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direttore Paolo Pagliaro

Sforare è possibile
a patto che…

Sforare è possibile <br> a patto che…

di Paolo Pagliaro

(26 settembre 2018) Di Maio dice che il tetto nel rapporto deficit/pil non è un tabu e non è il primo a dirlo. Quell’indicatore del 3% comparso per la prima volta nel Trattato di Maastricht del 1992 è infatti considerato da anni come uno dei più impopolari limiti alla spesa pubblica, il paletto che più di ogni altro condiziona l'attività di governo. Vale per tutti i paesi dell’Unione ma è soprattutto in Italia che viene vissuto come un arbitrio. Questa misura è stata per anni causa di contrasti tra Roma e la Commissione europea.
In effetti è vero che in nessun libro di economia viene spiegato il perché di un tetto fissato proprio al 3%, invece che al 2 o al 4. Tempo fa si scoprì che quella soglia era stata scelta in maniera assolutamente casuale da un oscuro funzionario del ministero delle Finanze francese, al quale Mitterrand aveva chiesto una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere denaro.
E tuttavia, il rapporto deficit/pil è importante perché è considerato uno dei principali indicatori della stabilità finanziaria di un paese. La sua sostenibilità è un criterio decisivo per orientare le scelte degli investitori ai quali quest’anno, come l’anno scorso, chiederemo in prestito circa 400 miliardi per far funzionare lo Stato.
Illustri economisti sostengono che sia necessario sforare il tetto del 3% per ridare slancio all’economia. Altri ritengono questa ipotesi sciagurata.
Ma c’è anche chi, come Francesco Daveri, pensa che sia giusto finanziare un programma di spesa pubblica in deficit in presenza di programmi straordinari che portino benefici anche alle generazioni future. Non è il caso della flat tax ma è il caso del ponte che servirà la città di Genova per il prossimo secolo. Nelle finanziarie degli ultimi anni, proprio l’Europa ha già autorizzato e co-finanziato spese in deficit per emergenze come i terremoti.

(© 9Colonne - citare la fonte)