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direttore Paolo Pagliaro

Barcellona oppressa?
Non si direbbe…

di Paolo Pagliaro

(27 ottobre 2017) La crisi catalana sta precipitando e secondo Sergio Cebriàn, direttore di VoxEurope, nelle strade di Barcellona va in scena una versione post-moderna di nazionalismo, amico dei social media, dei selfie con le bandiere sullo sfondo, basato sull’immaginazione audiovisuale e con un impeccabile strategia di marketing. Ma quasi tutte le rivendicazioni dei separatisti sono infondate. Così come è da dimostrare la maggioranza dei catalani voglia davvero staccarsi dalla Spagna. Nelle ultime lezioni regionali, quelle del 2015, diversi partiti separatisti si sono uniti in un’unica lista che non è arrivata al 40%. E oggi la mozione sull’indipendenza è stata approvata da un Parlamento per metà vuoto. Secondo Cebriàn è una truffa dire che i diritti dei catalani sono stati calpestati, che non è stato permesso loro di votare liberamente, che sono “stati derubati”, o che la loro lingua e la loro cultura sono state “soppresse” dalla Spagna.

Il governo locale è composta solo da catalani ed è competente su moltissimi settori, inclusi la sanità, l’istruzione e la polizia locale. In Catalogna tutti i documenti ufficiali sono scritti in catalano. Si può vedere la televisione in catalano, moltissimi libri e film sono tradotti in catalano. I deputati catalani eletti al parlamento nazionale hanno diritto di utilizzare il catalano nei loro interventi. Il catalano è riconosciuto dallo stato spagnolo come una delle lingue ufficiali.

Su lavoce.info l’economista Marco Trombetta dimostra inoltre, dati alla mano, come non sia vero che la regione sia sfruttata economicamente dal governo centrale spagnolo. E’ vero che la Catalogna paga leggermente di più di quello che riceve, ma nella stessa situazione ci sono anche le altre regioni ricche, come la Comunità di Madrid, l’Andalusia o la regione di Murcia.

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