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Da Draghi all’Italia
un dono miliardario

Da Draghi all’Italia <br> un dono miliardario

di Paolo Pagliaro

(13 febbraio 2017) Stare in Europa spesso paga. Grazie agli interventi della Bce, che ha di fatto azzerato il costo del denaro, nel 2016 il Tesoro ha speso per interessi sul debito 17 miliardi in meno rispetto al 2012, passando da 83 a 66 miliardi. Si prende il 2012 come punto di riferimento perché quando si comunicano i dati relativi all'indebitamento netto, al debito e ad altre grandezze di finanza pubblica, i Paesi europei devono fare riferimento ai quattro anni precedenti.

17 miliardi di risparmio sono un ottimo risultato sul fronte della spesa, anche perché dimostrano che si può invertire una costosissima tendenza. Come è noto, l’Italia è stata costretta a svenarsi per tener fede agli impegni presi con chi ha comprato i suoi titoli. In 20 anni la spesa per interessi sul debito pubblico ha superato i 1.700 miliardi di euro. Una cifra che corrisponde a un anno di Pil.

Durante gli anni '90 la spesa per interessi è stata costantemente sopra i 100 miliardi di euro l'anno con il picco nel 1992-93, quando la lira uscì dallo Sme e il saldo interessi fu superiore all'equivalente di 150 miliardi di euro. Stiamo dunque pagando il costo di sprechi del passato, di cui molti hanno – chissà perché – nostalgia. Ora pare che questo costo si stia riducendo.

Una seconda buona notizia per chi ritiene che l’Europa sia un’opportunità viene dall’Associazione delle Camere di commercio italiane all’estero. Dai suoi dati risulta che l’Italia è tra i principali beneficiari dei fondi europei per la ricerca, l’innovazione e la competitività delle imprese. Con 3.600 bandi vinti e circa 5 miliardi incassati, siamo al quarto posto dopo Gran Bretagna, Francia e Germania. E’ un risultato eccellente perché, come spiega oggi il Sole, per questi fondi non esistono quote ripartite a monte per ciascun Paese, ma tutti giocano contro tutti e la qualità risulta decisiva.

(© 9Colonne - citare la fonte)