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direttore Paolo Pagliaro

Aosta: Steve McCurry
e i suoi Mountain Men

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Aosta: Steve McCurry <br> e i suoi Mountain Men

Il Forte di Bard presenta un inedito progetto espositivo di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale. “Steve McCurry. Mountain Men”, fino al 26 novembre, presenta una selezione di 77 tra paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana che mettono in evidenza il continuo processo di adattamento delle popolazioni al territorio montano che influenza ogni aspetto dello stile di vita delle persone. Sono immagini di popolazioni di montagna raccolte da McCurry nel corso dei suoi innumerevoli viaggi: Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, Brasile, Etiopia, Myanmar, Filippine, Marocco, Kashmir, Slovenia e Yemen. La mostra propone in anteprima assoluta, il frutto di una campagna fotografica condotta in tre periodi di scouting e shooting, tra il 2015 e il 2016, che ha avuto come teatro la Valle d’Aosta; un vero e proprio “mountain lab”, laboratorio a cielo aperto sulle specifiche della vita di montagna, dove tra l’altro spiccano i quattro 4.000 metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa. Ben dieci gli scatti in mostra destinati a entrare nell'archivio del più richiesto fotografo al mondo, risultato dell'assiduo lavoro svolto in Valle d'Aosta: un racconto visivo ed emotivo ricco di suggestione.


VENEZIA: NELLA WUNDERKAMMER DI GIGI BON


Il termine Wunderkammer, oggi molto utilizzato e in parte screditato, trova nella esposizione “Gigi Bon Veni Etiam Naturalia e Mirabilia”, presentata fino al 26 novembre nell’ambito della Biennale d’Arte di Venezia, una declinazione contemporanea attraverso un omaggio poetico e consapevole a quella storia del collezionismo, della scienza e dell’arte che nei secoli XVI-XVII vide intrecciarsi natura e artificio nell’età d’oro della meraviglia, ripropostasi nel XX secolo a partire da certo Surrealismo. Si aprono così le porte dello studio-atelier della collezionista e artista veneziana e l’esposizione si sviluppa inoltre nell’unica libreria antiquaria rimasta in città: Lineadacqua. Esposto un florilegio di opere e reperti di naturalia, exotica e scientifica: tutti mirabilia disposti all’interno dell’atelier e in parte nella libreria. Nel recuperare la tradizione tardorinascimentale delle collezioni enciclopediche, nonché quella ermetico-alchemica, Gigi Bon presenta le opere più importanti della propria carriera venticinquennale, insieme con alcuni inediti.


VENEZIA: LO “STALIN PINOCCHIO” DI SAM HAVADTOY


In occasione della Biennale d’arte di Venezia Palazzo Bembo presenta, fino al 26 novembre, la personale di Sam Havadtoy “18 – 17”, parte del progetto Personal Structures - Crossing Borders, organizzato da European Cultural Centre, che presenta sette opere inedite di uno degli artisti più interessanti e originali della scena newyorkese tra gli anni Settanta e Ottanta. Sam Havadtoy, nato a Londra nel 1952, cresciuto nell’Ungheria post 1956, trasferitosi negli Stati Uniti nel 1972, dove ha iniziato a lavorare come arredatore d’interni, ha vissuto da protagonista sul palcoscenico di quella straordinaria stagione creativa, sviluppatasi nella seconda metà del Novecento a New York. In questi anni ebbe modo di conoscere e diventare intimo amico di John Lennon, Yoko Ono - di cui divenne compagno, dopo la tragica scomparsa del musicista inglese - e di altre personalità quali Andy Warhol, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, John Cage e molti altri. Nella storica residenza sul Canal Grande, a pochi passi dal ponte di Rialto, Havadtoy esporrà quattro porte decorate, sulle quali compaiono, per la prima volta delle scritte (Only want your body; Only want your money; Never explain; Never complain). In questi lavori, si respira una forte evocazione sociale e politica, in particolare, Havadtoy si concentra su come il concetto di democrazia liberale sia aggressivamente sfidata in ogni parte del pianeta. Non è un caso che il fulcro ideale della rassegna siano tre busti di Iosif Stalin che, in sequenza, si trasformeranno nell’immagine del personaggio collodiano di Pinocchio.


