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Per il governo Conte
l’incognita è il Senato

Per il governo Conte <br> l’incognita è il Senato

di Paolo Pagliaro

(4 giugno 2018) Giuseppe Conte, presenterà martedì alle 12 in Senato le sue “comunicazioni”. Seguirà dibattito con voto di fiducia finale. Sempre martedì, all’una e mezzo, lo stesso Conte consegnerà alla Camera il testo delle sue dichiarazioni programmatiche così che anche a Montecitorio possano aver luogo dibattito e voto di fiducia. Si vedrà quali integrazioni Conte apporterà al già noto contratto di governo sottoscritto da Di Maio e Salvini e dunque quanto ci sarà di suo nei contenuti oltre che nello stile della nuova premiership.
Mentre alla Camera il voto di fiducia sarà poco più che una formalità, al Senato la situazione, per il governo, è più delicata. 5 Stelle e Lega hanno infatti un margine di soli 6 voti per far partire il loro esecutivo.  Sarebbero stati preziosi i 18 senatori eletti con Fratelli d’Italia, ma i 5 Stelle hanno preferito farne a meno per evitare un eccessivo sbilanciamento a destra della compagine.
L'attuale instabile equilibrio al Senato ricorda molto quanto avvenuto nella scorsa legislatura, quando tutti i governi  che si sono susseguiti, guidati da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, hanno potuto disporre di  un margine molto risicato proprio a Palazzo Madama. Ricorda Openpolis che tutti hanno dovuto sfruttare i tanti cambi di gruppo, le assenze ai voti finali concordate con le opposizioni e l’appoggio esterno di nuove formazioni, come Al-a di Verdini, per arrivare alla fine della legislatura. Le proposte radicali del nascente “governo del cambiamento” dovranno quindi probabilmente fare i conti con mediazioni e compromessi necessari per coinvolgere anche altre forze politiche.

 

 

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