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direttore Paolo Pagliaro

"E' IMMINENTE LA FINE DEL MIO MANDATO"

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, definisce “imminente” la conclusione del proprio mandato presidenziale. Nulla che non si sapesse, ma ora arriva l'ufficialità da parte dello stesso inquilino del Colle. Per annunciare le sue prossime dimissioni, il Capo dello Stato ha scelto il tradizionale discorso al corpo diplomatico in occasione degli auguri di Natale. Napolitano ha voluto salutare gli ambasciatori in occasione della “prossima fine di questo anno 2014 e l'imminente conclusione del mio mandato presidenziale”. A loro ha parlato dei problemi dell'Italia, ma anche delle “enormi potenzialità intellettuali ed umane della nostra gente”, del “patrimonio di cultura e di storia, di capacità di innovazione, di realizzazione e di gusto, di creatività anche nello stile, che fanno dell'Italia un paese unico al mondo”. Poi è arrivata una sorta di benedizione per l'attività riformista di Renzi: “Sono certo che avrete anche apprezzato l'ampio e coraggioso sforzo che il governo italiano sta compiendo per eliminare alcuni nodi e correggere taluni mali antichi che hanno negli ultimi decenni frenato lo sviluppo del paese e sbilanciato la struttura stessa della società italiana e del suo sistema politico e rappresentativo. Un'opera difficile e non priva di incognite, quella avviata e portata avanti dal presidente del Consiglio e dal governo”. Discutendo di Ue, il Presidente ha deplorato la “rapida e preoccupante crescita di movimenti e partiti euroscettici o apertamente antieuropei (l'Italia ha votato in qualche misura controcorrente)” ma ha anche apprezzato il “passo avanti importante verso l'europeizzazione del dibattito politico all'interno dei singoli paesi membri”. In questo senso, “è innegabile che la Commissione guidata dal presidente Juncker abbia un profilo più nettamente sovranazionale e si ponga obbiettivi ambiziosi per rispondere alle sfide comuni in una chiave certamente più 'politica' di quelle che l'hanno preceduta. L'Europa, sia pur lentamente e con difficoltà e contrasti, inizia a considerare se stessa e a funzionare come un'entità politica unitaria, in cui pur convivono tanti e diversissimi approcci, interessi, identità culturali, valori e aspirazioni. La nostra comune battaglia sarà nei prossimi anni quella di far riscoprire ai nostri giovani le ragioni più che mai attuali dello stare insieme e di far apprezzare ai cittadini gli enormi benefici che l'integrazione europea ci ha garantito”. Nel nostro semestre europeo, ha aggiunto, “l'Italia ha svolto il suo ruolo nella piena consapevolezza di quanto sia diffuso il bisogno di ricreare lo slancio propulsivo e ideale che segnò l'avvio e la crescita dei processi di integrazione europea. Insieme ad altri paesi ci siamo sforzati, con qualche successo, di focalizzare l'attenzione e la volontà politica dei paesi membri sull'imprescindibile necessità che l'Unione sia nuovamente motore di crescita e di sviluppo, sapendo combinare tale primario obbiettivo con realistiche regole di riequilibrio e disciplina fiscale”. Ragionando sul centenario dello scoppio della Grande Guerra, Napolitano si rammarica del fatto che oggi, anziché far tesoro di quei drammi, “vediamo invece una grande parte dell'umanità colpita da una strana e quasi incomprensibile pulsione verso la disgregazione - in varie e critiche aree del nostro mondo - di meccanismi di interazione collaudati in cui si era strutturata per decenni la collaborazione tra le nazioni e gli uomini in vista del bene comune”. Il Capo dello stato ha poi evocato il concetto di “disarmo verbale” utilizzato da Hans-Dietrich Genscher, spiegando che è “necessario raffreddare il dibattito, metter fine alle esasperazioni e unilateralità, recuperare la fiducia reciproca, ricercare soluzioni realistiche, praticabili per evitare l'aggravarsi del quadro delle ingovernabilità e l'allargamento della mappa delle crisi”. In questo quadro, “un segno inatteso e benvenuto in questo senso ci è giunto ieri dagli annunci del Presidente degli Stati Uniti Obama e del Presidente di Cuba Raul Castro, di una svolta nei rapporti tra i due paesi”. (Asc – 18 dic)

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