Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Pensione che vai
privilegio che trovi

di Paolo Pagliaro

(2 luglio 2018) Con la delibera presentata da Roberto Fico all’ufficio di presidenza della Camera è entrata nel vivo la campagna per adeguare le pensioni degli ex parlamentari ai contributi effettivamente versati.  Meglio nota come “taglio dei vitalizi” la campagna è molto popolare, perché gli interessati sono pochi e in genere malvisti.

Ma pensionisticamente parlando, la platea della cosiddetta casta è molto più ampia dei circa 2600 ex parlamentari  dei quali si vuole aggiustare la rendita.  L’elenco dei beneficiari di pensioni che non corrispondono ai contributi versati comprende ad esempio gli  ex sindacalisti, per i quali  il grosso degli assegni viene calcolato con il regime retributivo. Una legge ad hoc ha consentito  di versare contributi irrisori per avere  una pensione dopo pochi anni di lavoro nelle organizzazioni di appartenenza. Dal 1975 a oggi questa normativa è costata alle casse pubbliche 12 miliardi di euro per favorire 37.500 persone.

Non corrisponde ai contributi versati anche il 96% delle pensioni dei ferrovieri. Stando alle simulazioni fatte dall'Inps oltre un quarto  degli assegni è superiore di oltre il 30% all’assegno che sarebbe dovuto se si applicasse il metodo contributivo.

Tra le categorie con le pensioni più alte ci sono i magistrati, con un importo medio lordo di 103 mila euro. Nel loro caso la riduzione sarebbe però modesta perché potendo lavorare fino a 72 anni i magistrati versano più contributi.

Ma i veri privilegiati sono i 531 mila dipendenti pubblici andati in pensione dopo aver lavorato 14 anni, 6 mesi e un giorno se donne  oppure 19 anni, 6 mesi e un giorno se uomini. Questo grazie a un decreto approvato nel 1973 dal governo Rumor e rimasto in vigore vent’anni, prima che il governo Amato lo abolisse. Questo regalo costa ancor oggi allo Stato circa 9 miliardi l’anno. 

(© 9Colonne - citare la fonte)