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direttore Paolo Pagliaro

M5S alla prova
del potere

M5S alla prova <br> del potere

di Paolo Pagliaro

(29 marzo 2018) 80 società partecipate o controllate dallo Stato devono nominare i nuovi amministratori, 350, e ora conosciamo il criterio che i vincitori delle elezioni intendono adottare: riconfermare i manager che hanno ben operato e congedare quelli che hanno deluso. Così ha scritto Andrea Roventini, docente alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa e candidato ministro dell'Economia dei 5 Stelle.
Quindi no alla "tabula rasa" e no a logiche politiche spartitorie, anche se – come vedremo fra poco – la tentazione è forte. L’economista ha aggiunto che un governo dimissionario, la cui maggioranza politica è stata così pesantemente ridimensionata dagli elettori, non può decidere da solo e si è quindi augurato che per le nomine non rinviabili sia consultato anche il nuovo parlamento, che tradotto vuol dire 5 stelle e Lega. Il suggerimento di Roventini è stato accolto, visto che Cassa Depositi e Prestiti, la più importante delle società con amministratori in scadenza, ha rinviato a fine giugno l’assemblea per il rinnovo. Si spera che per allora un governo ci sarà.
Nel frattempo si sta trattando il nuovo assetto dell’Autorità per l’Energia, che è il dossier più urgente perché i vertici scadono l’11 aprile. Secondo le indiscrezioni pubblicate oggi dal Sole i cinque nuovi commissari verrebbero indicati due dai 5 Stelle, due dal centro destra e uno dal Pd. La partita delle nomine è importante anche e soprattutto per i conti dello Stato. Nel 2017 le grandi società a partecipazione pubblica – cioè Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Enav, Poste, Leonardo e Ferrovie dello Stato - hanno fatto incassare al Tesoro una cedola da 2 miliardi e mezzo di euro, il 25% in più di quanto lo Stato aveva incassato nel 2016.

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