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Senato, un argine
al trasformismo

Senato, un argine <br> al trasformismo

di Paolo Pagliaro

(23 marzo 2018) La riforma costituzionale è stata bocciata, il Senato è rimasto in vita insieme al bicameralismo ma in Parlamento qualcosa è comunque cambiato. In questi giorni, con l’avvio della 18esima legislatura, entra in vigore il nuovo regolamento di Palazzo Madama, approvato il 20 dicembre. E’ l’unica riforma varata in questi cinque anni con il consenso di tutti i partiti: 5 Stelle, Pd, Forza Italia e Lega. Se ne è parlato poco ma si tratta di una piccola svolta, che dovrebbe garantire maggiore velocità ai procedimenti legislativi, qualche limite al trasformismo, maggiori poteri alle commissioni e qualche speranza in più per le leggi di iniziativa popolare.
Nella scorsa legislatura hanno cambiato gruppo 347 parlamentari, pari al 35,5% degli eletti. Poiché molti di loro si sono trasferiti più di una volta , alla fine i cambi di gruppo sono stati 566. Sono nati gruppi dai nomi fantasiosi, meteore nella storia delle assemblee legislative, utili solo per godere di diritti e prebende.
Ora il nuovo regolamento del Senato vieta di formare nuovi gruppi parlamentari rispetto ai partiti o coalizioni che si sono presentati alle elezioni. Con le nuove regole, dunque, non si sarebbero potuti formare gruppi come Ap, Mdp, Ala. Chi vorrà abbandonare il partito che lo ha eletto lo potrà fare solo spostandosi verso il gruppo misto.
La riforma rafforza il lavoro delle commissioni, lo apre finalmente al pubblico e lo velocizza. Non solo riservando alle commissioni quindici giorni al mese non coincidenti con il lavoro d’Aula, ma anche aumentando i casi in cui i provvedimenti saranno esaminati in commissione in sede redigente e deliberante. L’astensione non varrà più come voto contrario, per le sedute ci sarà orario continuato e salterà la pausa pranzo. Una specie di miracolo, ha commentato il presidente emerito Giorgio Napolitano.

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