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CRISI, LAVORO E RISCHIO DEFLAZIONE FRENANO LA RIPRESA IN ITALIA

CRISI, LAVORO E RISCHIO DEFLAZIONE FRENANO LA RIPRESA IN ITALIA

Per l'Italia c'è qualche segnale positivo ma due ombre aleggiano sulla ripresa, come l'"emorragia" di posti di lavoro e il rischio deflazione: questa, in sintesi, l'analisi che emerge dalla Congiuntura flash di aprile del Centro studi Confindustria. "Le economie avanzate accelerano, le emergenti frenano ancora - sottolineano gli esperti di viale dell'Astronomia -. Per la crescita globale la somma è positiva, perché il cambio di passo delle prime (soprattutto degli Usa) è superiore allo scalare di marcia delle seconde. Così il contesto internazionale si fa più favorevole per la domanda e per i costi. Per la domanda lo si legge nella ripartenza delle esportazioni italiane, saldamente agganciate a quelle tedesche. Per i costi lo si vede dal profilo piatto dei prezzi delle materie prime, che sono più sensibili alle dinamiche dei paesi che stanno salendo la scala dello sviluppo; ciò aiuta a evitare ulteriori compressioni dei margini delle imprese e lascia più risorse per rimettere in moto gli investimenti. In questo quadro, per l'Italia arriva qualche segnale più confortante dal fronte della domanda domestica: il fatturato industriale interno in volume sta aumentando ormai da un anno, la fiducia migliora anche tra le imprese dei servizi, i consumi risalgono e le condizioni per investire sono meno negative". Secondo il Csc però "rimangono due importanti freni e un grave rischio. Il primo freno è costituito dall'andamento dell'occupazione: è vero che questa risente sempre con ritardo delle svolte produttive, ma l'emorragia di posti rimane copiosa; il rilancio dei contratti a termine può aiutare a fare più assunzioni. Il secondo freno è dato dalla contrazione del credito, che prosegue nei primi mesi del 2014 a ritmi molto elevati, anche se in parte compensati dal miglioramento della liquidità grazie al pagamento dei debiti della Pa. Il rischio è connesso a tali freni e si chiama deflazione; se si tiene conto della distorsione verso l'alto della misurazione dei prezzi (che incorpora solo in parte i miglioramenti qualitativi dei beni), la dinamica è già negativa". Secondo Confindustria "il rimedio può essere solo un rapido intervento della Bce, pienamente in linea con il suo mandato; aver stoppato l'apprezzamento dell'euro è solo il primo passo per arrestare la spirale. La crisi Ucraina, ovviamente, non aiuta". (Red – 17 apr)

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