Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SPRAR, 37MILA BENEFICIARI
MA ORA È TUTTO A RISCHIO

Quasi 900 progetti territoriali per 37mila beneficiari nel 2017, che aumentano a mille progetti e 43mila ospiti nell'anno tuttora in corso. Eppure l'esperienza dello Sprar è messa in serio pericolo dal dl sicurezza e immigrazione già approvato dal Senato "a meno che - spiega il sindaco di Prato e delegato Anci per l’immigrazione, alla presentazione del rapporto Sprar - non venga modificato inserendo i nostri emendamenti". Oggi la rete Sprar è costituita da 877 progetti territoriali di accoglienza con 1825 comuni interessati. I posti di accoglienza sono 35.881 di cui 3.500 per minori stranieri non accompagnati e 734 persone con disagio mentale o disabilità. Nel corso del 2017 sono stati accolti 36995 beneficiari, 2117 i nuclei familiari, 4584 i minori di cui 3127 senza famiglia. Quasi ottomila le persone con esigenze particolari perché vittime di tortura o violenze, di tratta di esseri umani, donne sole o in stato di gravidanza, con problemi di carattere sanitario. Il 70 percento delle persone uscite dalla Sprar nel 2017 (oltre 9mila) ha terminato il percorso di accoglienza avendo acquisto gli strumenti per una propria autonomia. All’interno degli Sprar, 25480 adulti hanno frequentato almeno un corso di lingua, 16mila un corso di formazione professionale e un tirocinio formativo. Più di 4200 i beneficiari che hanno trovato una occupazione lavorativa.

OLTRE I NUMERI. Numeri importanti, in crescita anno dopo anno tanto che, spiega Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale dello Sprar, "nel 2018 i progetti Sprar sono stati 100 in più del 2017, anche gli enti titolari sono 100 in più, i posti sono quasi 6mila in più. Tutto questo ha particolare rilevanza se si considera che quest’anno le graduatorie dei progetti valutati per il 1 luglio 2018 non sono state pubblicate e i progetti non sono stati finanziati”. Adesso però c'è il nodo Salvini, dal nome del ministro e del decreto, arrivato alla Camera dopo aver ricevuto, blindato, il primo ok.  E che i sindaci puntano a modificare anche perché, spiega Biffoni, "le espulsioni sono quelle che sono...non è che queste persone escono dal progetto scompaiono. Non so se l’anno prossimo saremo qui a raccontare cose simili sul prossimo rapporto Sprar e quello che mi dà fastidio è che a pagarne il conto non sarà chi adesso sta decidendo ma i sindaci di tutti i Comuni, tant’è che oggi la reazione è diffusa, senza differenziazione delle appartenenze di partito. Questo perché il restringimento dell’operatività degli Sprar riporta la lancetta della storia a molti anni fa, ai grandi centri gestiti dalle prefetture, facendo finire per pesare tutto sui servizi sociali”.

CONSEGUENZE. Se il decreto rimarrà così com'è oggi, avvisa Biffoni,  "rischiamo di ritrovarci tra qualche anno centomila persone per strada, senza alcuna formazione, che se ci va bene lavorano in nero a 4 euro l’ora. Se ci va bene, perché Il resto rischia di diventare manovalanza per la criminalità organizzata. Questi sono i potenziali effetti del decreto sicurezza, se non viene modificato". Qualche speranza di cambiare le cose ancora c'è, seppur tenue: "Devo ringraziare il sottosegretario Molteni, perché è stato il primo a convocarci: certo un po’ fuori tempo massimo, durante la discussione della fiducia al Senato, ma quanto meno... Gli ho detto ‘senti un sindaco a caso, anche dei tuoi, e vedi che ti dice’ perché ne abbiamo tanti di sindaci di centrodestra preoccupati. E’ una cosa senza senso”.

(Sis) 

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