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direttore Paolo Pagliaro

Missione Expedition 371, ricercatrice
italiana alla scoperta del paleoclima

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(24 luglio 2017) Si chiama Claudia Agnini ed è l’unica ricercatrice universitaria italiana scelta per la missione “Expedition 371” del più importante consorzio internazionale (USA – Giappone - Europa) per la perforazione dei fondali oceanici denominato IODP - International Ocean Discovery Program. Scopo scientifico di Expedition 371 è duplice: studiare la tettonica delle placche in quell’area geografica e risolvere un enigma paleoclimatico. Alla sua seconda esperienza di ricerca, la prima fu nel 2012 dove studiò i carotaggi delle perforazioni dell’area atlantica nord-occidentale a sud di Terranova in Canada, Claudia Agnini, ricercatrice del Dipartimento di Geoscienze dell’Ateneo patavino, partirà il 27 luglio da Townsville in Australia sulla nave Joides Resolution. Selezionata come paleontologo di bordo e specialista esperto di nannofossili calcarei, la docente di micropaleontologia e paleoclimatologia di Padova, è tra i 31 ricercatori della missione “Tasman Frontier Subduction Initiation and Paleogene Climate” che avrà termine ad Hobart in Tasmania il 26 settembre (Expedition 371 - 2017). Come micropaleontologa, il suo ruolo sarà quello di classare microfossili calcitici per datare i sedimenti recuperati nei carotaggi durante la spedizione. Un’esperienza prestigiosa e fondamentale perché “lo studio oggi di quel che successe 50-60 milioni di anni fa – dice - ci permetterà di capire come sarà il clima sulla nostra Terra e il destino, per fortuna non troppo prossimo, che ci aspetta”.(PO / red)


SCHEDA / LA MISSIONE


Il personale scientifico a bordo della Joides Resolution, il cui equipaggio totale ammonta alle 150 unità, perfora 24 ore su 24 la crosta terreste raggiungendo in media profondità, rispetto alla linea dell’acqua, che vanno da 2.500 ai 4.500 metri in base al tipo di ricerca effettuata, pur avendo in ogni caso un potenziale di scavo di 9.000 metri. Ogni missione recupera circa 4-5000 metri di carotaggi di sedimento che vengono preliminarmente studiati a bordo dallo staff scientifico soprattutto per inquadrarli cronologicamente. A terra, i sedimenti recuperati vengono stoccati in particolari magazzini (repository) situati a Brema, al College station in Texas e in Giappone. Dopo sei mesi dalla fine della missione i ricercatori sottopongono i campioni a esami mirati per determinare la composizione mineralogica, quella chimica delle acque imprigionate nel sedimento, dei minerali presenti e le loro proprietà fisiche confrontando gli esiti paleontologici, sedimentologici, stratigrafici, geochimici e geofisici. Per il primo aspetto la zona di Tonga-Kermadec e Izu-Bonin-Mariana durante l’Eocene inferiore, 50 milioni di anni fa, fu teatro di una importantissima fase di subduzione che ha causato il cambiamento di direzione dell’immensa placca pacifica. Dall’altro, durante lo stesso intervallo di tempo in cui si sviluppava questo importante evento tettonico, il nostro pianeta viveva il periodo più caldo del Cenozoico, cioè degli ultimi 66 milioni di anni, tanto che le calotte polari non esistevano.

(© 9Colonne - citare la fonte)