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Garavini (Pd): Cognome materno ai figli, segno di civiltà

Garavini (Pd): Cognome materno ai figli, segno di civiltà

“Una battaglia di civiltà”, un passo avanti per “modernizzare il Paese”. Non una “rivendicazione al femminile” ma “l’applicazione di un principio di uguaglianza”. Laura Garavini, senatrice del Pd eletta nella circoscrizione Estero/Europa, oggi al suo terzo mandato parlamentare, parla così della sua proposta di legge per rendere possibile l’attribuzione del cognome materno ai figli che spera venga presto calendarizzata. “I tempi ormai sono maturi” dice Garavini che ha ripresentato in Senato quello che è un disegno di legge già approvato alla Camera nella scorsa legislatura. Abbiamo incontrato la senatrice a Montecitorio, giovedì 11 ottobre, in occasione della conferenza stampa “Cervelli, cuore, braccia” organizzata dal deputato Pd Massimo Ungaro. Con lei abbiamo parlato di pari opportunità e di diritti. Ma anche di emigrazione, cervelli in fuga e italiani nel mondo.  E del Governo: “Di Maio e Salvini stanno precipitando l’Italia in un baratro di instabilità. Il Paese ha bisogno di ripartire con la stagione delle riforme modernizzatrici messe in campo negli ultimi anni”.

Cognome anche della madre. Una battaglia che porta avanti da tempo…

Ho riproposto in Senato un mio disegno di legge. Una legge che avevamo già approvato in Aula alla Camera. Ma che poi era stata affossata al Senato. Con questa norma intendiamo riconoscere alle famiglie la possibilità di scegliere se attribuire ai propri figli il cognome della madre, del padre o di entrambi come già avviene in altri Paesi. Ho ritenuto di ripresentarla perché nella precedente legislatura eravamo riusciti a conseguire un risultato molto importante.

Eravate vicini all’obiettivo…

Sì. E ora mi auguro che ci siano le condizioni politiche per riuscire finalmente ad approvare questa legge. Credo che sarebbe un passo importante per un’Italia dei diritti, per un’Italia più europea, per un’Italia più moderna. E anche un modo per dare più spazio alle donne. Confido che il ringiovanimento ulteriore del Senato, anche da parte democratica, coincida con un approccio molto più moderno, molto più democratico nell’ottica dell’introduzione di una legge di civiltà come questa. È una legge solo apparentemente minore. È in realtà una legge che tutelerebbe i diritti e che consentirebbe al nostro Paese di fare un salto avanti ulteriore rispetto a tutto quel processo di riforme legate ai diritti che avevamo messo in campo nella precedente legislatura.

Sul cognome materno ai figli qual è la situazione in Europa?

Nel resto d’Europa tramandare il cognome materno rappresenta già da tempo una realtà. In Francia i genitori possono scegliere quale cognome dare ai figli, paterno, materno o entrambi nell'ordine da loro stabilito. In Spagna vige la regola del doppio cognome mentre in Germania i genitori possono dare ai figli il cognome di famiglia, se lo hanno definito, o attribuire quello del padre o della madre in base alle loro preferenze.

Lei è un’eletta all’estero. Come è vista oggi l’Italia nel mondo?

Gli italiani all’estero, come il mondo intero, oggi guardano all’Italia con enorme preoccupazione. È come se avessimo fatto un grosso scivolone all’indietro. Siamo di nuovo come in uno dei peggiori Governi  Berlusconi,  in cui l’Italia era un giorno sì e un altro no sui giornali internazionali con toni di  irrisione e denigrazione.  Siamo tornati in quella situazione. Sulle prime pagine dei giornali internazionali si prendono beffa di noi.  Questo perché abbiamo una maggioranza che dice oggi e smentisce domani. Ha posizioni diverse anche su partite importanti. Sta mettendo a rischio la stabilità del Paese. L’Italia sta preoccupando i mercati, le autorità.  La credibilità è andata in cantina.  E i nostri italiani all’estero sono i primi a subirne le conseguenze. Un crollo della credibilità non è solo una questione ideologica o teorica ma si ripercuote nel quotidiano. 

Renzi ha detto che “il tempo sarà galantuomo con noi e mostrerà a tutti la differenza tra la nostra serietà e le loro promesse a vuoto”. Cosa ne pensa?

Mi auguro che le cose cambino. Perché mi sta a cuore il bene del Paese. Perché mi sta a cuore il futuro del Paese. Si stanno prendendo oggi delle decisioni che mettono a serio repentaglio il futuro delle nuove generazioni.

A proposito delle nuove generazioni, il Pd ha ribadito che farà di tutto per difendere le risorse per il rientro dei giovani italiani all’estero introdotte otto anni fa

Il Pd è il partito degli italiani nel mondo. In questi anni ha messo in campo provvedimenti su benefici fiscali, rete consolare, lingua e cultura e il rientro dei cervelli in fuga. Un fenomeno, questo, di cui ci siamo occupati già nel 2008. Ora, con i colleghi Ungaro, Rosato, Fregolent, Schirò e Caré ci siamo impegnati affinché il Governo, già nella prossima legge di Bilancio per il 2019, aggiorni le agevolazioni fiscali della legge 238/2010 rese strutturali dai governi di centrosinistra e le estenda a tutti i tipi di lavoratori per agevolare il ritorno in Italia dei nostri connazionali.

I numeri dicono che gli italiani continuano ad emigrare

Andare all’estero è un fatto positivo nella misura in cui ci sia una circolarità, ovvero che chi va via poi possa tornare e contribuire a rendere il Paese grande. Il nostro obiettivo prioritario e che ha caratterizzato i Governi Renzi e Gentiloni è stato quello di rendere l’Italia attraente. Di renderla più moderna e all’avanguardia. Un Paese che garantisce diritti.

Da dove iniziare?

Serve incrementare la conoscenza sulla normativa sul controesodo. E’ una legge ottima ma poco conosciuta. Si fa fatica a renderla nota. C’è molto ancora da fare. È importante però proseguire in questo operato: portare avanti misure a vantaggio dei nostri cittadini all’estero. (PO / Gil -15 ott)

 

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