Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

“Braciami Ancora”:
Ruschioni racconta
la tribù del barbecue

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“Braciami Ancora”: <br> Ruschioni racconta <br> la tribù del barbecue

Il titolo è quello della pagina Facebook più amata dai grigliatori italiani: “Braciami Ancora” al quale è stato aggiunto un sottotitolo “la tribù del barbecue” che spiega, in parte, la natura del libro. Scritto dal giornalista Michele Ruschioni, che di Braciamiancora è il fondatore. “Questo libro -spiega lo stesso Ruschioni- rappresenta la rivincita dei grigliatori di tutto il mondo, quelli che fanno parte della tribù del barbecue, e di quelli che quando organizzano una grigliata sono felici come dei bambini la mattina di Natale. Viviamo in un’epoca in cui dalla mattina alla sera siamo circondati dai messaggi dell’industria alimentare che ci tenta e vorrebbe che cedessimo ai suoi prodotti precotti e preconfezionati, per questo dico che chi oggi organizza un barbecue compie un atto rivoluzionario, una sorta di guerra di indipendenza nei confronti dell’industria alimentare". In 140 pagine, Ruschioni racconta aneddoti e storie sul mondo della cottura a fuoco vivo. “Il barbecue -chiosa l'autore- ha il potere di farci riscoprire istinti, usanze e costumi che il mondo moderno e consumistico ha deciso di farci parcheggiare. Mi colpì -racconta- una frase che mi disse anni fa un anziano pitmaster di colore incontrato nel New Jersey: lui non aveva dubbi, nella sua lunga e tribolata esistenza aveva visto solo due cose accumunare neri e bianchi senza distinzione. La guerra in Vietnam e il barbecue. Ecco nel libro racconto storie così e mille altri aspetti, che molti danno per scontato, riguardo la cottura a fuoco vivo. Dopo aver letto questo libro -conclude Ruschioni- le grigliate non saranno più le stesse. Saranno migliori di prima".

A MILANO TORNA IL FESTIVAL DELLE LETTERE

La quattordicesima edizione del Festival delle Lettere 2018 si svolgerà dal 3 al 7 ottobre a Milano. Le serate avranno luogo in diverse location: Laboratorio Formentini, Teatro Filodrammatici, Teatro Franco Parenti. Il tema della più grande manifestazione italiana che celebra la scrittura epistolare per quest’anno sarà “Lettera a chi ha cambiato la mia storia”. L'obiettivo del Festival resta sempre lo stesso: riempire ogni forma di distanza, fisica, culturale, temporale o sociale attraverso una lettera. Perché una lettera ha il potere unico di unire il passato e il futuro, il grande e il piccolo, il vicino e il lontano. Il concorso è valido fino al 31 agosto e in occasione del lancio del bando, Lo Stato Sociale ha scritto per il Festival una lettera, aderendo al tema 2018. “Se avessimo avuto la capacità di prevederlo non l’avremmo fatto, mentre abbiamo avuto la fortuna e la capacità di immaginarlo e l’immaginazione, come tale, è imponderabile e indefinita, l’immaginazione ad un certo momento si adatta alla realtà giustificandola, rendendola a sua volta accettabile e gradevole”, sono solo alcune delle parole che i ragazzi della band hanno indirizzato a Matteo, amico e manager del gruppo che con loro, ha vissuto il sogno dagli esordi. La lettera scritta dai ragazzi de Lo Stato Sociale sarà, inoltre, fonte di ispirazione per registi professionisti o dilettanti di tutto il mondo che vorranno partecipare al contest Movieletters (sito ufficiale www.movieletters.com), il progetto del Festival che permette di coniugare l’arte della scrittura con quella cinematografica e a cui ogni anno partecipano centinaia di registi (e non solo), creando dei veri e propri piccoli film basati sulle lettere più belle. Oltre che per il tema dell’anno, è possibile inviare la propria lettera anche per le altre categorie in concorso: Lettera a tema libero; Lettera under 14; Lettera dal cassetto.

“CONFESSIONI DI UN NEET” DI SANDRO FRIZZIERO

Con l’acronimo NEET (Not in Education, Employment or Training) si comprendono i giovani che non studiano, non lavorano né sono impegnati in attività di formazione. Il NEET protagonista del libro “Confessioni di un NEET” di Sandro Frizziero (in uscita a settembre) vive a Chioggia, in casa dei genitori. O meglio, in una stanza della casa dalla quale esce solo spinto dai bisogni fisiologici, dalle ramanzine del padre o dalla pasta al forno della madre. Il grosso della giornata lo passa tra letto e computer in compagnia di Asia e Nina, due gatte oltremodo schiette, che non si astengono da aspre critiche nei confronti del loro “padrone”. Il nostro NEET si autodefinisce “rivoluzionario”: non vuole un lavoro, che gli appare tanto alienante quanto carico d’illusioni per chi lo ottiene, e non vuole neanche una relazione che, insieme all’amore, considera unicamente fonte di ipocrisie oltre che di inutili responsabilità. Questo giovane uomo trasuda misantropia e disprezzo nei confronti dell’intera società che ritiene malata nel suo bisogno di finti bisogni. La sua unica finestra sul mondo è Facebook, in cui, come crede, un NEET intelligente può destreggiarsi ingannando abilmente gli altri, vittime della loro stessa ignoranza e protesi unicamente al soddisfacimento di desideri creati a tavolino da qualche multinazionale californiana. “Confessioni di un NEET” (Fazi Editori, 15 euro) è un libro che si ribella ai luoghi comuni imperanti attraverso l’atteggiamento del protagonista, personaggio originale e folle quanto basato su comportamenti pericolosamente diffusi. Una disamina sicura e intelligente della modernità nei suoi meccanismi malati per una satira feroce della società contemporanea. Un modo nuovo di narrare, per una storia paradossale e venata di profonda ironia, da parte di un giovane esordiente dalla penna incredibilmente matura.

