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DL IRPEF, 80 EURO IN PIÙ A 10 MILIONI DI ITALIANI

DL IRPEF, 80 EURO IN PIÙ A 10 MILIONI DI ITALIANI

“Abbiamo mantenuto la parola data, alla faccia di tutti i gufi e di tutti i rosiconi”. E’ molto soddisfatto il premier Matteo Renzi e non lo nasconde affatto quando finalmente, dopo due ore di Consiglio dei ministri, può scendere nella sala stampa di Palazzo Chigi e annunciare che sì, gli 80 euro promessi saranno nelle buste paga di 10 milioni di italiani a partire da maggio. Con il decreto appena varato dal governo “i denari” nelle tasche dei lavoratori arriveranno nella forma di un bonus che riguarderà chi percepisce un reddito annuo lordo “da 8 a 26 mila euro”, mentre per gli incapienti e le partite Iva bisognerà aspettare “le prossime settimane”. Non ci sarà nessun intervento su aliquote Irpef, quindi, o sui contributi. Secondo il presidente del Consiglio “l’intervento di oggi non è che un primo passo” anche se “significativo e corposo”. E comunque si tratta di “una misura strutturale” e non di una tantum, così come “è strutturale il processo del taglio della spesa” e la riduzione dell’Irap del 10% che scenderà dal 3,9 al 3,5%. Tutto senza gli ipotizzati tagli alla sanità, un successo rivendicato mentre era ancora in corso il Cdm dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Ufficiale, niente tagli alla sanità! – twitta Lorenzin - Non una vittoria personale, ma dei cittadini e del Ssn. Ora avanti tutta con patto salute e riforme”. Quanto alle coperture, il premier ribadisce che per il 2014 saranno necessari 6,9 miliardi, mentre nel 2015 si sale a 14 miliardi. Perlopiù i soldi saranno recuperati attraverso tagli alla spesa pubblica. Si parte dai vari livelli istituzionali, con Comuni, Regioni e Stato che saranno chiamati a concorrere con 700 milioni a testa di risparmi per l’acquisto di beni e servizi (in totale sono 2,1 miliardi di euro). E poi ministeri faranno la loro parte “con 200 milioni di euro in più” di risparmi “rispetto ai conti che erano già stati fatti”, mentre “60 milioni di euro arriveranno dagli organi costituzionali”. Pure la Rai dovrà stringere i cordoni della borsa per 150 milioni ma potrà decidere come farlo (il governo suggerisce la vendita di Rai Way e la riorganizzazione delle sedi regionali, ma non c’è nessun obbligo normativo). Un capitolo a parte è dedicato ai dirigenti pubblici: “Noi mettiamo un tetto di 240 mila euro insormontabile per gli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione”, sottolinea Renzi che poi non si risparmia in sarcasmo: “Ci sono autorevoli dirigenti che minacciano la fuga nel privato? Brivido, se vogliono andare nel privato avranno la nostra lettera di referenza”. E a proposito di tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici, il premier lancia un messaggio chiaro anche al Parlamento, di cui il governo non può naturalmente che rispettare l’autonomia: “Penso che sarebbe un gesto molto bello se Camera e Senato riflettessero di dare un segnale come quello che dà oggi il governo”. Il settore difesa contribuirà ai risparmi con “400 milioni di euro, di cui 150 con lo spostamento del programma F35” e anche il comparto dell’editoria dovrà fare i conti con la scure di Renzi: “Non tocchiamo il fondo dell’editoria, almeno per adesso - annuncia Renzi - ma non ci sarà più l’obbligo antistorico di pubblicate gli annunci sui quotidiani”, con un risparmio di 100 milioni di euro. E di questo certo, chiosa Renzi, “capisco che gli editori non saranno entusiasti”. (Pif - 18 apr)

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