Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

All’India ‘Mozart
il sogno di un clown’

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

All’India ‘Mozart <br> il sogno di un clown’

ROMA: ALL’INDIA “MOZART IL SOGNO DI UN CLOWN”

Giuseppe Cederna ritorna in tournée da mercoledì 10 gennaio, alle ore 20.00, al Teatro India di Roma (fino al 21 gennaio –ingresso 22 euro - lun riposo dom h 17.00 – www.vivaticket.it) con lo spettacolo “Mozart il sogno di un clown”, musiche di Wolfgang Amadeus Mozart eseguite dal vivo dal pianista M° Sandro D’Onofrio. Da venerdì 12 gennaio sarà disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming “Mozart – Ritratto di un genio”, il nuovo disco di Sandro D’Onofrio, il pianista classico protagonista dello spettacolo di Giuseppe Cederna. Questi i primi appuntamenti della tournée: Teatro India, Roma – dal 10 al 21 gennaio; Teatro Faraggiana, Novara – 8-9 febbraio; Teatro Civico, La Spezia – 19 febbraio; Teatro Comunale, Marmirolo - 17 marzo; Teatro Biondo, Palermo – dal 23 marzo all’8 aprile; Teatro Miela, Trieste - dal 2 al 4 maggio. "Mozart il sogno di un clown" è una co-produzione Art Up Art e Teatro Franco Parenti. “Dopo quasi trent’anni Wolfgang Amadè è tornato a trovarmi – commenta Giuseppe Cederna – Mi ha chiesto di aiutarlo a ritrovare sé stesso. Di provarci almeno. Di raccontare la mia e la sua storia. Di tornare, per amore suo, a fare il clown come una volta. Ed eccomi qui”. “Mozart il sogno di un clown” è un monologo originale, un viaggio impervio ed esilarante tra la vita del genio e il miracolo della sua musica. Il testo, scritto da Giuseppe Cederna, è ispirato alla biografia “Mozart” di Wolfgang Hildesheimer. A dar corpo e voce a Mozart, un attore e un pianista, l’uno alter ego dell’altro in un continuo gioco di trasformazioni e specchi. Ecco quindi l'enfant prodige perennemente in tournée per le strade dissestate d'Europa; ecco le acrobazie e il talento per la comicità fecale tramandatagli dalla mamma; ecco il virtuoso, l'impareggiabile buffone, il Flauto Magico e il Don Giovanni. Le umiliazioni, i successi, gli amori e i dolori che hanno segnato la fulminante esistenza di quello che Wolfgang Hildesheimer ha definito: “Uno spirito indicibilmente grande, regalo immeritato per l'umanità nel quale la natura ha prodotto un eccezionale, forse irripetibile, ad ogni modo mai più ripetuto, capolavoro”. Giuseppe Cederna debutta nel 1977 a Piazza Navona come clown di strada. Nel ’78 fonda con Memo Dini la compagnia Anfeclown dove si metterà in luce per una comicità surreale e principalmente fisica. Conclusa la vena autarchica, in teatro lo ricordiamo nel “Sogno di una notte d’estate” del Teatro dell’Elfo, regia di Gabriele Salvatores; in “Amadeus” di P. Shaffer a fianco di Umberto Orsini regia di Mario Missiroli; ne “Il giardino dei ciliegi” di A. Cechov regia di Gabriele Lavia; in “Puntila e il suo servo Matti” di B. Brecht regia di Pino Micol; ne “La Febbre” di W. Shawn regia di Giorgio Gallione; ne “Il grande viaggio” di Giuseppe Cederna e Francesco Niccolini; dal 2015 ne “L’Ultima Estate dell’Europa”, spettacolo sulla Prima Guerra Mondiale di Giuseppe Cederna e Augusto Golin, regia di Ruggero Cara. Dal 2017 anche in “Da questa parte del mare” di Gianmaria Testa, regia di Giorgio Gallione. Al suo impegno teatrale alterna, dagli esordi, un’interessante attività cinematografica. Premio Oscar con il film “Mediterraneo” di G. Salvatores nel 1991 nel cinema ha lavorato, tra gli altri, con Scola, Bellocchio, Comencini, Monicelli, i fratelli Taviani, Soldini, Brizzi e Rob Marshall. Ha pubblicato con Feltrinelli “Il Grande Viaggio”, un pellegrinaggio alle sorgenti del Gange; “Piano Americano”, lezioni di sopravvivenza nella giungla dorata di un set Hollywoodiano e, con il fotografo Carlo Cerchioli, “Ticino, le voci del Fiume - Excelsior 1881”.

