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direttore Paolo Pagliaro

Cicale e formiche
tra Sicilia e Veneto

Cicale e formiche <br> tra Sicilia e Veneto

di Paolo Pagliaro

(16 ottobre 2017)Il 22 ottobre votano veneti e lombardi per un referendum autonomista che avrà un significato politico ma nessun effetto pratico, almeno nell’immediato. Il 5 novembre vanno alle urne i siciliani, e in questo caso il voto invece peserà parecchio perché da esso dipende non solo la gestione del potere nell’isola ma anche la reputazione dei leader nazionali alla vigilia delle elezioni politiche.

Nonostante questa differenza fra le tre consultazioni, è possibile tentare un paragone tra Veneto, Lombardia e Sicilia per quanto riguarda la qualità dell’amministrazione locale.

Lo ha fatto, studiando i bilanci dei Comuni per il sito lapostadelsindaco.it, Nicola Melideo. E il risultato è sorprendente. Se si considerano i residui attivi “deteriorati”, cioè i crediti non più suscettibili di tradursi in incassi, si scopre che con 237 euro pro-capite i comuni siciliani guidano la classifica nazionale di crediti diventati carta straccia. In Veneto questo fenomeno (indice – diciamo così - di disinvoltura amministrativa) non si è di fatto verificato e i residui attivi cancellati hanno superato di poco i 4 euro per abitante. Anche nella classifica dei residui passivi, ovvero ritardi e sofferenze nei pagamenti, pochi fanno peggio della Sicilia e meglio di Lombardia e soprattutto del Veneto.

La statistica è significativa perché residui bassi e tendenzialmente stabili nel tempo stanno ad indicare una gestione oculata.

Aggiungiamo che i Comuni del Veneto, con una pressione della fiscalità locale di 834 euro l’anno per abitante, sono anche quelli che, con i Comuni pugliesi, costano meno al contribuente. In Sicilia la pressione tributaria dei Comuni nel 2016 è stata invece di 1.058 euro per abitante. E infine su 10 euro dovuti ai Comuni, in Veneto e Lombardia se ne incassano - in tempi accettabili e senza contenzioso - 8, in Puglia 7, in Sicilia 6.

Così, ragionando sulle sorprese che riserva la finanza locale, si capisce perché i referendum di domenica prossima non sono un capriccio.

(© 9Colonne - citare la fonte)