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Non si può stare sul Game
come ci sta il Pd

di Stefano Zan

Tutti gli osservatori sono d’accordo nel ritenere che uno dei punti di forza dei partiti populisti sia l’uso che sanno fare della rete, del web, dei social in piena sintonia con le caratteristiche essenziali del mondo digitale, di quello che nel suo bellissimo libro Baricco chiama Il Game.

Su questo versante la sinistra accusa un ritardo pauroso:

“Per inciso questo è il problema, oggi, della sinistra, nel mondo. Ammesso che abbia delle soluzioni ai problemi della gente, non sa comunque formularle in modo aerodinamico: sono tutte ferme, quindi morte. Non c’è una sola convinzione di sinistra su temi come l’Europa, l’immigrazione, la sicurezza o la giustizia sociale che abbia un minimo di aerodinamicità. Che presunzione pazzesca. Gli altri, i populisti in testa, sono invece bravissimi, nel design. Non sto qui a giudicare se le loro soluzioni siano più efficaci o disastrose: ma certo le disegnano in un modo per cui sfrecciano nel Game che è un piacere. E non è solo questione di tweet o di slogan facili: l’aerodinamicità nasce altrove, molto prima. Ad esempio nell’abbandonare il guscio del partito novecentesco e scegliersi una forma più leggera di struttura, più adatta al Game. Oppure capire che non si fa politica, nel Game, se non con un leader che riassuma in sé, anche in modo molto forte, perfino drammatico, tutta la complessità di una posizione politica che deve sparire”. (Barrico, p. 3125 versione digitale)

Ci si continua ad appellare ai circoli, al partito plurale, ai molti leader, al contatto diretto con la gente, alle periferie, ignorando che la partita ormai si gioca prevalentemente nel Game che ha le sue regole e le sue logiche. Basta guardare il sito ufficiale del PD per capire quale sia la distanza siderale tra le dinamiche del partito e le attuali modalità di comunicazione politica.

L’avvio ormai ufficiale della campagna congressuale non lascia sperare niente di nuovo. Tanti candidati e mezzi di comunicazione antichi: interviste ai giornali e alle televisioni in un afflato ecumenico che rende impossibile cogliere l’essenza delle proposte e le differenze reali tra le une e le altre. Si è costretti a schierarsi sulle persone, sui leader, sulla loro empatia televisiva anche perché non c’è modo e spazio di confrontarsi sulle idee. Si può essere d’accordo o in disaccordo, totalmente o parzialmente, ma non si può discutere perché bisogna schierarsi. E molti potenziali sostenitori non ci stanno, si ritirano dalla partita, perché prima vorrebbero capire, discutere, confrontarsi, valutare le diverse opzioni nel merito.

Se il problema del congresso è quello di stabilire quanto “pesa” ciascun candidato alla segreteria, va bene così, niente di nuovo sotto il sole, è il solito e antico gioco delle correnti.

Ma se il congresso deve essere l’occasione per ripensare e rilanciare una sinistra depressa e disorientata, e non solo un partito del 15-18%, allora il confronto deve avvenire, crescere, svilupparsi nel Game, senza paure, vergogne, retropensieri, resistenze.

Sono molti i modi per stare nel Game e in larga misura devono anche essere inventati e scoperti nella pratica, ben sapendo però che già oggi molti sono più avanti.

Ad esempio il Game, a costi economici e organizzativi bassissimi, consentirebbe di creare una o più “Piattaforme tematico-telematiche” (in sostituzione degli antichi circoli) nelle quali sviluppare a largo raggio un confronto di merito sui temi principali.

Una piattaforma, ovviamente gestita, nella quale far confluire proposte, tesi, posizioni, ma anche domande, dubbi, richieste di chiarimento nella quale tutti (cittadini interessati, dirigenti di partito, esperti) potrebbero esprimersi ed animare un dibattito davvero congressuale. I candidati alla leadership avrebbero la possibilità di esercitarsi in una palestra finalmente non esclusivamente autoreferenziale, legata all’antica struttura del partito e delle sue correnti, e potrebbero “imparare” a comunicare anche con coloro che di sinistra non sono.

Una piattaforma che finalizzata in fase iniziale allo svolgimento di un congresso nuovo, moderno, aperto, impari col tempo a costruire quella “aerodinamicità della comunicazione” che è fattore ormai fondamentale nella competizione politica.

Altro esempio. Non si può stare sul Game con comizi, lunghi ragionamenti argomentati, programmi in 100 punti. Il Game richiede poche parole d’ordine semplici, chiare, evocative che producono identità e identificazione. America first, flat tax, reddito di cittadinanza, sicurezza sono tutti esempi di come evocare in maniera ultra sintetica una visione del mondo da condividere. Il problema non è linguistico ma sostantivo. Quali parole d’ordine è in grado di proporre oggi la sinistra per caratterizzarsi in sé e per segnare la sua differenza dagli altri? Fino a quando non troverà questi “slogan” difficilmente entrerà in sintonia con il Game.

(da mentepolitica.it)

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