Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

CARITAS: IN ITALIA 5 MLN
DI PERSONE IN DIFFICOLTA’

CARITAS: IN ITALIA 5 MLN <br> DI PERSONE IN DIFFICOLTA’

In Italia il numero dei poveri assoluti (cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso) continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale. Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento avvenuto per effetto della recessione economica. L’evidente particolarità di questi anni di postcrisi riguarda la questione giovanile: da circa un lustro, infatti, la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età, decretando i minori e i giovani come le categorie più svantaggiate (nel 2007 il trend era esattamente l’opposto). Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane. L’istruzione continua ad essere tra i fattori che più influiscono (oggi più di ieri) sulla condizione di povertà. Dal 2016 al 2017 si aggravano le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (passando dal 8,2% al 10,7%). Al contrario i nuclei dove il “capofamiglia” ha almeno un titolo di scuola superiore registrano valori di incidenza della povertà molto più contenuti (3,6%) Sono i numeri del rapporto annuale della Caritas, dal titolo “Povertà in attesa”. Per quanto riguarda la cittadinanza, la povertà assoluta si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di soli italiani (5,1%), sebbene in leggero aumento rispetto allo scorso anno, mentre si attesta su livelli molto elevati tra i nuclei con soli componenti stranieri (29,2%). Lo svantaggio degli immigrati non costituisce un elemento di novità e nel 2017 sembra rafforzarsi ulteriormente. Volendo semplificare, tra i nostri connazionali risulta povera una famiglia su venti, tra gli stranieri quasi una su tre.  Qui subentra il lavoro della Caritas: nel corso del 2017 i “volti” incontrati dalla rete Caritas sono stati 197.332. I dati e le informazioni provengono da 1.982 Centri di ascolto (il 58,9% del totale) collocati in 185 diocesi (che corrispondono all’ 84,8% delle Caritas diocesane italiane). Rispetto al 2016 si registra un calo del numero medio di persone incontrate in ciascun centro (da 113,9 a 99,6) e al contempo un incremento del numero medio di ascolti (dal 3,2 a 6,6). Diminuiscono dunque le storie di povertà intercettate ma queste risultano più complesse, croniche e multidimensionali. Delle persone incontrate il 42,2% è di cittadinanza italiana, il 57,8% straniera. Nelle regioni del Settentrione e del Centro le persone prese in carico sono per lo più straniere (rispettivamente il 64,5% e il 63,4%), mentre nel Mezzogiorno le storie intercettate sono in maggioranza di italiani (67,6%). In termini di genere il 2017 segna il sorpasso dell’utenza maschile su quella femminile, dovuto alle trasformazioni delle dinamiche migratorie, quali il calo delle migrazioni dai Paesi dell’Est, per lo più di donne impiegate nel badantato, e di contro, l’incremento di richiedenti asilo e profughi provenienti dai Paesi africani, che vede come protagonisti soprattutto uomini. Il 42,6% delle persone incontrate nel 2017 sono nuovi utenti; il 22,4% è in carico ai centri di ascolto da 1-2 anni; il 12,3% da 3-4 anni. In aumento la quota, piuttosto alta, di chi vive situazioni di fragilità da 5 anni e più (22,6%).  In linea con gli anni precedenti, nell’analisi dei bisogni spiccano anche per il 2017 i casi di povertà economica (78,4%), seguiti dai problemi di occupazione (54,0%) e dai problemi abitativi (26,7%), questi ultimi in aumento rispetto al 2016. All’interno di questa categoria si nota un evidente incremento, dal 44,3% al 52,5%, della situazione di chi è privo di un’abitazione. Alle difficoltà di ordine materiale seguono poi altre forme di vulnerabilità che in molti casi si associano alle prime: problemi familiari (14,2%), difficoltà legate allo stato di salute (12,8%) o ai processi migratori (12,5%). Su 100 persone per le quali è stato registrato almeno un bisogno quasi 40 hanno manifestato 3 o più ambiti di difficoltà.

(© 9Colonne - citare la fonte)