 

 

ROMA: “LA REGINA DELLE NEVI AL “L’AURA” DI ROMA  

“La regina delle nevi” dal 3 al 7 gennaio sarà in scena al Teatro L’Aura di Roma. Lo spettacolo vede protagoniste due giovanissime artiste: l’attrice Noa Zatta (già nota per il ruolo di Stella Morrison nel Ragazzo Invisibile) e la danzatrice Camilla Curiel. La regia, opera del lavoro congiunto di Simonetta Checchia e Bruno Secchi, si avvale della preziosissima collaborazione di Nicoletta Cabassi per i movimenti scenici. Si tratta della “cover” di una delle più famose fiabe dello scrittore danese Hans Christian Andersen: è la storia di due bambini legati da una profonda amicizia, Gerda e Kay, fino al giorno in cui una scheggia dello specchio costruito dal diavolo per seminare la discordia tra gli uomini entra nell’occhio di Kay. Da quel momento in poi per lui il mondo perderà tutta la bellezza, fino al giorno in cui, durante una nevicata, il ragazzo legherà la sua slitta a quella di una misteriosa dama vestita di bianco che lo porterà via con sé. Così Gerda si metterà in viaggio per andarlo a cercare, camminando fino ai freddi ghiacci del nord per ritrovare il suo amico. Tutto lo spettacolo è raccontato in prima persona dalla Regina delle Nevi, che vive prigioniera in una gabbia di luci da cui emerge a tratti il racconto della fiaba, a tratti un altro racconto, quello della sua propria origine. Tra rimandi mitologici e poetici alla fine scopriremo il vero nome della Regina, Persefone. Il racconto è accompagnato anche da un’altra presenza, che, danzando, a tratti attraversa col corpo i vari momenti della narrazione, a tratti interagisce con la Regina stessa. Lo spettacolo, composto anche da intensi momenti di parti fisiche, accorpa due giovani talenti tra parola e movimento, simbiotiche e felicemente calate l’una nell’arte dell’altra. Le protagoniste sono due adolescenti e la particolarità di questa produzione consiste proprio nell’essere uno spettacolo per adulti ma interpretato da due ragazze. Una favola adatta a grandi e piccini in un allestimento tecnologico ricco di luci e magia.

 

 

 

AL ROMA “BOEING BOEING” FINO AL 7 GENNAIO  

Fino al 7 gennaio al Teatro Roma della capitale è in scena “Boeing Boeing”, esilarante commedia cult entrata di diritto nel Guinness dei primati, nell' allestimento scenico originale vincitore del Tony Award 2008 come miglior revival anni 60. La commedia di Marc Camoletti, tra le più divertenti e rappresentate nel mondo, vede protagonisti l’inedito duo composto da Giorgio Lupano (a breve anche sugli schermi di Canale 5 protagonista della fiction Sacrificio D'Amore) e Gianluca Ramazzotti. Con loro in scena Paola Giannetti nel ruolo di Berta e Grazia Schiavo, Gaia Messerklinger, Francesca Bellucci. Versione italiana di Luca Barcellona e Francis Evans. Regia di Mark Schneider sulla regia originale di Matthew Warchus. Il nuovo allestimento della commedia Boeing Boeing, di Marc Camoletti, ritorna dopo quarant'anni sui nostri palcoscenici come una delle commedie più divertenti e rappresentate nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei primati - solo a Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben sette anni consecutivi, tanto che la Paramount ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter -Boeing -Boeing è tornata sui palcoscenici londinesi nel 2007 per starvi fino al 2009, dopo quarant'anni, con un restyling anni 60' ad opera di uno dei più rappresentativi e giovani registi europei: Matthew Warchus che ne ha curato uno spassosissimo revival adattando scene e costumi a quegli anni. Il risultato è stato sorprendente: pubblico e critica hanno decretato il successo di questa commedia che, nonostante l'età, dimostra ancora di avere le gambe per camminare a lungo. Nel 2007 è stata nominata agli Oliver Awards come miglior revival e miglior attore, vincendo il Drama Desk Award come miglior spettacolo, miglior rivisitazione anni 60' e come miglior interpretazione maschile a Mark Rylance. La stessa produzione ha poi portato lo spettacolo a Broadway nel 2008, dove ha riscosso un altro enorme successo vincendo, anche qui, il Tony Award come miglior revival e ancora Mark Rylance come miglior attore protagonista. Lo spettacolo viene ora riproposto anche in Italia, dopo l'ultima grande produzione allestita nel 1966 da Lucio Ardenzi, con gli allora giovani Carlo Giuffrè, Vittorio Sanipoli, Marina Bonfigli e Valeria Fabrizi. Lo spettacolo ebbe un grande successo per tre stagioni consecutive. Dopo una trionfale tournéé di qualche anno fa con in scena Gianluca Guidi e Gianluca Ramazzotti, che questa volta dividerà la scena con un nuovo protagonista, per dar vita ad un nuovo duo esplosivo di grande comicità, Il tutto condito dalla regia di Mark Schneider che riprende la messa in scena scoppiettante e divertente di Matthew Warchus, in una rivisitazione dal vecchio sapore anni sessanta per una commedia che, come hanno dimostrato gli amici americani e londinesi, ha più di quarant'anni… ma non li dimostra!

