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Un insulto che Salvini
potrebbe risparmiarsi

Un insulto che Salvini <br> potrebbe risparmiarsi

di Paolo Pagliaro

(3 ottobre 2018) Un paio d’anni fa, il giornalista Antonio Capurso diede alle stampe un libro dedicato a offese, insulti e turpiloquio nella politica italiana, una specialità in cui a quanto pare siamo insuperabili.
Un maestro dell’insulto politico fu Gabriele D’Annunzio, con le sue immaginifiche tempeste verbali indirizzate contro “il gran boia labbrone” Giovanni Giolitti ai tempi delle “radiose giornate di maggio” che precedettero l’entrata in guerra dell’Italia. Mussolini fu poi il più capace di rielaborare insulti e ingiurie contro gli avversari. In tempi più recenti un altro grande insultatore è stato Palmiro Togliatti, che prendeva di mira non solo De Gasperi, Prezzolini e Orwell, ma perfino l’arte astratta. Non si tirò indietro Romano Prodi, che nello studio di Porta a Porta citò George Bernard Shaw dicendo che Berlusconi si affidava ai numeri un po’ come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, certo non per farsi illuminare.
Non c’è però ironia e il gusto della citazione colta nel caso di Matteo Salvini, che da qualche giorno dà dell’ubriacone al presidente della commissione europea, Jean Claude Juncker, e invita a guardare sul web i video che mostrano l’uomo politico lussemburghese barcollante.
Delle condizioni di salute del presidente della commissione si è occupata, negli ultimi anni, un po’ tutta la stampa internazionale. E’ emerso che nel passato di Juncker ci sono un drammatico incidente stradale, due settimane di coma e sei mesi di sedia a rotelle. Ai danni permanenti provocati dall’incidente si è poi aggiunta un'infiammazione cronica del nervo sciatico, che affatica la camminata. Il solo dubbio che dietro quell’incedere incerto possa non esserci solo un bicchiere di troppo, dovrebbe consigliare prudenza persino a Salvini.

(© 9Colonne - citare la fonte)