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direttore Paolo Pagliaro

“Brooklyn senza madre”
di Jonathan Lethem

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“Brooklyn senza madre” <br>di Jonathan Lethem

“BROOKLYN SENZA MADRE” DI JONATHAN LETHEM
Lionel Essrog, per tutti “Testadipazzo”, ha la tendenza a cacciarsi nei guai: la sindrome di Tourette lo rende un ribelle dalle frasi sconnesse, violento e pieno di imprevedibili tic. Senza genitori e senza pace, la sua esistenza è colorata da urla e pugni sferrati all’improvviso. La sua salvezza si chiama Frank Minna, un mafioso di poco conto a Brooklyn, che lo tira fuori dall’orfanotrofio e lo trasforma nel suo tirapiedi. Quando però Minna viene pugnalato e il suo corpo senza vita gettato in un cassonetto, Testadipazzo si mette sulle tracce dell’assassino per difendere il suo fragile mondo, ingabbiato dalla malattia ma assetato di giustizia. “Brooklyn senza madre” (Bompiani, pp. 320, 13 euro) di Jonathan Lethem è un noir che consegna alla letteratura contemporanea un personaggio indimenticabile, esploratore dei bassifondi di New York con la stessa caotica determinazione con cui affronta il labirinto della propria mente. (Red)

“2041”: TORNA LO SPETTRO DI UN FUTURO DISTOPICO
A 30 anni esatti dall’ambientazione di 1984, il capolavoro di George Orwell, lo spettro di un futuro distopico si affaccia anche in Italia. “2041” (Fazi, pp. 260, 14 euro) di David Becchetti è un romanzo d’esordio in cui un rigido sistema di standardizzazione che investe ogni aspetto della vita quotidiana annulla ogni forma di libero arbitrio e individualità. In una grigia Italia del futuro, l’Ente di Programmazione Nazionale gestisce le vite dei cittadini fin nei minimi dettagli. Tra i colletti bianchi che sciamano all’ombra dei palazzi dell’Ente, ascensori di vetroresina e uffici tutti uguali, si muove il protagonista, un brillante funzionario in carriera che si occupa di riorganizzazione demografica a scapito delle minoranze e delle debolezze sociali. Tutto scorre monotono e regolare nella sua vita quando, all’improvviso, il desiderio di un’esistenza più autentica e quello di amare ed essere amato sconvolgeranno tutti gli equilibri faticosamente costruiti e conservati negli anni. Quando il protagonista, colto da un irrefrenabile impulso per cui scardinerà i rigidi schemi in cui da sempre vive, manometterà il sistema centrale, verrà scoperto e giudicato dall’intero sistema fino all’amarissimo e tragico epilogo. (Red)

FIAMMA ARDITI DA’ VOCE AI PALESTINESI
Senza schierarsi a priori per una parte o per l’altra, Fiamma Arditi raccoglie in “Buongiorno Palestina” (Fazi, pp. 250, 16 euro), le voci di 21 palestinesi. Il risultato è il ritratto fresco e sorprendente di un popolo che spesso conosciamo solo attraverso gli stereotipi. Le voci dei palestinesi possono dirci molto in questo momento di nuove tensioni in tutto il Medio Oriente e in vista di una possibile ripresa dei negoziati di pace sospesi dal 2010. Nato a New York, il progetto di questo libro si è sviluppato come un viaggio dalle sponde dell’Atlantico al cuore del Mediterraneo. Attraverso una fitta rete di contatti, la giornalista e attivista Arditi ha incontrato e conosciuto personalmente decine di palestinesi, ha ascoltato le loro storie di vita e le ha tradotte in una serie di racconti di valore letterario e politico. Il volume non intende prendere parte all’annoso conflitto, piuttosto fornire un nuovo quadro e suggerire, attraverso una rosa di singolari biografie, possibilità di vita alternative, strategie di fuga dalla violenza nate in una striscia di terra carica di tensioni. (PO / Red)

I BAMBINI RACCONTANO LA STORIA DI CIPI’
Mario Lodi ha scritto “Cipì” (Einaudi Ragazzi, pp. 152, 11 euro) insieme ai suoi alunni. I veri autori sono i bambini: sono loro a provocare, suggerire, inventare, raccontare la loro esperienza. Al di là della finestra della loro aula, i ragazzi di una piccola scuola di campagna hanno scoperto e annotato via via, nel corso dell'anno, la vita dei passeri sui tetti, nei cortili, negli orti. È nata così l'idea di scrivere insieme la loro storia. Protagonisti del racconto sono, con Cipì e la sua compagna Passeri, un gatto, una margherita-poeta, tanti altri passeri e farfalle e soprattutto il sole, le nuvole, la pioggia, tutta la natura con l'eterno ciclo delle stagioni. Il libro narra la scoperta del mondo con i pericoli e gli ostacoli che i protagonisti affrontano con la sola forza vitale dei valori universali: l'amicizia, la solidarietà, la libertà. Nella società di oggi, che sembra averli dimenticati, “Cipì” propone ai bambini la realtà positiva dei valori umani più alti. (Red)

“I FIGLI DELLA REPUBBLICA”: UN’INVETTIVA DI MAURIZIO MAGGIANI
E’ in gioco il destino di una generazione, di una generazione venuta dopo il secondo conflitto mondiale, cresciuta per essere sana, salda, e di solidi princìpi, benedetta dai genitori e benedetta dal mercato in via di espansione. Maurizio Maggiani chiama i suoi coetanei “beati”, e delle beatitudini stila l’elenco, come fosse la carta delle grandi promesse da mantenere. E poi arriva la svolta e la rivolta, i “beati” educano una nuova classe dirigente che però veste ancora la camicia della rivoluzione. Seguono dunque le maledizioni delle occasioni sprecate, dei tradimenti perpetrati e di quelli subiti, degli amori sbagliati e dei leader incensati. “I figli della Repubblica” (Feltrinelli, pp. 64, 8 euro) avrebbero potuto essere la coscienza critica dei tempi nuovi, sembrano perdersi in una sbornia cattiva e svegliarsi senza potere, e forse anche senza volere. Maggiani scrive un’amara invettiva a conferma che i conti non sono stati ancora fatti, e che forse qualcuno, dei giovani che avanzano nell'incertezza, può farsi venire l'idea di prendere il testimone là dove è stato abbandonato. In fondo qui non è in gioco il passato, ma ciò che un certo passato ha lasciato e continua a lasciare nel nostro presente. (Red)

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