VENEZIA: L’OSCURITA’ SECONDO BEAT KUERT


In occasione della Biennale d’arte di Venezia, Palazzo Bembo, morbidamente affacciato sul Canal Grande, ospita fino al 26 novembre una grande installazione del regista e artista multimediale svizzero, Beat Kuert.L’esposizione, dal titolo Good Morning Darkness, è parte del progetto Personal Structures - Open Borders, organizzato da European Cultural Centre, in collaborazione con Dust & Scratches. “Good Morning Darkness” è un’opera creata appositamente per l’appuntamento veneziano e si compone di 30 fotografie digitali in bianco e nero che vivono lungo la sottile linea dialettica che lega il buio alla luce.È proprio il buio l’elemento in cui le fotografie di Beat Kuert prendono vita e si presentano nel loro stato originale. Come in una camera oscura le immagini raggiungono la loro forma definitiva, al termine di un processo dinamico che le porta a raccontare una storia, quasi si trattasse di un filmato. L’allestimento, costruito da una tripla striscia di fotografie che si specchiano in due immagini di grandi dimensioni a colori, aiuta il visitatore a immergersi in questa atmosfera cinematografica. Benché si manifestino in bianco e nero, le opere di Beat Kuert si possono definire come falsi monocromi, in cui si percepisce tanta luce; ad esempio, in uno scatto, il bagliore di una sigaretta serrata tra le dita di una ragazza produce una curva luminosa che tocca terra per poi elevarsi a lambire il secondo soggetto, che si scorge solo in parte; o ancora, la luce è una pioggia che bagna due astanti, mentre la fonte luminosa si produce caravaggescamente da una finestra.


FIRENZE: LA PITTURA AD OLIO CHE CONQUISTA LA CINA


La mostra “Il sentimento orientale e la tecnica occidentale”, fino al 30 novembre all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, illustra il lavoro di due giovani e talentuosi pittori di nazionalità cinese, Ling Yun e Zhang Fei, che sono stati studenti all’Accademia di Belle Arti della città. Quarantacinque opere, perlopiù ritratti, nature morte e paesaggi, con uno stile intriso di tendenze iperrealisti, che testimoniano come Ling Yun e Zhang Fei, seppur giovanissimi, nati negli anni Ottanta, siano pienamente maturi per quanto attiene la rigorosa formazione artistica, l’attività svolta e i riconoscimenti conseguiti in questi anni, come dimostra anche il nutrito curriculum di ciascuno. Ling Yun e Zhang Fei si dimostrano abilissimi nella tecnica della pittura a olio, che per i pittori cinesi rappresenta quasi una conquista “esotica”, poiché la loro pittura tradizionale ha per caposaldo tecnico la pittura ad acquarello su carta e la calligrafia. Passando in rassegna le opere di Ling Yun e Zhang Fei, invece, sono immediati i rimandi ai lavori di Vermeer, Baschenis, Chardin, Ingres, Fantin Latour, Annigoni.


SPOLETO: LE TRASPARENZE DI FUKUSHI ITO


“Persona. In the space e in the time” è la mostra personale di Fukushi Ito, promossa dall’Associazione MetaMorfosi e ospitata dal MAG - MetaMorfosi Art Gallery fino al 30 novembre, nei prestigiosi spazi di Palazzo Bufalini, a Spoleto. In mostra, fino al 30 novembre, circa 30 opere di grandi e piccole dimensioni dell’artista giapponese, molte delle quali inedite. Attraverso installazioni ambientali, carta giapponese (washi), foto, plexiglass, pellicole trasparenti, computer drawing, l’artista, che vive da più di 30 anni tra Italia e Giappone, presenta alcune figure esemplari della storia collettiva e di quella individuale dell’artista: il grande samurai dell’epoca Edo, Miyamoto Musashi; Korin Ogata, pittore della scuola Rimpa; il pittore di Ukiyoe, Katsushika Hokusai; il romanziere Jun'ichirō Tanizaki; Yukio Mishima; Paolo Uccello; Piero della Francesca; Leonardo da Vinci, Niccolò Macchiavelli, Lucio Fontana; Bruno Munari; Oriana Fallaci; Gillo Dorfles. Nelle opere realizzate con la tecnica di computer drawing il carattere iconico delle opere viene ottenuto sovrapponendo immagini, foto realistiche di paesaggi, dei personaggi stessi, riproduzioni dei loro scritti e delle loro opere dando vita ad un “rappresentazione virtuale” che produce una “realtà dilatata”, anche grazie ad immagini digitali estratte dal mondo del web e della comunicazione televisiva, che sono successivamente stampate su pannelli di tela. Presentata anche un’installazione formata da 100 quadri trasparenti di piccole dimensioni, che partendo da immagini digitali interagiscono con la luce e le pellicole di rivestimento in un paziente lavoro di “ri-composizione” del reale.

(© 9Colonne - citare la fonte)