Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SE MANCA L'INSEGNANTE, 8 VOLTE SU 10 GLI STUDENTI NON FANNO LEZIONE

SE MANCA L'INSEGNANTE, 8 VOLTE SU 10 GLI STUDENTI NON FANNO LEZIONE

Nelle scuole italiane quando l’insegnante è assente, in 8 casi su 10 la lezione salta. Con gli alunni che rimangono sui banchi senza fare nulla. La denuncia arriva da un’indagine del portale Skuola.net, che su questo tema ha intervistato circa 1.500 studenti iscritti nelle nostre scuole: “quando il prof di ruolo manca per qualche giorno – spiegano gli autori dello studio - le classi sono spesso lasciate a sé stesse, e circa l’80% dei ragazzi non fa lezione, anche quando un altro docente presenzia in aula. Durante l’ora di buco, 1 studente su 3 dichiara che la classe rimane scoperta senza alcun tipo di sorveglianza”. Il risultato di una serie di risorse tagliate nel corso degli anni a cui si sono aggiunte nuove norme: come quella che prevede l'assunzione di un supplente anche per un solo giorno nelle scuole medie e superiori. Il risultato, come evidenza l’indagine, è l'assenza di alternative valide per assegnare un docente nuovo e sostituire il collega che si assenti uno o comunque pochi giorni. Per queste emergenze mediamente una scuola pubblica italiana percepisce annualmente un forfait che non supera i 2 mila o i 3 mila euro. Considerando che un’ora di supplenze nella scuola pubblica viene compensata con 35 euro, è evidente che il budget è utile a “coprire” a mala pena cento ore di sostituzioni. In termini pratici, significa che se i finanziamenti del Miur-Mef venissero utilizzati ogni volta che si rendesse necessario, quindi ogni volta che mancasse un docente dell’istituto, già prima della pausa natalizia di ogni anno scolastico gli istituti avrebbero estinto l’intero finanziamento ministeriale. Lasciando gli studenti privi di sostituto per i restanti sei mesi, ogni qualvolta si assenti il titolare dell’insegnamento per un numero ridotto di giorni. L’unica soluzione per i dirigenti scolastici, a quel punto, sarebbe quella di convocare un nuovo insegnante. Ma soprattutto per motivi burocratici tale possibilità viene praticata, almeno nelle scuole medie e superiori, solo in rari casi. “Questo stato di cose – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non fa altro che avallare quanto il nostro sindacato sostiene da tempo: il fallimento della riforma Gelmini. Perché prima delle nuove disposizioni ministeriali, introdotte a partire dalla madre di tutte le leggi che hanno portato tagli alla scuola, la 133 del 2008 voluta dall’ex ministro dell’Istruzione su pressioni dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ogni insegnante collocava nell’orario scolastico alcune ore a settimana proprio per sopperire a queste necessità”. “Non bisogna essere dei profeti per dire che ripristinando quel modello organizzativo, dando di nuovo la possibilità a tutti i docenti in servizio nella scuola di apporre le proprie disponibilità alla supplenza, potremmo parlare di valida soluzione del problema. Solo che servono fondi. Mentre la storia degli ultimi anni – conclude Pacifico – ha dimostrato che ai nostri governanti interessa solo sottrarli. E non portarli sui banchi per valorizzare che vi si siede”. (Cle - 30 mar)

(© 9Colonne - citare la fonte)