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Omicidi, la statistica
che non ti aspetti

Omicidi, la statistica <br> che non ti aspetti

di Paolo Pagliaro

(17 maggio 2017) Da 25 anni in Italia va diminuendo il numero degli omicidi. La decrescita iniziata nel 1991 – quando ci furono 1916 omicidi - non si è mai interrotta. L’anno scorso gli omicidi sono stati 397, mai così pochi in un anno da quando l’archivio del Ministero dell’Interno tiene il conto e da quando il sociologo Marzio Barbagli studia il fenomeno. Nell’ultimo ventennio l’Italia ha avuto un tasso di omicidi più basso del Regno Unito e della Francia, che per secoli erano stati, da questo punto di vista, paesi più sicuri.


La diminuzione ha avuto luogo in tutte le regioni, ma in alcune è stata più forte che in altre: un vero e proprio crollo c’è stato in Calabria e Sicilia, due regioni nelle quali la frequenza degli omicidi era nel 1991 ben tredici volte superiore a oggi. La regione più virtuosa è rimasta il Molise, dove nel 2016 non è stato ucciso nessuno. La diminuzione del tasso di omicidi è avvenuta anche nelle grandi città. La flessione è stata spettacolare a Catania, la città che venticinque anni fa aveva il tasso più alto e nella quale oggi è ben tredici volte minore. È stata forte anche a Palermo,  Genova, Milano, Torino e Firenze. Fa accezione Napoli, dove ci si uccide più che nelle altre città, ma comunque molto meno di venticinque anni fa. Commentando questi dati su lavoce.info, Marzio Barbagli e Alessandra Minello osservano che la diminuzione degli omicidi è stata sicuramente favorita dalla lenta affermazione dello stato, della sua capacità di detenere il monopolio della violenza legale, e dalla consapevolezza, da parte dei cittadini, che non ci si può fare giustizia da soli. È stato un mutamento profondo ed è improbabile – secondo i due sociologi - che gli italiani riprendano ad armarsi e a sparare a chi li vuol rapinare solo perché è stata approvata una nuova legge in proposito.

(© 9Colonne - citare la fonte)