Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

OGNI ANNO 12 MILIONI
DI SPOSE BAMBINE

Ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze, più di 1 su 5, si sposano prima di aver compiuto i 18 anni e se a livello globale i matrimoni precoci proseguiranno ai ritmi attuali saranno 134 milioni le minorenni che si sposeranno entro il 2030. In occasione della Giornata internazionale delle bambine, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro - accende i riflettori sulla piaga delle spose bambine e sottolinea il ruolo fondamentale svolto dall’educazione nel ridurre il tasso di matrimoni precoci.  Se tutte le adolescenti del mondo potessero portare a termine la scuola secondaria, sottolinea infatti l’Organizzazione, entro il 2030 potrebbero essere evitati 50 milioni di matrimoni che coinvolgono bambine e ragazze. Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, nei giorni scorsi Save the Children ha inoltre lanciato una iniziativa sulla propria pagina Facebook invitando gli utenti a partecipare a un misterioso matrimonio, quello di Aisha, senza fornire loro ulteriori dettagli. Da questa mattina il velo di mistero sulle nozze è stato finalmente sollevato, lasciando però gli utilizzatori dei social di fronte a una triste realtà. Quello di Aisha si è infatti rivelato tutt’altro che il coronamento del sogno d’amore immaginato da ogni ragazza, bensì un vero e proprio incubo, un matrimonio forzato di cui è stata vittima una ragazza somala che all’epoca aveva solo 13 anni. Una storia simile a quella di milioni di bambine al mondo e che è possibile approfondire sul sito di Save the Children. Secondo l’organizzazione, la relazione tra matrimoni precoci ed educazione è a doppio senso: se da un lato i matrimoni delle bambine rappresenta una delle cause principali dell’abbandono scolastico nei paesi più poveri, dall’altro le ragazze che non frequentano la scuola sono a maggior rischio di sposarsi precocemente. Questo perché molte vivono in ambienti insicuri e i genitori spesso pensano che far sposare le loro figlie rappresenti una forma di prevenzione da violenza o per proteggerle dallo stigma associato all’avere una relazione o rimanere incinta fuori dal matrimonio. Negli ultimi dieci anni circa 25 milioni di matrimoni precoci sono stati evitati, tuttavia nessuno dei Paesi in via di sviluppo è in grado attualmente di raggiungere l’Obiettivo globale dell’Onu di porre fine alla pratica entro il 2030. Se i ritmi attuali fossero confermati, si stima infatti che solo nel 2030 si sposeranno 10 milioni di ragazze, di cui 2 milioni prima di compiere i 15 anni di età, mentre il completamento universale della scuola secondaria non sarà raggiunto prima del 2084, cioè oltre 50 anni dopo il termine previsto.

“Una nefasta combinazione tra due elementi, povertà e discriminazione di genere, fa sì che molte famiglie arrivino alla conclusione che per le loro figlie è meglio diventare mogli e madri invece di ricevere un’educazione – ha dichiarato Helle Thorning-Schmidt, Direttore generale di Save the Children International - Quando una ragazza si sposa non viola i suoi diritti solo una volta, ma affronta conseguenze che durano tutta la vita. Sarà più soggetta ad abusi, avrà più possibilità di diventare madre prima di essere pronta fisicamente ed emotivamente e i suoi figli saranno più a rischio di morire prima del loro quinto compleanno”.  In Nepal, dove persiste il più alto tasso di matrimoni precoci in Asia sebbene la pratica sia illegale dal 1963, Save the Children ha portato avanti un importante lavoro di advocacy con i governi locali, con i leader religiosi, con le comunità e le ragazze per rafforzare la loro consapevolezza sui rischi connessi ai matrimoni precoci. E lo ha fatto attraverso varie iniziative, tra cui spettacoli teatrali di strada scritti e interpretati dai bambini e lavorando insieme ai leader religiosi che ora si rifiutano di sposare i giovani sotto i 20 anni. Grazie a queste attività di sensibilizzazione, il tasso di matrimoni precoci è crollato dell’11% tra il 2015 e il 2017 nelle aree dove opera l’organizzazione. (11 ott - red)

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