di Paolo Pagliaro

(30 gennaio 2017) Benoit Hamon ha stravinto le primarie socialiste francesi proponendo il “revenu universel”, quello che noi chiamiamo reddito di cittadinanza ed è la risposta a disoccupazione e precarietà, soprattutto tra i giovani. In Italia è la proposta più importante del Movimento 5 Stelle. Per contrastare il dilagare della disoccupazione ci sono anche altre idee. La più antica si può riassumere nello slogan “lavorare meno lavorare tutti”, che in Italia fu popolare negli anni Settanta. Sostenuta da sindacalisti come Pierre Carniti e da studiosi come Domenico De Masi, torna oggi d’attualità grazie all’iniziativa del giuslavorista Piergiovanni Alleva – docente universitario e consigliere regionale in Emilia Romagna - che ha presentato una proposta di legge per ridurre i giorni lavorativi da 5 a 4.  Passare da cinque a quattro giorni lavorativi significa ridurre l'orario di lavoro, e quindi anche il salario, del 20 per cento. Secondo Alleva andrebbe sfruttato uno strumento che già esiste, i contratti di solidarietà espansiva, favorendoli con incentivi e andando poi a coprire le ore mancanti con nuove assunzioni. In Emilia-Romagna i lavoratori dipendenti sono due milioni e i disoccupati circa 160.000. Se la metà degli occupati accettasse la riduzione dell’orario, la disoccupazione verrebbe interamente assorbita. Poiché le leggi nazionali non prevedono alcuna compensazione nel caso di contratti di solidarietà espansivi, Alleva propone di utilizzare risorse locali che consentirebbero, secondo i suoi calcoli, una compensazione fino al 92 per cento del valore del salario. Il lavoratore perderebbe solo l'8 per cento del suo potere di acquisto, ma guadagnerebbe un giorno libero in più alla settimana. Reddito di cittadinanza e riduzione dell’orario sembrano progetti avveniristici, ma la situazione è tale che prima o poi li ritroveremo entrambi nell’agenda delle riforme necessarie.