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Ceta, un veto
inspiegabile

Ceta, un veto <br> inspiegabile

di Paolo Pagliaro

(19 giugno 2018) In omaggio al sovranismo e allo spirito del tempo il governo italiano si accinge a negare la ratifica dell’accordo economico e commerciale tra l’Unione Europea e il Canada, noto come Ceta. Secondo il nuovo ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio il trattato con Ottawa finirebbe per tutelare solo una minima parte dei prodotti italiani DOP, denominazione di origine protetta, e IGP, indicazione geografica protetta. Anche la Coldiretti giudica il trattato di libero scambio con il Canada sbagliato e pericoloso per l’Italia.
Ma è davvero così? Non ne è affatto convinto Gianpaolo Rossini, professore di Politica economica a Bologna, che oggi sul Sole fa notare come l’Italia abbia ottenuto con il Ceta ben 40 denominazioni protette, più o meno come la Francia e quasi il doppio della Spagna e il quadruplo della Germania. Rossini pubblica l’elenco delle tipicità territoriali tutelate dal trattato. Ovviamente c’è il Parmigiano Reggiano, ma ci sono anche l’”Aceto balsamico tradizionale di Modena” e l’ “Aceto balsamico di Modena”, due etichette diverse per due consorzi in guerra da anni. C’è protezione distinta per il “prosciutto di Modena” e il “prosciutto di Parma”. Appaiono poi tre tipi di speck: “Speck dell’Alto Adige”, “Sudtitoler Speck” e “Sudtiroler Markenspeck”. Procedendo tra campanilismi sfrenati ci si imbatte nell’ “Olio Veneto Valpolicella”, nell’“Olio veneto dei colli Berici ed Euganei” nonché nel “Veneto del Grappa”. Si tratta di produzioni di olio di oliva limitate che quasi mai varcano i confini delle loro province. E che dire del “kiwi di Latina”, un frutto che ha cominciato a essere coltivato appena 40 anni fa in quasi tutta Italia o del “Garda carne fresca e congelata”, prodotto sconosciuto ai più? Con queste premesse, non si capisce perché si inveisca contro l’Europa, dalla quale abbiamo già ottenuto di difendere l’indifendibile.

(© 9Colonne - citare la fonte)