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M5S, PIZZAROTTI: DI MAIO
E IL GIGLIO MAGICO

M5S, PIZZAROTTI: DI MAIO <BR> E IL GIGLIO MAGICO

"La Raggi non deve dimettersi. II presidente Acea gli è stato indicato da altri, come del resto gran parte degli assessori. Se non era la persone giusta, è colpa del partito che ha avuto cura di selezionare le persone presentadole come le migliori, le più competenti e affidabili. Mentre dava lezioni di moralità agli altri”. Lo sostiene, in una intervista ad Italia Oggi, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, il primo dissidente del Movimento5stelle costretto ad andarsene nel 2016 per i contrasti con Beppe Grillo (“C'è stata una strategia per isolarmi all'epoca, non hanno avuto neanche il coraggio di espellermi. Adesso semplicemente con la Raggi, e mentre sono al governo nazionale, non possono più permetterselo”). E attacca: “Non hanno classe dirigente, criticavano tanto il giglio magico degli altri, loro non stanno facendo diversamente. La selezione non avviene in base alle competenze e direi anche al buon senso ma in base al gradimento e alla vicinanza al capo. Basta vedere il governo nazionale. Molti tra i sottosegretari sono entrati solo perché vicini a Luigi Di Maio. II capo politico del Movimento sta facendo quello che hanno rimproverato a Matteo Renzi, occupare posti con gente fidata”. E sostiene che oggi Grillo non conta più e che il “Movimento 5 stelle con Di Maio non esiste più. È il partito di Luigi Di Maio, che definisce il contratto di governo, sceglie ministri, decide nomine”. Inoltre aggiunge: “Di Maio si è preso un una bella gatta da pelare. II superministero dello sviluppo economico e del lavoro non si può gestire con boutade o con un tweet. Ci sono problemi veri, gente in carne e ossa, che si parli di Ilva o Alitalia, riforma del lavoro o delle pensioni. Rischia di essere un boomerang. Potrebbe essere costretto a adottare soluzioni che sei mesi fa dall'opposizione giudicava inaccettabili”. E conclude: “La vedo difficile che ci possa essere una maturazione, al momento quello che interessa è l'occupazione di spazi più che l'assunzione di responsabilità. Ma ora proveranno sulla loro pelle che governare è una cosa complessa e se non hai risultati la gente se lo ricorda. Questa volta non potranno dare colpe ad altri. E questo, elettoralmente, ha un prezzo”, “alle elezioni amministrative sono sempre andati male, dal 2012 in poi. M5s è un partito a trazione nazionale, dove le persone non contano, conta il logo. In una condizione di normalità il Movimento prende tra il 5 e il 10%. Salvo non ci siano comuni commissariati o altri candidati che non sono in grado di giocarsi la partita, non ci sono sul territorio persone spendibili, che possano fare il risultato” e “la motivazione di origine è che è meglio stare lontano dai comuni, si può sbagliare, ci possono essere affari non chiari nei quali essere tirati dentro. È l'impostazione di Grillo. A loro i comuni non interessano. Non si sono posti il problema invece che serve una classe di amministratori all'altezza, questo è il vero nodo”. Al contrario i leghisti “sul territorio hanno sempre lavorato. E a livello nazionale è evidente il maggior peso della Lega, hanno esperienza. Matteo Salvini tra l'altro ha gioco facile con un ministero come quello degli interni". (15 giu - red) 

 

 

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