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direttore Paolo Pagliaro

Sport, il futuro
del broadcasting

Sport, il futuro <br> del broadcasting

Trento (13 ott.) - Sono passati quasi 60 anni dalla prima diretta televisiva di una partita di calcio e da quando Ottorino Barassi – uno dei più noti dirigenti sportivi dell'epoca – sulle colonne della Gazzetta scriveva che il calcio sarebbe stato messo in pericolo dalla «più straordinaria realizzazione moderna: la televisione». Oggi non si immagina un grande evento sportivo senza televisione, ma la rivoluzione degli anni '60 è paragonabile a quella attuale con l'avanzata delle piattaforme OTT che modificano le abitudini anche degli appassionati di sport. Di questo si è parlato sabato pomeriggio alla Sports Tech Arena di piazza Cesare Battisti a Trento, uno spazio in cui sport e tecnologia si incontrano in occasione della prima edizione del Festival dello Sport. A discuterne con i giornalisti della Gazzetta dello Sport – media partner del festival che ha tinto di rosa il capoluogo trentino – i top manager dei principali broadcaster: Marco Giordani, amministratore delegato di R.T.I. Mediaset; Alessandro Araimo, amministratore delegato di Discovery Italia; Davide Tesoro Tess di Sky Italia e la vicepresidente esecutiva di DAZN Italia, Veronica Diquattro. L'adattabilità sembra essere la parola d'ordine: «Abbiamo bisogno di continuare a rinnovare – afferma Davide Tesoro Tess –. Il satellite rimane la casa di Sky ed è ancora una tecnologia performante ma è evidente che ora non sia più sufficiente alle esigenze dei consumatori». Conferma Veronica Diquattro di DAZN: «Siamo una piattaforma attenta ai bisogni e ai desideri dei millennials che ci insegnano nuove modalità di fruizione sportiva. Abbiamo intenzione di seguire il loro trend, studiamo i target e vogliamo dare un'offerta sempre più “su misura”». «È ormai chiaro che i costumi degli italiani stiano cambiando – continua Marco Giordano –: abbiamo trasmesso in chiaro l'ultimo mondiale di calcio e i dati ci dicono che il 25% della quota del consumo è fuori dalla trasmissione in diretta e arriva da altri supporti come tablet, smartphone e pc. Non si può non badare al cambiamento». La risposta per tutti pare essere una forte personalizzazione dei contenuti: «Sky continua a proporre gli approfondimenti e le dirette ma è certo che abbiamo anche un ragionamento sulla personalizzazione dei contenuti – continua Tesoro Tess – Sono contento che ci confrontiamo su questi temi: si pensa spesso che con somme ingenti per l'acquisto dei diritti del calcio i telespettatori arrivino. Non è così. Noi siamo a tutti gli effetti degli investitori dello sport: abbiamo azionisti che ci forniscono capitali da investire nei diritti per costruire un prodotto che accresce il valore anche per chi quel diritto ce l'ha licenziato. In Italia spesso manca la cultura dell'investimento». E chi non investe sul calcio? «Vogliamo costruire un modello di business virtuoso – afferma Alessandro Araimo, Discovery Italia – per offrire prodotti che rispondano alla passione dei fan. Così è possibile creare una base numerica sufficiente agli investimenti necessari, anche per sport che non sono il calcio».

(© 9Colonne - citare la fonte)