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direttore Paolo Pagliaro

Sonia Sotomayor
e il sogno americano

Sonia Sotomayor <BR> e il sogno americano

di Paolo Pagliaro

(3 maggio 2017) Essendo nata e cresciuta nel Bronx, dunque nel quartiere con uno dei tassi di criminalità più elevati d’America e forse del mondo urbanizzato, era probabile che Sonia Sotomayor, figlia di portoricani, avrebbe conosciute le aule dei tribunali solo come imputata o al massimo come testimone di qualche fattaccio. Invece Sonia è dal 2009, da quando cioè la nominò Obama, uno dei 9 giudici della Corte Suprema, primo giudice di origine ispanica e terza donna nella storia a occupare quello scranno, che si mantiene a vita.

Tra il suo destino probabile e quello che invece si è conquistata, Sonia Sotomayor ha tessuto una trama caratterizzata da disciplina, determinazione, perseveranza, forza di volontà. La descrive in un’autobiografia avvincente che ha conquistato l’America e che ora il Mulino pubblica nella versione italiana con il titolo “Il mio mondo amatissimo”. E’ il mondo di una straordinaria famiglia allargata, dove pochi parlano inglese e nessuno sa cosa sia un conto corrente. Ma dove circolano valori che non ammettono compromessi come l’integrità, l’equità e il rifiuto della crudeltà. Con una madre, infermiera di notte, che alla figlia sa insegnare la compassione, l’abitudine al duro lavoro e il coraggio di affrontare l’ignoto.

Il resto lo fanno Perry Mason, che la sera in tv la piccola Sonia guarda incantata, i volumi dell’Enciclopedia Britannica acquistati naturalmente a rate, il sistema universitario americano capace di premiare i meritevoli e i capaci, e la convinzione che attraverso la legge sia possibile assistere un vasto numero di persone in una volta sola.

A chi le chiede perché ha deciso di scrivere la storia della sua vita, decisione abbastanza irrituale per un giudice della Corte Suprema, vostro onore risponde che chi si trova a vivere in circostanze difficili ha bisogno di sapere che il lieto fine è possibile.

(© 9Colonne - citare la fonte)