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direttore Paolo Pagliaro

Governo e Bankitalia
due ruoli diversi

di Paolo Pagliaro


(10 ottobre 2018) Invitato dal Parlamento a dare un giudizio sulla manovra economica annunciata dal governo, parlando delle riforme in cantiere il vice direttore generale della Banca d’Italia Signorini ha detto ieri una cosa persino ovvia e cioè che occorre “preservare la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico”. Di Maio però l’ha presa male e ha replicato scrivendo che “se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni”. Reazione un po’ sopra le righe considerando che i confronti tra banca centrale e governo su un tema sensibile per i conti dello Stato come l’età pensionabile non sono certo un’esclusiva italiana, ma - soprattutto in questi anni di crisi - sono stati parte del dibattito pubblico di quasi tutti i Paesi.
L’episodio più noto risale all’estate del 2016 quando la Bundesbank invitò Angela Merkel a puntellare il sistema previdenziale tedesco fissando l’età della pensione a 69 anni, quattro in più di quanto accade oggi e due in aggiunta a quanto prevedeva di fare la cancelliera. Questo per evitare un futuro di miseria previdenziale ai ventenni di oggi. Ma eravamo in campagna elettorale e il governo respinse la proposta sostenendo che lo sviluppo della demografia e del mercato del lavoro mettevano al riparo la Germania dai rischi paventati dalla Bundesbank. Si disse comunque disponibile a discuterne. Fu uno scambio di vedute rispettoso dei diversi ruoli e nessuno mandò al diavolo nessuno.
C’è da dire che non è Di Maio il primo uomo di governo ad aver messo nel mirino la Banca d’Italia per convenienze politiche. Ci sono molti precedenti illustri, ultimo Matteo Renzi che a questo scopo l’anno scorso chiese e ottenne una commissione d’inchiesta parlamentare sulla responsabilità delle crisi bancarie. Poi però - a causa di Banca Etruria – la commissione si rivelò un boomerang per chi l’aveva promossa.

(© 9Colonne - citare la fonte)