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direttore Paolo Pagliaro

PD DIVISO SUL JOBS ACT
BERSANI ALL'ATTACCO

PD DIVISO SUL JOBS ACT <BR>BERSANI ALL'ATTACCO

Prima Fassina, Civati e Cofferati, oggi Bersani e Orfini. Dentro il Partito democratico l’accelerazione sulla legge delega sul lavoro imposta dal governo agita le acque già poco chete che bagnano il Nazareno. Dopo le parole di ieri del leader dell’unica corrente rimasta fuori dalla segreteria (“Sul lavoro c’è molto da discutere”) e la netta bocciatura del responsabile economico del partito nell’era bersaniana e dell’ex segretario della Cgil: “L’emendamento proposto dal governo contiene tutte le ricette della destra agognate per anni e arginate perfino durante il governo Monti in condizioni politiche molto meno favorevoli di oggi” (Fassina), “la cancellazione del reintegro in caso di licenziamento discriminatorio è un grave errore politico” e “spero ci sia un ripensamento del governo e nel partito” (Cofferati), oggi è l’ex segretario Pier Luigi Bersani ad esternare tutte le sue perplessità sulla linea del governo e a chiedere al premier Renzi di dire con chiarezza quello che vuole fare.

BERSANI - “E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie”, dice Bersani in un Transatlantico affollato di parlamentari che da settimane ormai non riescono ad eleggere due giudici della Corte costituzionale né tantomeno tutti i membri laici del Csm. "Io mi ritengo una persona di sinistra liberale - sottolinea Bersani - e penso che ci sia assolutamente la necessità di modernizzare le regole del lavoro dal lato dei contratti e dei servizi. Ma leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte”. Un attacco duro, che incalza il premier con richieste precise di chiarimenti rispetto alle linee di riforma del mercato del lavoro annunciate da Renzi durante il suo discorso programmatico alle Camere sui “Mille giorni”. “E’ ora di poter discutere con precisione - dice Bersani - cosa intendiamo quando diciamo che bisogna superare il dualismo e l’apartheid nel mercato del lavoro, quando diciamo che bisogna estendere le tutele universalistiche, quando diciamo che bisogna tenere, nella crisi, in equilibrio i rapporti di forza tra capitale e lavoro. Quando diciamo queste che sono cose basiche per un Paese”.

ART. 18 - E rispetto al superamento delle tutele previste nell’articolo 18 per i neoassunti l’ex premier rilancia: “Io vorrei ricordare che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non ci raccontassero cose che non esistono”, sottolinea Bersani, tornando ancora una volta a chiedere chiarezza sulle intenzioni dell’esecutivo perché, spiega, “l’emendamento che è stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpretazione. Leggo oggi sui giornali come attribuite al governo delle interpretazioni che secondo me vanno chiarite”, conclude, e “l’abolizione della reintegra è uno degli aspetti, non è il solo”. Insomma, la minoranza del Pd non è disposta a stare alla finestra mentre Renzi e il suo governo “cambiano verso” anche al mondo del lavoro. Il premier dovrà affrontare innanzitutto una dura battaglia interna al suo partito, portata avanti dall’area tradizionalmente più vicina alla Cgil ma non solo. E il tweet di questa mattina del presidente Matteo Orfini è lì a testimoniarlo nero su bianco: “I titoli del Jobs Act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”. (Pif – 18 set)

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