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Marchionne, il mondo
dell'emigrazione dice addio
a un'eccellenza italiana

Marchionne, il mondo <br> dell'emigrazione dice addio <br> a un'eccellenza italiana

“Sergio Marchionne era uno di noi. Uno dei tanti italiani cresciuti altrove, tra culture e mondi diversi; capace, coraggioso e innovatore era rimasto fedele alle sue origini e ai tratti distintivi di una Comunità, quella italiana, capace di affermarsi e di distinguersi ovunque, anche quando le più avverse difficoltà potevano sembrare ineluttabili”. A parlare è Michele Schiavone, segretario Generale del CGIE, Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. Anche il mondo dell’emigrazione, infatti, ha ricordato l’imprenditore scomparso il 25 luglio perché  alle spalle di quello che è stato definito lo Steve Jobs dell'auto, l'imprenditore globale capace di andare alla conquista degli Usa, c'è una storia di emigrazione. Una storia che inizia in Abruzzo e arriva fino in Canada. L'uomo che ha salvato la Fiat, ha infatti lasciato l'Abruzzo all'età di 14 anni. La sua famiglia emigrò negli anni ‘60 in Ontario, in Canada, dove qualche anno prima si era già stabilita una zia materna. “Lui aveva trascorso la sua fanciullezza in Abruzzo e si era formato in Canada. Lo stratega della Fabbrica italiana di automobili diventata simbolo delle trasformazioni industriali all’epoca della mondializzazione, continuerà a simboleggiare quel tratto di eccellenza e di umanità, che accomuna le professionalità italiane chiamate ad esprimersi da protagoniste nel mondo” sottolinea Schiavone che aggiunge: “Negli ultimi anni questo fenomeno è lievitato e, come lui, sono in tanti, oramai, impegnati ad affermare il loro talento fuori dal nostro Paese.  Sergio Marchionne, invece, aveva fatto il percorso inverso. Era ritornato in Italia 14 anni fa, forte dell’esperienza svizzera maturata alla guida della Lonza-Alusuisse e della SGS e ha salvato la FIAT dal baratro rilanciandola tra i grandi player del settore automobilistico; consapevole che non si poteva uscire dalla crisi senza affrontare la questione di un nuovo modello sociale, senza un rapporto diverso tra società, economia e politica, senza dar voce alla nuova umanità.  Il passato dopo Marchionne non ritornerà più, occorre andare avanti per costruire società più egualitarie, con consumi meno opulenti ma più ricchi, anche culturalmente e moralmente, con grandi innovazioni nel campo dei beni sociali, culturali e ambientali. Egli amava ripetere- ricorda Schiavone -: ‘ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi”.

Il segretario del CGIE ricorda poi l’incontro con il manager che si è spento a Zurigo all’età di 66 anni; “Personalmente  ho avuto modo di conoscerlo a Kreuzlingen (Svizzera), città nella quale ho trascorso la mia gioventù, in occasione di uno sciopero organizzato dagli operai (moltissimi italiani) e dalle maestranza dell’azienda locale, contro la riduzione del personale annunciata dalla Lonza-Alusuisse. Ascoltò le loro ragioni ed oggi quell’impianto continua a produrre materiale per l’industria farmaceutica svizzera. La Comunità degli italiani all’estero- conclude Schiavone - ricorderà Sergio Marchionne come lo stratega con il pullover di cashmir blu, che ha influito a rilanciare quei valori italiani espressi dal bello, dal gusto e dalla gioiosa fantasia umana”.

Anche Francesca La Marca, deputata del Partito Democratico eletta nella Circoscrizione estero (Ripartizione America Centrale e Settentrionale) ha ricordato Marchionne: “Desidero esprimere ai familiari, alla comunità italo-canadese di cui era una delle più alte espressioni e alla maggiore azienda italiana, la FIAT, che egli ha contribuito in modo decisivo a risanare e a rilanciare a livello internazionale, la mia partecipazione e le mie condoglianze”. “E’ stato indiscutibilmente un grande manager che, salvando e consolidando la FIAT, ha dato un importante contributo all’Italia e a quanti, a ogni livello, vi lavoravano. E’ stato anche un chiaro e convincente esempio delle grandi risorse e qualità che l’emigrazione italiana ha sedimentato nel mondo” ha poi sottolineato La Marca che ha ricordato il suo incontro con il manager: “Ho avuto modo di conoscerlo personalmente a Toronto l’anno scorso in occasione della raccolta fondi per i terremotati del Centro Italia, promossa dalla comunità Italo-canadese. Un uomo, dunque, legato alle proprie radici e che ha fatto onore a tutti gli italo-canadesi e a tutti gli italiani all’estero. È un interesse per noi e sarebbe un giusto riconoscimento per quanti hanno ricostruito la loro vita fuori dall’Italia esserne consapevoli non solo quando una grande personalità come Marchionne scompare, ma ogni giorno e qualunque sia il progetto che l’Italia ha per il suo futuro”. (red – 26 lug)

 

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