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direttore Paolo Pagliaro

Come sono squallide
le città senza negozi

Come sono squallide <br> le città senza negozi

di Paolo Pagliaro

(22 dicembre 2017) Comprate i regali nei piccoli negozi tradizionali, è l'appello lanciato in molte regioni da Confcommercio. Se la città resta senza botteghe non è più una città, titola Famiglia Cristiana. Una vetrina illuminata aumenta la sicurezza, una luce spenta impoverisce una via, ricorda la Confesercenti.
In effetti è un disastro. In 40 capoluoghi di provincia di medie dimensioni in otto anni, dal 2008 al 2016 i negozi sono scesi del 13,2 per cento. Nei centri storici la riduzione è ancor più sensibile, quasi il 15 per cento. Hanno chiuso soprattutto librerie (una su quattro, e addirittura due su quattro in alcune grandi città) e negozi di giocattoli, d'abbigliamento e di tessuti, alimentari, tabaccai. A sostituirli sono stati i venditori ambulanti, con performance straordinarie al Sud, dove, per esempio a Palermo, in otto anni le bancarelle sono quadruplicate.
Chiudono le macellerie , le profumerie, i negozi di ferramenta, e quelli che per caso aprono non durano più di un paio d'anni.
Nessuno governa più lo sviluppo delle attività commerciali, e nelle vie di Roma venditori di kebab e di chincaglierie cinesi si alternano ad altri venditori di kebab e di chincaglierie cinesi, in una lunga ininterrotta maleodorante filiera del posticcio che mortifica e cambia il volto di interi quartieri.. La sfida, con ogni evidenza, dovrebbe essere quella di conciliare la cultura di Amazon e dell'e-commerce con la qualità e la dimensione sociale della nostra convivenza.
Ma è una partita che nessuno sta giocando.

(© 9Colonne - citare la fonte)