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direttore Paolo Pagliaro

Quando il populismo
diventa sovrano

di Paolo Pagliaro

(30 marzo 2018) Ne abbiamo fatti tanti di autogol – ha scritto Stefano Feltri - , compreso quello di idolatrare la meritocrazia, cioè l’idea che chi sta al vertice si è meritato la sua posizione di privilegio, dimenticandoci che il discorso sul merito è moralmente accettabile soltanto se viene garantita almeno l’uguaglianza delle opportunità. Feltri, nella sua analisi sulle origini del “Populismo sovrano”, titolo del saggio che ha pubblicato per Einaudi, è impietoso nell’elencazioni degli errori di analisi e di linguaggio con cui le cosiddette elites hanno spianato la strada ai nuovi padroni della politica.
Naturalmente ci sono anche questioni oggettive. Una è che i leader sovranisti, e i loro elettori, sono tutti nati in un’epoca di pace, e quindi la pace la danno per scontata. Basta dare un’occhiata alle date di nascita di Marine Le Pen, Norbert Hofer, Nigel Farage, Matteo Salvini e soprattutto Luigi Di Maio per constatare che nessuno di loro può avere un ricordo delle tragedie del «mondo di ieri». La loro nostalgia per la sovranità li ha indotti, osserva Feltri, a rimettere in discussione le fondamenta di quella cooperazione tra democrazie sulle quali si sono fondate la pace e il benessere dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi. L’ossessione sovranista che ha sconvolto l’agenda della politica e dominato il dibattito pubblico si alimenta di molti elementi concreti e indiscutibili, ma si fonda anche su molte invenzioni, leggende e sospetti.
Il libro di Feltri – un autore che mette insieme la curiosità del giornalista e il rigore del bocconiano - si chiede quale conseguenza concreta deriverà dal professare idee radicali senza avere alcuna possibilità di attuarle. E ipotizza che l’unica conseguenza sarà una certa frustrazione degli elettori. Ma questa è la partita che si sta giocando, e la speranza è che il risultato. come talvolta succede, sovverta i pronostici.

(© 9Colonne - citare la fonte)