di Paolo Pagliaro
(16 ottobre 2018) Al di là del contenzioso con la commissione europea su deficit e debito pubblico, la manovra trasmessa a Bruxelles del governo italiano è per molti aspetti in buona sintonia con le scelte di politica economica dei principali partner dell’Unione.
In Italia il reddito di cittadinanza triplica gli stanziamenti per il contrasto alla povertà e si presenta come un’occasione unica per rafforzare il nostro welfare. Qualcosa del genere è stato annunciato anche in Francia, dove entro il 2020 è prevista l'introduzione del reddito universale. Anche in Francia questa misura sarà un viatico per accedere rapidamente al mondo del lavoro. Prevede che ogni beneficiario debba iscriversi a un corso di formazione professionale e non possa rifiutare più di due offerte ragionevoli di impiego.
In Spagna la manovra proposta dal socialista Pedro Sánchez e dal leader di Podemos, Pablo Iglesias, punta a un grande piano di rilancio dello Stato sociale, con la rivalutazione delle pensioni, l’aumento del salario minimo (da 736 a 900 euro) e dei bonus sociali per pagare le bollette dell’elettricità e del gas, il blocco degli sfratti in alcune zone, investimenti per gli asili nido e riduzione delle tasse universitarie.
Qualche differenza c’è sul modo di trovare i soldi. In Italia si punta a finanziare la manovra con i proventi del condono fiscale, tagliando le pensioni cosiddette d’oro, riducendo le spese per l’integrazione dei migranti e per il resto ricorrendo al deficit. In Spagna la manovra prevede invece l’aumento dell’imposta sui redditi che superano i 130 mila euro ma soprattutto un’imposta patrimoniale dell’1% sulle fortune superiori ai 10 milioni.
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