“L' ULTIMA REGINA DI FIRENZE” DI LUCA SCARLINI

Tra il 1629 e il 1737 tutto e il contrario di tutto accade a Firenze e in Toscana. Cilici e rosari, ricerche scientifiche innovative, capolavori artistici, complotti, matrimoni sbagliati: la dinastia di Cosimo e Lorenzo de' Medici giunge al crepuscolo, clamorosamente incarnato da Gian Gastone, destinato a essere ricordato come l'ultima regina di Firenze. Scienziati e artisti strepitosi, cospiratori, paggi, bardasse, cardinali, collezionisti maniaci, musici, mercanti. Erotomani, devotissimi, folli: sul proscenio di Palazzo Pitti con i suoi segreti e delle infinite ville della dinastia, in una Toscana che grazie al porto di Livorno è ancora crogiuolo di genti e di idee, tra il '600 e i primi anni del '700 assistiamo alle vicende di personaggi memorabili, tra cui spicca la grandiosità decadente di Gian Gastone. Anarchico incoronato, toscano Eliogabalo, criticato dalla Storia e amatissimo dal popolo, depresso e geniale, regina strepitosa di una corte di performer sessuali, i "ruspanti", dominati dalla sua anima nera Giuliano Dami, poco prima di morire volle che le spoglie mortali di Galileo fossero trasferite in Santa Croce. Il suo gesto lucidissimo annunciava il tempo nuovo dell'Illuminismo, mentre la città apriva le prime logge massoniche. Il fulgore rinascimentale della Firenze medicea è stato raccontato in ogni sua piega. Assai meno si sa degli ultimi signori della città, le cui storie – narrate in queste pagine come in una serie televisiva di assoluta bizzarria – sembrano inventate: invece sono tutte rigorosamente documentate. Spesso i dettagli arrivano da un quadro, una cantata, una glossa a un trattato scientifico, un brandello di conversazione carpito a un diarista. Al crocevia del destino, mentre l'Europa abbandonava con fatica le spoglie dell'antico regime, Firenze fu il laboratorio di un'epoca di lancinanti contraddizioni e ininterrotti splendori d'arte. Dopo anni di ricerche e grazie a una scrittura capace di scavare nelle pieghe del tempo con spietatissima pietas, “L' ultima regina di Firenze” (Bompiani, 256 pp.) di Luca Scarlini è un pirotecnico omaggio letterario alla grandiosità e al disastro, alle meschinità e alle grandi passioni di un momento storico irripetibile.

CUCINA E SALUTE IN “MEDICINA DA MANGIARE”

In “Medicina da mangiare” (Franco Angeli, 280 pp, in uscita a settembre) la quintessenza della pratica in cucina è abbinata alla salute. Le ricette sono una selezione basata sull’esperienza professionale di Franco Berrino (medico ed esperto di alimentazione) affiancata a una ricerca personale delle cuoche de La Grande Via. La novità principale è l’abbinamento delle ricette alle patologie, per facilitare la vita a chi è in difficoltà per le malattie proprie o dei propri cari. Medicina da mangiare non serve a guarire il sintomo ma serve a rivoluzionare la nostra vita. Molte persone, molti pazienti, trovano difficile tradurre in pratica, in cucina, le indicazioni preventive e terapeutiche relative alla nutrizione. Occorreva quindi una sorta di manuale, dove i lettori motivati a un’alimentazione preventiva e i malati motivati ad aiutarsi a stare meglio con il cibo, nonché a migliorare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali delle terapie, trovassero anche indicazioni pratiche di cucina. C’è un rischio in questa operazione: che chi è in difficoltà consideri le ricette come se fossero medicine, da assumere finché i sintomi svaniscono, per poi tornare allo stile di vita precedente. La malattia invece è un segnale che il corpo (o la mente, o entrambi) ci manda per farci capire che così non va, che bisogna cambiare, cambiare vita, non solo cibo. Non è la dieta che guarisce, è il nostro stesso corpo che si auto-guarisce se non lo sovraccarichiamo di troppo cibo, di cibi difficili da gestire a parte del nostro fisico, di cibi tossici.

(© 9Colonne - citare la fonte)