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direttore Paolo Pagliaro

“Enrico IV (ma forse no)”: Tarasco rivisita Pirandello

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

“Enrico IV (ma forse no)”: Tarasco rivisita Pirandello

TARASCO REINTERPRETA PIRANDELLO CON “ENRICO IV (MA FORSE NO)”
Debutta in prima nazionale e apre la stagione teatrale #Argot30 Il Folle Volo, martedì 23 settembre alle 21 al Teatro Argot Studio di Roma lo spettacolo “Enrico IV (ma forse no)” da Luigi Pirandello per la drammaturgia e regia di Matteo Tarasco. In scena, fino al 12 ottobre, Sidy Diop, attore che si è formato con la Compagnia Lavia e che ha interpretato Tokumbo in Gomorra La Serie; Brenno Placido visto sul grande schermo nel film “La Bella Addormentata” di Marco Bellocchio e volto noto della fiction tv “Tutti pazzi per amore” insieme a Federico Le Pera che nel 2012 ricopre anche il ruolo de “Er Teatro Novo” nel format teatrale Dignità Autonome di Prostituzione; Tiziano Panici, attore, regista e anche direttore artistico del Teatro Argot Studio. Lo spettacolo dopo la prima romana proseguirà poi il suo tour in Europa con tappe a Parigi, Berlino, Londra e Madrid e, prima di tornare in Italia per la stagione 2015-2016, approderà al Lincoln Center Theatre di New York. (Cle)

A ROMA LA COMMEDIA “USCIRO’ DALLA TUA VITA IN TAXI”
Cosa succede quando l’amore, il tradimento, la menzogna e l’equivoco si incontrano su palco? Ce lo racconta dal 30 settembre al 12 ottobre al Teatro Ghione di Roma “Uscirò dalla tua vita in taxi”, la commedia comica di K. Waterhouse e W. Hall. Un grande successo internazionale riadattato e diretto da Pino Ammendola e interpretato da Franco Castellano, Maria Letizia Gorga, Maximilian Nisi e Ketty Roselli. Gli ingredienti sono quelli classici della commedia ironica e pungente dal gusto tipicamente inglese: i tradimenti coniugali, veri e presunti, la paura d’amare e di essere amati, l’incapacità di parlare sinceramente, la solitudine. L’umorismo inglese, ma anche molto italiano, accompagnerà l’intera commedia insieme alla musica dei Beatles che riporterà il pubblico a quegli anni in cui i rapporti interpersonali erano forse più complicati, ma sicuramente più intensi. “Ambientata negli anni ’60 – dice il regista Pino Ammendola, noto autore e attore - la commedia porta in scena l’amore e la sua complessità e rappresenta cosa avviene quando, per paura, smettiamo di essere sinceri con noi stessi e con il partner. Nessuno dei personaggi vive la vita che vorrebbe, nessuno ha il coraggio di dirlo all’altro, nessuno si svela per quello che è veramente. Ma tutti, alla fine, districandosi tra bugie ed equivoci trovano loro stessi. La differenza come motore della vita, la forza della diversità come qualità e non come difetto è questa la cifra di regia che ho voluto portare in questo bellissimo testo”. (Cle)

GIANCARLO GIANNINI INTERPRETA PIETRO ARETINO
Ai Quartieri dell’Arte di Viterbo approda Giancarlo Giannini per dare vita, in prima mondiale, a uno dei più bei testi prodotti dal genio rinascimentale di Pietro Aretino, nell’ambito del suo lavoro di riscrittura della materia sacra. Riadattato da Gian Maria Cervo, “Vita di Maria Vergine” vedrà Giannini cimentarsi i prossimi 27 e 28 settembre in una sorta di “Divina Commedia” dagli sfondi patetici e psicologici all’interno di Palazzo dei Papi: location scelta non a caso perché fu qui, durante la festa teatrale del 1462 nella Piazza San Lorenzo, che venne rappresentata l’Assunzione della Vergine. A dirigere Giannini sarà Adriano De Santis. Se Aretino si preoccupa, nella sua composizione, di calare il suo descrittivismo pittorico (che in alcuni momenti molto drammatici si colora dei toni dell’ascetismo) in una struttura narrativa dai ritmi serrati, concepita per avvincere, Cervo adatta e sintetizza l’opera in una narrazione teatrale per flash rivelando la sua straordinaria modernità. “E’ soprattutto merito della lingua efficace e spedita di Aretino - dice Cervo - Io mi sono limitato a spostamenti, a piccoli emendamenti nelle scelte verbali e a tradurre il principio di causalità, già fortemente presente nell’opera, in termini più contemporanei. Questa è un’opera molto ambigua e quindi politica in senso moderno. Aretino la scrive per ottenere la porpora cardinalizia ma nonostante questo rivendica il suo diritto alla ‘Inventio’, alla vivacità, alla riorganizzazione dei materiali sacri per creare una struttura avvincente e affermare la sua personalità d’artista”. La serata sarà introdotta dai Sermones di e con Francesca Bartellini, opera ambientata in un futuro prossimo immaginario in cui una donna arcivescovo, Madre Eva, che ha raggiunto il potere sacro nelle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa cristiano-cattolica, parla ai suoi fedeli mentre riceve missive dalla sua collega inglese che insinuano in lei un dubbio: il percorso che l'ha portata fino a lì è giusto? E’ possibile aprirsi a una costruzione del Sacro che abbracci i due principi, il femminile e il maschile, in un unico cerchio magico fondativo? Il finale è una possibile chiave di lettura per l’adattamento dell’opera aretiniana che segue. (PO / Cle)