 

ALL’ARGENTINA “IL GIORNO DI UN DIO”

Al Teatro Argentina di Roma dal 12 al 21 gennaio “Il giorno di un Dio”, scritto e diretto da Cesare Lievi. Di un evento storico di fondamentale importanza per l’Europa (la pubblicazione delle “95 tesi” contro le indulgenze papali, da parte di Martin Lutero) che cosa è rimasto, dopo cinquecento anni, nella nostra vita quotidiana, pubblica o privata, e nel nostro modo di pensare e vivere l’esistenza? Una traccia decisa da seguire come qualcosa di certo e indiscutibile? O soltanto schegge? Una verità a spicchi, in parte ancora fruibile, in parte completamente rifiutata e inaccettabile? O qualcosa di vago, d’indistinto che agisce con forza e determinazione segrete, inconsapevoli, indipendentemente dal fatto che si sia atei, cattolici o riformati? O semplicemente nulla? Cenere che la storia ha accumulato sugli eventi, e che basta un piccolo soffio per scacciarla via? Queste le domande sulle quali si basa il nuovo lavoro del regista premio Ubu Cesare Lievi, il quale intesse dodici frammenti, lontani dal tentativo di formulare una risposta, che si rapportano, giocano, interagiscono alla ricerca di una illuminazione fatta di altre domande e dubbi: quello che siamo, ha ancora ha che fare con quello che è stato? Gli interrogativi e le risposte date su Dio, la fede, la grazia, i sacramenti, la salvezza ci riguardano ancora? È ancora possibile un rapporto tra parola e verità? La fede porta necessariamente all’intolleranza e al fanatismo? E quelle parole pronunciate davanti all’imperatore e al legato pontificio – le maggiori autorità del tempo – “Questa è la mia posizione, non posso smentirla”, che significano, che valore hanno nel nostro tempo? (Red)

 

AL PICCOLO IN SCENA NACHLASS

Dal 10 gennaio al 20 gennaio al Piccolo Teatro Studio Melato in scena Nachlass, una parola tedesca che significa, letteralmente, “lasciare dopo” e che può venire tradotta come “lascito, eredità”. Ed è proprio questo il tema, ovvero la morte e ciò che resterà di noi, della performance di Rimini Protokoll, collettivo guidato dagli elvetici Stefan Kaegi e Dominic Huber.  Un “teatro senza attori”, in cui il pubblico è lasciato in modo diretto a contatto con la presenza- assenza di otto persone, la cui testimonianza è affidata a installazioni audiovisive e oggetti che ne raccontano – appunto – l’eredità dopo la loro scomparsa. A metà strada tra l’esperienza teatrale e l’installazione artistica in cui il pubblico stesso è chiamato a far parte dello spettacolo, l’opera è composta da otto stanze che si aprono su uno spazio centrale a forma di ellisse. Ciascuna delle stanze è consacrata al “Nachlass”, l’eredità, di una persona. La visita a ciascuna stanza, che gli spettatori possono scegliere in libertà , dura circa otto minuti all’inizio e alla fine dei quali le porte si aprono e chiudono automaticamente. Argomento inevitabile di ogni esperienza umana, il tema è affrontato in modo diretto da artisti che provengono da un Paese, come la Svizzera, all’avanguardia scientifica sia per le ricerche che permettono di  allungare considerevolmente la speranza di vita, sia per una legislazione che ha aperto il dibattito etico, oggi più che mai di attualità, sulla libertà di scelta del momento estremo della nostra esistenza. Lo spettacolo, costruito intorno alla fondamentale questione esistenziale dell’uomo, può offrire e suggerisce uno sguardo alla speranza. La riflessione su ciò che abbiamo ricevuto e quanto potremo lasciare a chi verrà dopo di noi può essere la migliore condizione per una vita il più possibile serena.  

(© 9Colonne - citare la fonte)