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direttore Paolo Pagliaro

Tante buone riforme
ma una inaccettabile

di Paolo Pagliaro

(23 maggio 2018) Il contratto di governo tra 5 Stelle e Lega contiene una serie nutrita di riforme costituzionali. La principale è la riduzione del numero dei parlamentari, che dovrebbero passare da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato. E’ previsto poi il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta, attraverso l’eliminazione del quorum di partecipazione per il referendum abrogativo e la rapida calendarizzazione dei disegni di legge ad iniziativa popolare.
Il contratto promette inoltre una maggiore autonomia delle Regioni, l’abolizione del Cnel e un non meglio precisato “adeguamento” della norma costituzionale sul pareggio di bilancio. Non disponendo Lega e 5 Stelle della maggioranza dei 2/3 , è probabile che queste riforme, se approvate, debbano essere sottoposte a referendum confermativo, come accadde l’ultima volta il 4 dicembre del 2016.
Una delle differenze è che questa volta le riforme verrebbero presentate spacchettate, e non raggruppate un po’ casualmente in un unico maxi-quesito, limite non secondario della riforma Boschi. E così chi vorrà ridurre il numero dei parlamentari non dovrà necessariamente abolire il Cnel e viceversa.
Ci sarà presumibilmente un referendum anche sulla proposta più discutibile e da molti giudicata eversiva, quella di introdurre il vincolo di mandato dei parlamentari, che – con la scusa di contrastare il trasformismo - toglierebbe a senatori e deputati la libertà di votare secondo coscienza, anche in dissenso con le direttive del partito. L’introduzione del vincolo di mandato è in cima alle proposte di riforma avanzate da Lega e 5 Stelle, ed è chiaro sin d’ora che se ci sarà un referendum si tratterà di scegliere tra i diritti del Parlamento e quelli della partitocrazia, nella circostanza rappresentata – purtroppo per loro - da Di Maio e Salvini.

(© 9Colonne - citare la fonte)