AL BRANCACCIO “DIGNITA’ AUTONOME DI PROSTITUZIONE”
Un nuovo approccio allo spettacolo, un modo per ridare “Dignità” al lavoro dell’attore e al contempo una provocazione giocosa e sorprendente per riavvicinare il pubblico al mestiere più antico del mondo. Tutto questo è “Dignità autonome di prostituzione”, lo spettacolo diretto da Luciano Melchionna in scena al Teatro Brancaccio di Roma e con la partecipazione straordinaria di Antonella Elia, Fiordaliso, Francesco Montanari, Joan' Negrie, Michela Andreozzi, Max Vado ed altri artisti che saranno protagonisti a sorpresa solo in alcune repliche che si terranno il 27-28, 30 settembre e poi dal primo al 5 ottobre e ancora il 7 e l’8 ottobre. Ecco le “istruzioni per l’uso” per i “clienti/spettatori” che all'ingresso, con il biglietto, “ritirano alcune banconote: moneta 'locale' del postribolo. Con quelle e solo con quelle, possono contrattare e 'consumare' le 'prestazioni' durante la serata. Gli artisti/prostituti, in vestaglia o giacca da camera, adescano o si lasciano adescare dagli spettatori/clienti. Gli accordi sono completamente affidati ad entrambe le parti. Le cortigiane della casa chiusa possono scegliere di non vendersi e possono anche litigare tra di loro pur di accaparrarsi i clienti più 'generosi', i quali a loro volta possono decidere di lasciare anche una mancia dopo: sempre ‘se gli è piaciuto’. Le ‘pillole di piacere teatrale’ sono monologhi classici o contemporanei (per lo più del Melchionna) della durata di 10/15 minuti circa e hanno luogo negli spazi più disparati: toilettes, uffici, camerini, bagni, sottopalco, automobile, ecc. Le performance avvengono in contemporanea tra loro - solo su richiesta di uno spettatore e/o vari gruppi - durante tutta la serata, senza soluzione di continuità: gli attori si concedono più volte a sera, a seconda della loro resistenza. Ogni 'pillola' dovrà in qualche modo emozionare, far riflettere e divertire lo spettatore, laddove per divertimento si intenda ‘uno stupore nuovamente sollecitato’ da un teatro che non è auto-celebrativo, ermetico o fine a se stesso ma prima di tutto magia e sogno”. (Cle)

IN SCENA “MILANOIR MILANUIT, VALIGIE E CANZONI” DI COLAPRICO
Uno spettacolo-racconto che narra la Milano della mala e raccoglie i personaggi in “bianco e nero” che l'hanno vissuta. Scritto e interpretato da Piero Colaprico, giornalista e scrittore di appassionanti gialli, lo spettacolo “Milanoir Milanuit, valigie e canzoni” andrà in scena dal 26 al 28 settembre al Teatro Menotti di Milano. In equilibrio tra romanticismo, ricostruzione storica e passione politica, lo spettacolo rivela l’epopea di una città che rinasce dopo la guerra. Le bische, le osterie e la nebbia, i gangster gentiluomini e la mafia, ma anche aneddoti, canzoni e leggende di una Milano che non c’è più. Come una valigia che nel suo peregrinare per la città si è riempita di sogni e desideri, dei vestiti degli attori e delle canzoni, talvolta anche di mazzette e cocaina, di esplosivo e di faldoni per il palazzo di giustizia. Una valigia piena di canzoni, che suonavano prima della guerra e che ci portano sino all’Expo, dalla nebbia alle luci del futuro, canzoni “snebbiate” dalla voce notturna di Didi Martinaz, colonna portante del racconto di Colaprico, icona di una Milano che con brani come “El me Ligera”, “La ballata del pitur” o “Il motorino”, mescola riso e dramma, vita dura e furbizia. Per i meno giovani è l’occasione di ritrovare i colori del fumo e del vino, di ascoltare la cadenza milanese all'interno di una betola/osteria trasformata in happy hour. Per chi non c’era, questa può essere una delle ultime occasioni per entrare davvero, mani e piedi, cuore e cervello, là dove s’incontravano nonni e genitori. Milano le radici le ha. E’ che, a volte, sembrano invisibili. Sino a quando, d’improvviso, non senti un ronzio da centrale elettrica, un fremere sotto i piedi, sono proprio quelle radici milanesi che sussurrano a chi sa dove ascoltare: “Eccomi, se hai un sogno, un’idea, provaci, e fidati, adesso è il momento”. (Red)

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