cause perse, mai arresi alla sua inamovibilità. Infatti questa candidatura dal “basso”, non istituzionale, non venne accettata dalla politica. Non era del resto una procedura ortodossa. Ora, buona parte degli italiani viventi non vedrà un discorso del 31 dicembre a reti unificate di una presidente donna, ci si accontenti di averne una di donna che ce l’ha quasi fatta. Una che gli italiani avrebbero voluto, che qualcuno avrebbe nominato “Presidente Ombra”, e che oggi, dopo una luminosa carriera nelle istituzioni europee, continua la sua attività come vicepresidente del Senato, dando credito a chi ritiene che le rivoluzioni efficaci si fanno dal di dentro. “Non una donna in politica, ma una donna politica. Politica significa rompere gli schemi, costruire consenso sociale, assumersi responsabilità. Una donna politica conosce la politica, non la disprezza e non la esalta. Tiene conto dei suoi limiti e cerca di forzarli e di oltrepassarli. Per questo si impegna, a prescindere dalle facilitazioni di carriera…”. Lo scriveva il politologo Gianfranco Pasquino tracciando il profilo del candidato ideale per il Quirinale. Ma lasciando il colle, non si può scrivere Bonino senza passare sulla parola “radicale”; come quella volta nel 1975, dopo un periodo di latitanza, quando Emma si auto-consegnò alla giustizia per procurato aborto, inaugurando una nuova battaglia dopo quella sul divorzio. E domani, quale sarà la guerra di domani, Emma?

 

(© 9Colonne - citare la fonte)