di Paolo Pagliaro
(29 giugno 2018) Beppe Grillo ha gettato un altro sasso nello stagno, proponendo che i senatori siano scelti per sorteggio. Per la verità il copyright della proposta – che dovrebbe servire a scardinare il sistema dei partiti - non è suo. Senza scomodare Clistene, che nel 508 a.C. introdusse ad Atene il sorteggio come metodo di selezione dei magistrati e dei membri dell’assemblea, o la Serenissima che con questo metodo sceglieva il Consiglio e il doge, ricordiamo che in Italia più recentemente, cioè nel 2015, sono stati alcuni parlamentari della sinistra a firmare una proposta di legge per l'attribuzione di incarichi pubblici mediante sorteggio.
Gli onorevoli Marcon, Zanin, Sberna, Scotto, Melilla, Airaudo, Duranti Costantino e Paglia spiegarono che l'introduzione del metodo del sorteggio per la scelta di cariche e di funzioni pubbliche derivava dalla necessità di prevedere meccanismi di maggiore trasparenza e di minore condizionamento consociativo e clientelare. La sperimentazione del metodo del sorteggio può essere – scrivevano - “un modo efficace per fronteggiare le derive oligarchiche di una democrazia dove il sistema dei partiti è in grado di orientare in modo pesante anche la scelta di cariche e di funzioni in organismi pubblici”.
Molto meno ambiziosi di Clistene e Grillo, i nove deputati si sarebbero accontentati di designare per sorteggio i consiglieri d’amministrazione della Rai o delle altre aziende pubbliche, di commissioni di gara o di comitati consultivi. Ma la loro richiesta non trovò accoglienza e non venne neppure messa ai voti.
Poiché tra pochi giorni il governo a guida 5 Stelle dovrà per l’appunto rinnovare il cda e i vertici della Rai, volendo, si potrebbe cominciare a sperimentarla, questa panacea del sorteggio.