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C’era una volta
il candidato premier

C’era una volta <br> il candidato premier

di Paolo Pagliaro

Da molti anni siamo abituati al fatto che, quando si tratta di rinnovare il Parlamento, i partiti si presentano agli elettori con un candidato premier. Ma non è detto che questo accadrà anche in futuro. Intervistato dalla Stampa, il deputato Nico Stumpo – esponente della minoranza pd – dice che con una nuova legge elettorale, forse verrà meno l’esigenza di avere un candidato premier, visto che le coalizioni si potrebbero formare non prima del voto ma dopo.

E’ esattamente ciò che prevede (e teme) il politologo Roberto D’Alimonte, secondo il quale sta per tramontare il modello di competizione della Seconda Repubblica basato su coalizioni che si formavano prima delle elezioni.

Perché questo modello possa funzionare occorre che sia sostenuto da almeno uno dei due meccanismi elettorali in vigore nella cosiddetta Seconda Repubblica. Il primo è il collegio uninominale, il secondo è il premio di maggioranza. Il collegio uninominale ha funzionato nel 1994, 1996 e 2001, grazie alla legge Mattarella. Poi è arrivata la riforma berlusconiana e il collegio è stato sostituito dal premio, grazie alla legge Calderoli. Con il premio si è votato nel 2006, 2008 e 2013.

In questi 22 anni ha avuto un senso presentarsi agli elettori con un candidato premier. Ma tutto cambierebbe se il prossimo 24 gennaio la Corte Costituzionale cancellasse – come a D’Alimonte sembra probabile – insieme al ballottaggio anche il premio.

In assenza di una maggioranza favorevole a una nuova legge elettorale con i collegi o con il premio, torneremmo così al proporzionale, cioè a un sistema – spiega D’Alimonte - in cui ognuno andrà per conto suo, non vincerà nessuno e il problema del governo si cercherà di risolvere dopo il voto. A quel punto il candidato premier sarebbe più che altro un intralcio.

(© 9Colonne - citare la fonte)