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direttore Paolo Pagliaro

DL LAVORO, OK CAMERA MA BATTAGLIA RINVIATA

La Camera ha detto il primo sì al decreto Lavoro (283 voti a favore, 161 contrari e un astenuto) ma non sarà certo l’ultimo perché il provvedimento verrà cambiato al Senato e dovrà quindi ritornare sulla strada di Montecitorio. E’ questo infatti l’accordo con cui la maggioranza che sostiene il governo Renzi ha votato ieri compattamente la fiducia e oggi il provvedimento così come uscito dalla commissione Lavoro. E proprio le modifiche inserite nella commissione presieduta dall’ex ministro Pd del Lavoro Cesare Damiano saranno al centro del dibattito-scontro che si aprirà a Palazzo Madama: estensione da uno a tre anni della durata dei rapporti di lavoro a tempo determinato senza che sia necessaria specificare una causale, con le possibili proroghe che dalle originarie otto previste dal governo sono passate a cinque; l’obbligo di assunzione (il governo aveva pensato solo a una multa) per quelle aziende che superino il limite del 20% di contratti a termine rispetto a quelli a tempo indeterminato; il reinserimento dell’obbligo di un piano formativo individuale in forma scritta, che tuttavia viene semplificato nella sua redazione (l’esecutivo l’aveva cancellato del tutto); l’obbligo di assumere il 20% degli apprendisti prima di poterne avere degli altri per le aziende con più di 30 dipendenti (anche questo non previsto dal testo uscito dal Cdm). A ribadire la posizione critica del Nuovo Centrodestra (che insieme a Scelta civica vorrebbe un ritorno al testo originario del decreto) è stata oggi la capogruppo Nunzia De Girolamo, che in dichiarazione di voto alla Camera ha sottolineato come il decreto scritto dal ministro Poletti “è un grande passo avanti rispetto alla legge Fornero ma noi fin da ora diciamo forte e chiaro che nel passaggio al Senato deve essere corretto”. Certo il provvedimento “è un pilastro dell’azione di governo” e per questo Ncd non ha fatto mancare il suo contributo nel voto ma su questo provvedimento chiede a Renzi di assumere un ruolo da protagonista per arrivare a una mediazione che superi i nodi irrisolti. “Il Dl Poletti – ha aggiunto De Girolamo - va nella direzione giusta ma non ci convincono affatto le strambate delle ultime ore che hanno portato in aula un testo completamente diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri” perché “non c’è lavoro futuro se mettiamo al primo posto la difesa del lavoro passato”. E le modifiche approvate in commissione Lavoro invece, secondo De Girolamo, “ci riportano indietro nella palude” tanto evocata dal premier Renzi. Di parere completamente opposto il presidente dei deputati del Partito democratico Roberto Speranza, che nel suo intervento ha sottolineato come “sia stato prezioso il lavoro della commissione” sul testo del decreto uscito dal Cdm perché “è stato migliorato nei confronti delle imprese e dei lavoratori”. Oltre a ribadire che il provvedimento “va approvato nel più breve tempo possibile”, Speranza ha ricordato come “nella stagione che viviamo la vera posta in gioco è provare a dimostrare che la politica non è il problema ma può essere la soluzione”. E rivolgendosi alla capogruppo Ncd De Girolamo ha concluso: “L’obiettivo del Pd non è quello di prendere uno 0,5% in più” alle elezioni. La risposta della De Girolamo non si è fatta attendere e tra il piccato e l’ironico ha rilanciato: “Siamo interessati ad un 0,5% in più. Anzi, vogliamo andare anche oltre. Ma ci riferiamo alla percentuale di occupazione giovanile che noi, anche attraverso necessarie modifiche al Dl Lavoro, vogliamo far aumentare”. Durante il dibattito in aula, al termine della dichiarazione di voto del deputato Walter Rizzetto, i colleghi a 5stelle hanno messo in scena una protesta alzando le mani legate con una catena e mostrando cartelli che componevano la scritta “Schiavi moderni”. (PO / Pif – 24 apr)

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