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direttore Paolo Pagliaro

Polonia: miliardi
in cambio di diritti?

di Paolo Pagliaro

(21 dicembre 2017) Ce lo chiede l’Europa il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza e dello stato di diritto, come recita l’articolo 7 del Trattato dell’Unione. E non lo chiede solo a noi, ma a tutti paesi membri. Ieri lo ha chiesto alla Polonia, dove recentemente sono state approvate numerose leggi – tredici, secondo la Commissione - che riducono i poteri e l’autonomia della magistratura. Prevedono, in particolare, che il governo possa “mandare in pensione” tutti e 83 i giudici della Corte Suprema, a prescindere dalla loro età, e possa sceglierne i sostituti. Prevedono anche che siano nominati dal ministro della giustizia i componenti del Consiglio nazionale della magistratura, incaricato di scegliere i giudici, decidendone anche gli avanzamenti di carriera.
La separazione dei poteri era stata la principale conquista di Solidarnosc dopo la caduta del socialismo reale ed è uno dei principi su cui si basa l’adesione all’Unione europea, che una comunità non solo di interessi ma anche di valori.
Ieri, con una decisione senza precedenti, la Commissione ha dunque avviato le procedure per l’applicazione dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona contro la Polonia, con l’accusa di violazione dello stato di diritto. Se il procedimento dovesse essere confermato dall’Europarlamento e dal Consiglio, Varsavia potrebbe perdere il suo diritto di voto nelle istituzioni europee.
E’ da mettere nel conto che la censura europea possa aumentare la popolarità dei governanti polacchi presso i propri elettori. D’altra parte, da una rottura con l’Unione, Varsavia avrebbe molto da perdere: ammontano infatti a 230 miliardi di euro i fondi europei stanziati per la Polonia da qui al 2020. Se però funzionasse lo scambio denaro contro diritti, sarebbero sicuramente soldi ben spesi.

(© 9Colonne - citare la fonte)